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Cotticelli è solo il capro espiatorio… intanto il Governo litiga su chi debba essere il suo sostituto

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È una storia infinita quella che lega a filo doppio la sanità calabrese (e quello che ne resta) ai governi nazionali e, di riflesso, alle gestioni amministrative nazionali. Una storia fatta di incarichi, inadempienze, continui scarichi di responsabilità che ha prodotto un passivo totale abnorme. Eppure il commissariamento era nato per attuare un piano di rientro dal debito sanitario che nel 2009, quando emerse la necessità di fare ordine, si attestava a 232 milioni di euro. Oggi, che di anni ne sono passati 11 abbiamo scoperto che il debito della sanità calabrese per il solo 2020 è di 160 milioni di euro con un disavanzo totale di circa 2 miliardi di euro. Nel frattempo, però, in tutti questi anni, in nome del risparmio, sull’altare della spending review sono stati immolati decine di ospedali in tutta la regione, sono state tagliate prestazioni mediche e ridotto all’osso il servizio sanitario pubblico. Non solo, ad oggi la Calabria è la regione che paga il massimo delle tasse e delle tariffe per il servizio sanitario nazionale. In cambio, praticamente, di nulla. Basti pensare che la popolazione calabra è stata costretta ad emigrare (fuori regione o verso la sanità privata) anche per curarsi le unghie incarnite. Insomma, una situazione paradossale, che arriva ad uno dei suoi culmini adesso, in piena emergenza Covid, dopo che la regione si è vista decretare la Zona Rossa proprio per le deficienze strutturali sanitarie, che fondano radici di inefficienze profonde. E questo perché, di fatto, la “facciata del commissariamento” ha sempre nascosto il vero volto della politica. Quella del commissario sarebbe dovuta essere una figura super partes, lontana – appunto - dagli equilibri della politica, e invece si è ritrovata ad essere una struttura, delegata dai partiti, a gestire un servizio pubblico “distrutto” dalla malagestione della stessa politica. Cose all’italiana maniera. E tutto questo per non avere colpe agli occhi della gente e portarsi a spasso un fantoccio su cui sparare all’occorrenza, soprattutto dai palchi elettorali. Sta di fatto, però, che i “mandanti” dei commissari per la Sanità in Calabria, soprattutto dal 2014 (quando subentrò la norma nazionale per la quale la figura commissariale non poteva combaciare con quella del Governatore), sono sempre stati i Governi nazionali. Che hanno invitato in Calabria i loro “legati”. Una norma che fece andare su tutte le furie l’allora presidente Oliverio tanto che da un’assemblea pubblica, organizzata nell’ospedale di Praia a mare, minacciò che si sarebbe andato ad incatenare davanti a Palazzo Chigi qualora il governo non gli avesse dato la possibilità di gestire la sanità calabrese. Di catene non ne abbiamo viste e quelle urla rimasero chiuse in quell’ospedale che, ancora oggi, è una scatola vuota per inefficienza dei commissari. È così che a marzo 2015 al duo commissariale Urbani/Pezzi (che insieme a Scopelliti costituirono il primo fulcro del commissariamento della sanità in Calabria) alla guida dell’ufficio del Commissario ad acta per il rientro dal debito sanitario subentrò l’ingegnere Massimo Scura, nominato dal Governo Renzi. Passano due anni e a Roma cambiano i vertici, arriva il primo governo Conte. Che in Calabria fa girare nuovamente la roulette dei commissari e manda il generale Saverio Cotticelli. Il quale a gennaio 2018 subentra proprio a Scura. Il Governo a trazione 5 stelle, però, fa di più, dopo poco meno di un anno, fornisce uno strumento in più allo Stato per garantire la gestione diretta della sanità calabrese. Vara il Decreto Calabria. Chi non ricorda le “sciabole e baionette” che volarono tra l’allora ministro alla salute Grillo ed il resto dell’emiciclo parlamentare. Non solo il Commissario ad acta, ad aprile 2019 infatti tutte le aziende sanitarie e quelle ospedaliere calabresi vengono commissariate. Il governo Conte bis manda in Calabria una sfilza di dirigenti pescati da altre regioni d’Italia, soprattutto da quelle Nord. Un’autentica “carovana di alieni” che si sono trovati catapultati in un territorio complesso e problematico, difficilissimo da gestire. Fino ad arrivare ad oggi, all’emergenza Covid e ad una zona rossa che, in pochi, fino a ieri sera avevano capito da cosa fosse maturata. Ci hanno pensato le telecamere di Titolo Quinto a mettere in luce la verità. Una verità, però, che purtroppo sapevamo. E che avevamo intuito quando lo scorso 4 novembre, proprio nel mentre il Governo si apprestava a chiudere la Calabria per un nuovo lockdown, sempre a Roma, veniva varato il Decreto Calabria Bis per altri 3 anni di Commissariamento che avrà ancora più poteri di quelli gestiti fino ad oggi. E ci sono voci interne alla maggioranza che confermano di un brusco litigio che in sede di approvazione del nuovo decreto ci sarebbe stato proprio tra i Ministri alla Salute e all’economia. Motivo del contendere? La figura da piazzare a capo della struttura commissariale in Calabria. Noi calabresi, ignari, conoscevamo bene i fatti – perché li viviamo quotidianamente sulla nostra pelle – ma forse non conoscevamo i mandanti di questa storia assurda, paradossale e grottesca raccontata ieri in Tv. Marco Lefosse - Direttore de L'Eco dello Jonio
Redazione Eco dello Jonio
Autore: Redazione Eco dello Jonio

Ecodellojonio.it è un giornale on-line calabrese con sede a Corigliano-Rossano (Cs) appartenente al Gruppo editoriale Jonico e diretto da Marco Lefosse. La testata trova la sua genesi nel 2014 e nasce come settimanale free press. Negli anni a seguire muta spirito e carattere. L’Eco diventa più dinamico, si attesta come web journal, rimanendo ad oggi il punto di riferimento per le notizie della Sibaritide-Pollino.