Progettata da Bending Spoons. Funziona con il Bluetooth e non sarà obbligatoria. Le sperimentazioni coinvolgeranno una serie di regioni pilota
DI MARTINA CARUSO Ci siamo. Il governo ha deciso di pigiare l’acceleratore sull’adozione dell’applicazione nazionale di tracciamento dei contatti per gestire la circolazione del coronavirus nella fase due di allentamento del lockdown. Si tratta di Immuni, soluzione nata da una sinergia tra il Centro medico Santagostino e Bending Spoons, impresa italiana di sviluppo di app per iOS. Fondamentali, a questo punto, i tempi: il commissario per l’emergenza Domenico Arcuri ha firmato l’ordinanza, in cui viene chiarito che la licenza della soluzione viene concessa gratuitamente, e ha dichiarato che «verrà avviata una sperimentazione in alcune regioni pilota per progressivamente estendere la facoltà volontaria, ma speriamo massiccia dei nostri cittadini a sopportare e supportare questo sistema che ci serve a evitare che si possa replicare la drammatica fase precedente».
Che cos'è il contact tracing, ossia la tracciatura dei contatti? È una delle "azioni di sanità pubblica utilizzate per la prevenzione e il contenimento di molte malattie infettive perché può aiutare a identificare individui potenzialmente infetti prima che emergano sintomi e può impedire la trasmissione successiva dei casi secondari. L'app proposta da Bending Spoons e Centro medico Santagostino dovrebbe consentire di fare proprio questo: rintracciare le persone con cui è entrato in contatto il soggetto positivo al Covid-19 nei giorni precedenti e ricostruire la cronologia dei suoi spostamenti. Ma come conciliare tutto questo con la privacy?
Anonimato, bluetooth e volontarietà In osservanza delle linee guida sulla tutela dei dati personali adottate a livello europeo, Immuni: - garantirà l'anonimato - non utilizzerà la geolocalizzazione (come avviene in Corea del Sud, per esempio) - sfrutterà la connettività Bluetooth - avrà base di utilizzo volontaria L'app in sostanza dovrebbe consentire agli utenti di tenere un forte controllo sui propri dati. I contatti avuti con gli altri vengono tracciati, ma restano 'bloccati' nello smartphone dell'utente fino a quando non si ha certezza che la persona che l'ha installata sul proprio cellulare è risultata positiva al test del Covid-19. A quel punto la persona stessa può dare il consenso al trattamento dei propri dati conservati sul cellulare, permettendo quindi di rintracciare tutti quelli con cui è entrata in contatto nei giorni precedenti. L'app, da quanto si è appreso finora, si compone di due parti: un registro sullo stato di salute della persona e della sua eventuale sintomatologia, se affetta da coronavirus, e un tracciamento dei contatti che consentirà al software di riconoscere e tenere memoria dei dispositivi con cui lo smartphone del paziente è entrato in contatto.
Il diario clinico È un registro sullo stato di salute della persona. Vi sono indicati i dati che l'utente sceglie di inserire (un po' come per le app di salute o fitness): sesso, età, malattie pregresse, farmaci assunti. Bisognerà aggiornare quotidianamente il diario con eventuali sintomi e dettagli sullo stato di salute.
I limiti Il limite principale è lo stesso riscontrato in tutto il mondo: la volontà dell'utente. Per essere efficace Immuni dovrà essere utilizzata su base giornaliera dal 60 % degli italiani. «Più persone la usano, più è efficace. Va considerato anche che il 20% degli italiani — per lo più anziani — non ha uno smartphone, ma cellulari di vecchia generazione, e quindi non può scaricarla, e che ci sono alcune persone senza cellulare. Neppure i bambini lo hanno» ha affermato Luca Foresti, l’amministratore delegato del Centro medico Santagostino. Insomma, nè Facebook, nè Whastapp. E'
Immuni l'app che nei prossimi mesi avrà un ruolo fondamentale nelle nostre vite. Ma da sola non potrà funzionare, serviranno, comunque, effettuare quanti più tamponi possibili, assieme alla lungimiranza di tutti i cittadini per poter garantire il funzionamento dell'applicazione.