di MATTEO LAURIA Occhio alla gestione di un evento di eccezionale rilevanza: il ritorno del
Codex, da poco riconosciuto patrimonio dell’umanità (Unesco). Un momento importante che richiede professionalità e capacità manageriali. Una grande occasione che la classe dirigente nella sua interezza non può perdere, così come è accaduto in altri casi, ad esempio per l’anniversario della morte di San Nilo. Non ne ha per nessuno l’ex vicesindaco noto penalista dell’ex foro di Rossano
avvocato Giuseppe Zumpano, a un passo dall’elezione a sindaco nel lontano passato, quando ruggini politiche determinarono qualche vittima sacrificale estranea a qualsivoglia volontà contraria. Oggi più che mai, si richiede un alto
senso di responsabilità da parte di tutti. Il penalista nota atteggiamenti di
estrema chiusura da parte della Diocesi di Rossano-Cariati, che, è vero, è proprietaria dell’evangeliario, ma si tratta pur sempre di un patrimonio che appartiene a tutti. Sul punto,
Zumpano parla di
“sgarbatezza” commessa ai danni di una delle figure più colte della città di Rossano: il
Preside Giovanni Sapia, presidente dell’Università popolare benemerita. Escluso dai soliti
“pochi” che si ritengono i faraoni della cultura rossanese. La Diocesi potrebbe farsi carico delle spese per l’affidamento di un incarico a una società nazionale del settore del marketing culturale. Più che acquisire in patrimonio immobiliare, sarebbe importante pianificare sulla cultura. Il
Codex dovrà assumere un rilievo mondiale. Il
leitmotiv è fare rete, anche con i comuni del territorio, con la Provincia, la Regione, il Governo, le strutture di Stato chiamate a rilanciare opere di straordinaria valenza. Si può attingere ai finanziamenti comunitari, nazionali e regionali. Ci sono le condizioni perché si possa mettere in moto un meccanismo di largo interesse, attraverso il coinvolgimento di tutte le
intellighenzie,
evitando forme di esclusione sgradevoli sul piano umano, talvolta anche umilianti. La città del Codex è da considerare uno dei punti strategici del futuro, non molto roseo su altri fronti, perché può generare entusiasmo, lavoro, occupazione, centralità, visibilità. La vera chiave di svolta per il turismo religioso-culturale. Che, da queste parti, sebbene si possegga un patrimonio di inestimabile valore, purtroppo non decolla. Ci sono le potenzialità umane affinché si possano raggiungere risultati ragguardevoli, l’importante è mettere da parte la litigiosità, il culto della gestione a tutti i costi, le invidie e le gelosie tra i soloni del sapere.