Il contributo del prof. Francesco Filareto sulla Domenica delle Palme, prendendo spunto dalle preziose miniature, in particolare la seconda del
Codex Purpureus Rossanensis. "Si tratta
una delle illustrazioni più antiche dell’I
ngresso di Gesù a Gerusalemme, in occasione della “
festa” della Pasqua ebraica, altrimenti noto come la
domenica delle palme. Raccontato, in maniera sinottica, da tutti e quattro gli Evangelisti:
Matteo (Cap. 21, 1-11),
Marco (Cap. 11, 1-11),
Luca (Cap. 19, 28-44) e
Giovanni (Cap. 12, 12-19).
CODEX, LA MINIATURA NEL DETTAGLIO
La miniatura è la visualizzazione del
massimo riconoscimento a Gesù come il figlio di Dio e del
massimo di consenso che il popolo di Gerusalemme gli tributa, a cinque giorni dal suo assassinio. Voluto dalle autorità religiose e politiche della città, ma non impedito da chi sapeva ed era stato beneficato.
Il riconoscimento è attestato da acclamazioni corali ed entusiastiche: “…
la folla che andava innanzi e quella che veniva dietro, gridava: «Osanna al figlio di Davide! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Osanna nel più alto dei cieli! » … “
La folla numerosissima stese i suoi mantelli sulla strada mentre altri tagliavano rami dagli alberi e li stendevano sulla via ”, “
una gran folla che era venuta per la festa … uscì incontro a lui ” con “
rami di palme ” ; “…
in Gerusalemme, tutta la città fu in agitazione ”. La tavola illustrata presenta quattro distinte scene.
CODEX, LA PRIMA SCENA
Procedendo da sinistra verso destra, incontriamo
due Apostoli, che dialogano tra loro, sorpresi dalla calda accoglienza, e due
giovani che si arrampicano su un albero. I due discepoli di Gesù indossano un mantello greco (o
himation) di colore marrone. E sotto, una tunica, manicata bianca, lunga fino ai piedi (o
chitone jonico), tutti e due bianchi, e i sandali. Il primo dietro Gesù è
Giovanni,
il IV Evangelista, “
quello che Gesù amava”, viene ritratto con postura e volto giovanili, a figura intera. Il secondo discepolo dietro Gesù è
Simone, detto
Pietro è raffigurato come un uomo anziano, con la barba folta arrotondata e i capelli corti entrambi bianchi, dalla corporatura solida e alta. Tra i due apostoli e Gesù sono ripresi
due fanciulli. Uno sta staccando rami o sta scendendo da un albero, una volta passato Gesù, e l’altro si trova ancora nella sua folta chioma. In questa miniatura un posto importante hanno
i giovani e i bambini, vestiti con tuniche corte colorate, dei quali i quattro Evangeli tacciono sulla loro presenza. É una novità (come altre introdotte dal
Rossanensis). Che non può essere una libera aggiunta del miniaturista (sarebbe stata un’arbitraria, eterodossa e non consentita aggiunta). Ma l’utilizzo di altre fonti a noi non pervenute oppure un richiamo ad altri passi dei Vangeli.
CODEX, LA SECONDA SCENA
La seconda scena è la parte centrale della miniatura, quella che mette in risalto
Gesù barbato, posto – come ricordano i quattro Evangelisti - a dorso di un “
asinello” o un “
puledro” o un
puledro di asina, raffigurato con due zampe arcuate e le orecchie tese in posizione di movimento per dare vivacità alla scena (in contro-tendenza alla pittura bizantina, piuttosto statica). Inoltre, gli autori della miniatura (il pittore e il teologo), nell’illustrare la figura di Gesù Cristo ne evidenziano
l’unica persona e la
doppia natura, umana e divina. Il
Gesù uomo è un uomo barbuto, rappresentato come un ritratto dipinto nella pienezza e nella solennità dell’intera figura frontale (a “
vista frontale”) di chi vuole dialogare con il lettore-spettatore, con un’intensa espressione umana del volto e dei grandi occhi scuri, dalla folta barba nera, con i capelli lunghi e ondulati, riversi sul collo e sulle spalle (e non sulla fronte come privilegerà la successiva arte bizantina).Due sono i significati simbolici e allegorici: quello di chi entra nella Città Santa non da semplice uomo, ma da “
Cristo-Re” e su una “
cavalcatura-trono”, e l’altro dell’ingresso trionfale della
Buona Novella annunciata e testimoniata dal “
Cristo-Uomo”, poi codificata nei Vangeli, in Gerusalemme, la città santa del Giudaismo e dell’Antico Testamento che diventa ora anche la città santa del Nuovo Testamento e del Cristianesimo.
CODEX, LA TERZA SCENA
La
terza scena comprende, in successione visiva, per movimentare e vivacizzare l’avvenimento, piccoli gruppi di persone, tutte festanti, che visualizzano bene la presenza di una
folla numerosa, una moltitudine di uomini, donne e giovani, vestiti in modo diverso (con
himation,
chitoni,
penule, tuniche corte) e variopinto e acclamanti l’ingresso di Gesù a Gerusalemme:
la scena è una delle più ricche di particolari dell’arte pittorica bizantina. Il miniaturista e il teologo confermano sostanzialmente la narrazione evangelica dell’ingresso di Gesù a Gerusalemme, ma, anche qui, non si limitano a questa e aggiungono alcune integrazioni alla stessa, frutto verosimilmente di altre informazioni provenienti da altri scritti.
CODEX, LA QUARTA SCENA
Nella quarta scena, a destra, il miniaturista – nella sua interpretazione della città quale poteva essere al tempo dei fatti ovvero qual è vista dal pittore negli anni della creazione della miniatura - cerca di rappresentare
Gerusalemme in maniera imponente, dandole una certa prospettiva, mura possenti, alte case, tetti multicolori (rossi e blu), due torri di forma quadrata con terrazze merlate, la porta aperta della città ad arco tondo, e, sullo sfondo, la cupola blu a squame di un edificio. La seconda parte della miniatura è occupata da quattro
Profeti:
Davide,
Zaccaria,
Davide,
Malachia.L’impostazione e la raffigurazione dei Profeti sono un “
leit motiv ” anche in nove altre miniature (Tavv I, III, IV, V, VI, VII, VIII, XI, XII) e hanno un significato simbolico: quello che tra Nuovo e Antico Testamento c’è continuità storico-teologica e l’unicità dell’annuncio della Verità assoluta di Dio.