L’ufficio studi di
Confcommercio certifica che per ogni negozio o azienda che apre, ne chiudono due. Una crisi spaventosa che non ha precedenti, investe tutti i settori produttivi. Finora, però, non si era mai visto che le chiusure potessero interessare un comprensorio. Sì, avete letto bene, un’intera area, quella della
Sibaritide, può essere considerata, ormai, in liquidazione. Non ci sono i saldi, ma pezzi importanti del terziario, uffici di primo piano ormai hanno preso il volo ed è illusorio pensare che possano esserci momenti reversibili. Abbiamo di fronte interlocutori che, con grande determinazione, dicono “indietro non si torna”. L’ultima, in ordine di tempo, è la chiusura della storica
Comunità Montana Sila greca. Quella di via Bruno Bozzi a
Rossano scalo, sede di proprietà dell’ente, pagata settecento milioni di lire che, almeno, distribuisce risorse per le anime, visto che è stata in parte adibita a chiesa cattolica. Il personale è finito ad
Acri, ed ogni mattina si reca nel comune presilano senza avere la minima indicazione lavorativa e/o produttiva. Probabilmente, faranno un pezzo di
ss106 con l’altro pullman che parte tutte le mattine alla volta del
Tribunale di Castrovillari. Presto, questi pullman e questi mezzi creeranno un ingorgo pazzesco: Castrovillari, Acri, Cosenza, tutti per qualche ragione collegati ad enti,
Asp per esempio, che prima avevano sede in questo territorio ed oggi non più. Qualche altro pendolare è già partito, per come abbiamo documentato nelle ultime due settimane, per andare a lavorare in centrali termoelettriche dell’
Enel della Basilicata, come della Puglia o della Campania. Insomma, Rossano e dintorni diventano cittadine dormitorio, prive di servizi che avevano conquistato. Chi non ricorderà le lunghe discussioni sulla provincia della Sibaritide, con il senatore Frasca convinto sostenitore, insieme ai tanti politici del tempo, di una provincia con capoluogo Sibari. Al tempo, però, qualche senatore della piana di Gioia Tauro, decise che Vibo e Crotone dovevano diventare provincia e così fu. Dalle nostre parti, abbiamo fatto come il gambero o come quell’artigiano che produce i filtri per le presse olearie: siamo andati indietro, abbiamo perso terreno, servizi, posti di lavoro. L’economia è scesa a livelli non più rilevabili per indici economici. Qui, il prodotto interno lordo non viene nemmeno rilevato. E l’effetto che si crea è davvero preoccupante. Se va via il Tribunale, per come sta accadendo, si rischia di perdere i rappresentanti delle forze dell’ordine, perché ovviamente al servizio della struttura giustizia. Abbiamo, poi, i grandi sogni: l’
ospedale unico della Sibaritide a quest’ora doveva essere già pronto, perché la procedura usata contemplava una tale urgenza, sull’onda di casi di malasanità, da assimilarlo a presidio costruito con elementi di protezione civile. Chi l’ha visto? Noi confidiamo che l’ospedale unico si faccia e ci sono persone serie che si stanno adoperando. Dobbiamo solo augurarci che non accada, come di recente per un’altra opera pubblica, che tutta la rabbia accumulata si scarichi su chi poi lo inaugurerà per averlo fatto. Il capitolo dell’Enel lo abbiamo conservato per ultimo, perché riteniamo di doverlo mettere in parallelo con una notizia assolutamente drammatica. Noi non siamo per il carbone o contro il carbone, però, le discussioni perniciose hanno bloccato il tavolo di confronto, hanno impedito la ristrutturazione e riconversione del sito. Oggi, apprendiamo che nel
mare Jonio verranno fatte le
trivellazioni per estrarre il
petrolio sulle teste dei calabresi. A
Crotone, si scende sul piede di guerra, a Rossano il Sindaco chiede cosa si stia facendo sulla testa dei cittadini di quest’area. Ma dove sono le organizzazioni sindacali e tutti gli altri soggetti che avrebbero dovuto e dovrebbero essere a difesa di questo territorio? Abbiamo raccolto le impressioni di alcuni imprenditori turistici, agricoli e di altri comparti e lo sfogo diventa amaro nel momento in cui vengono richiamate le penalizzazioni in tema viario, ferroviario, per non dire aeroportuale. Proprio qualche tempo fa, si è cianciato a lungo, propagandando la via del mare, pretenziosamente chiamata “l’autostrada del mare”. Una bella idea per utilizzare il porto di
Corigliano, finalmente con la “
Ustica lines” pronta, con le sue navi, ad inghiottire tir ed automobili. Il sogno è durato sei mesi. Poi ci siamo svegliati una mattina e le navi erano sparite, probabilmente scappate a gambe levate da un territorio che non riesce nemmeno a programmare l’uso del porto, la realizzazione di una metro leggera, come di un aeroporto per i charter. Produciamo le clementine più precoci al mondo, pesche di grande qualità, albicocche ed un olio mirabile. Eppure, compratori di rapina scendono in quest’area per continuare a lucrare su quanti producono ancora. La Sibaritide chiude, nessuno si cura più di nulla, i giovani se possono vanno via ed i sogni della provincia sono diventati la realtà quotidiana di un’area dormitorio, estrema periferia della cara
Cosenza. Quest’ultima non ha colpe, anzi, spesso viene accusata a torto. Ha politici di razza, cosa può farci se in aree come la nostra, in anni e anni, ci siamo trasformati in portatori di sangue? È mancata una politica autoctona. Fare autocritica sarà sempre troppo tardi.
Il Brigante L'edizione sfogliabile de L'Eco dello Jonio all'indirizzo: http://www.ecodellojonio.it/ventiduesimo-numero-12-luglio-2014/