di LENIN MONTESANTO Le amministrative della primavera 2016 a Rossano scandiscono, ormai, le albe, le sere e le notti della politica locale. Non c’è caffè al bar di mattina, cena fuori tra amici o simpatizzanti, o riunione notturna tra pochi intimi, in ciò che resta di qualche segreteria, che non abbia all’ordine del giorno la ricerca della soluzione al rebus sul candidato a sindaco. E probabilmente mai come in questo particolare momento storico, al potenziale elettore appaiono tanto chiare le diverse ipotesi in gioco quanto fondata, tuttavia, la tesi della sorpresa all’ultimo minuto. Forse perché, questa volta, ci sono davvero più mazzi di carte su un tavolo che risulta però troppo stretto per tanti giocatori, più o meno dichiarati.
Uno di questi è sicuramente Giuseppe Antoniotti che pare abbia ufficializzato la sua intenzione a ripresentarsi proprio nei giorni scorsi, in un mini vertice con i suoi pretoriani. Come abbiamo già scritto e così come in tanti hanno intuito sin dalle prime battute del suo mandato, l’attuale sindaco di Rossano è, in fondo, un osso duro. Ha molto più carattere e determinazione di quanto, all’inizio, qualcuno si ostinava a non volergli riconoscere, bollandolo come eterno delfino. Non è così.
Antoniotti ha le idee chiare, sta mostrando decisionismo in più direzioni, sta governando bene e soprattutto non sta perdendo nessuna occasione per consolidare attorno a lui una squadra di fedelissimi, pronta da esibire all’eventuale confronto con il giocatore di tutte le stagioni: Giuseppe Caputo. Se è vero che non scarseggiano, neppure in questa fase, gli incontri ristretti tra i due, c’è chi è pronto a scommettere che la partita tra l’ex consigliere regionale sempre in
pole position ed il suo primo cittadino sia tutta ancora da giocare. Una cosa è certa, diventa giorno dopo giorno più difficile anche solo pensare che Antoniotti possa rimettere nel cassetto la sua ricandidatura. Soprattutto dopo il consenso trasversale costruito ad esempio sulla vicenda Tribunale o dopo le aperture sull’Enel; dopo l’esito delle ultime regionali (con Graziano divenuto ormai unico riferimento cittadino in Regione) e visto, oltre tutto, il vuoto che governa (si fa per dire) il coacervo acefalo del centro sinistra locale.
Ma il quadro è più complesso. Perché c’è Ernesto Rapani. Costola storicamente e numericamente importante del centro destra rossanese, il nome dell’esponente nazionale di Fratelli d’Italia circola con sempre maggiori insistenza e frequenza in tutti gli ambienti politici. Soprattutto tra i moderati. Forse perché potrebbe rappresentare, al netto delle bandiere, la leva di fatto più efficace per interrompere un circuito bloccato ormai dalla ruggine e far cambiare aria alla Città. Certo, nessuno potrebbe scandalizzarsi immaginando Caputo a rappresentare il territorio a Parlamento. Grillini e renzismo permettendo (l’Italia non è un paese per giovani!), potrebbe essere adesso il suo ruolo, in un partito, Forza Italia, che tutto sommato, qui sullo ionio, può contare oggettivamente su un big d’altri tempi. E con questo accordo, potrebbe essere lo stesso Caputo a traghettare il centro destra verso una soluzione unitaria che azzeri, contempli e magari superi il pacchetto Rapani-Antoniotti. Sempre che, attenzione, una quarta ricandidatura di Caputo a sindaco, per autorevolezza e numeri, non possa essere definitivamente accettata come l’unica soluzione di superamento delle divisioni in atto.
In questo duplice scenario (Caputo a Roma o a SS.Anargiri) le elezioni sarebbero comunque vinte a tavolino per il centro destra, senza che i quattro Sansone del centro sinistra locale abbiano neppure il tempo di riunirsi per decidere quale giovane professionista, magari donna, possa far passare ai rossanesi la nausea loro provocata e cronicizzata negli ultimi trent’anni.