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Co-Ro, sventata evasione dal carcere di Ciminata: erano già state tagliate le sbarre

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CORIGLIANO-ROSSANO - Come Frank Morris dal carcere di Alcatraz, l'evasione era già bella e pronta a consumarsi, nel più classico dei metodi: sbarre segate e divelte, una serie di lunghi lenzuoli legati uno dietro all'altro per calarsi dalla finestra. È quanto accaduto in queste ore al carcere di località Ciminata di Corigliano-Rossano.

Era tutto pronto. L'evasione, pensata e organizzata da un detenuto che aveva provveduto a tagliare le sbarre, successivamente messe a protezione della finestra della sua camera detentiva, per poi calarsi con le lenzuola che aveva abilmente intrecciate, al fine di renderle più resistenti, con all’estremità un gancio sottratto dal mobilio della sua stanza detentiva. 

Al contrario di Morris, però, l'evasione preparata al carcere di Ciminata è stata sventata.

Il fatto si sarebbe potuto consumare da un momento all'altro. Per sua sfortuna, però, gli agenti della polizia penitenziaria se ne sono accorti e, attraverso un’attenta operazione di polizia, hanno portato alla luce il tutto.

«È solo grazie alla polizia penitenziaria se ancora rimane un briciolo di sicurezza nelle carceri, nonostante l’ormai cronica carenza di personale che attanaglia il carcere di Corigliano-Rossano e tutti gli istituti d’Italia, la vigilanza dinamica con le stanze aperte, i malati psichiatrici è tanti altri problemi irrisolti». È quanto affermano Giovanni Battista Durante e Damiano Bellucci, rispettivamente segretario generale e segretario nazionale del Sindacato Autonomo della Polizia penitenziaria. 

«Sono numerose - affermano i due sindacalisti - le attività quotidianamente messe in atto dai poliziotti penitenziari, finalizzate a prevenire evasioni, suicidi, episodi di violenza, nei confronti di tutti gli operatori penitenziari che a vario titolo lavorano nelle carceri: polizia penitenziaria in primis, personale medico, educatori, psicologi, docenti».

I Poliziotti del carcere di Corigliano-Rossano non sono nuovi ad interventi finalizzati al rinvenimento di sostanze stupefacenti, di telefoni cellulari, anche se ben occultati dai ristretti, a conferma del grande lavoro fatto dal personale in divisa che opera in un contesto complesso, legato alla diversità dei circuiti detentivi previsti.

«Speriamo - concludono - che quest’ulteriore episodio, unito ai tanti altri degli ultimi giorni avvenuti nel resto d’Italia, convinca la Ministra Cartabia ad adottare provvedimenti che tengano conto della necessità di ripristinare la legalità e la sicurezza nelle carceri, garantendo agli operatori, polizia penitenziaria in primis, standard di sicurezza lavorativi adeguati e in linea con le regole ordinamentali».

Marco Lefosse
Autore: Marco Lefosse

Classe 1982, è schietto, Idealista e padre innamorato. Giornalista pubblicista dal 2011. Appena diciottenne scrive alcuni contributi sulla giovane destra calabrese per Linea e per i settimanali il Borghese e lo Stato. A gennaio del 2004 inizia a muovere i passi nei quotidiani regionali. Collabora con il Quotidiano della Calabria. Nel 2006 accoglie con entusiasmo l’invito dell’allora direttore de La Provincia, Genevieve Makaping, ad entrare nella squadra della redazione ionica. Nel 2008 scrive per Calabria Ora. Nell’aprile 2018 entra a far parte della redazione di LaC come corrispondente per i territori dell’alto Jonio calabrese. Dall’1 giugno del 2020, accoglie con piacere ed entusiasmo l’invito dell’editore di guidare l’Eco Dello Jonio, prestigioso canale di informazione della Sibaritide, con una sfida: rigenerare con nuova linfa ed entusiasmo un prodotto editoriale già di per sé alto e importante, continuando a raccontare il territorio senza filtri e sempre dalla parte della gente.