di REDAZIONE [gallery link="file" ids="28529,28530,25885"] Un’estate rovente quella rossanese e non solo per le temperature. In questi giorni, infatti, la città bizantina è balzata agli onori della cronaca, anche nazionale, per essere stata tacciata, presumibilmente, di omofobia e discriminazione nei confronti di una band di veraci donne calabresi,
“Le Rivoltelle”, “accusate” per la loro “presunta diversità”. Per chi si fosse perso qualche passaggio della vicenda, occorre precisare che il tutto nasce da un concerto che le musiciste avrebbero dovuto tenere in occasione della festa parrocchiale e di rione di
località Piragineti, frazione molto popolata di Rossano. Appunto avrebbero, perché pare che dal comitato organizzativo si siano levati cori dissonanti che, di fatto, si sono opposti all’esibizione della band. Da lì la polemica ha iniziato ad animare il web, i social, la carta stampata e persino Rai 1 con un servizio curato dallo storico giornalista di costume
Vincenzo Mollica. Tant’è che la notizia ha creato non poche polemiche. Dopo una serie di dichiarazioni della cantante del gruppo che ha affermato di non aver mai parlato dell’intera popolazione rossanese, che tra l’altro ha dimostrato nei vari concerti di apprezzare le musiciste affollando ogni evento tenutosi a Rossano, l’ultimo il 22 luglio scorso, giungono molto attese le dichiarazioni del parroco della chiesa di San Pio X.
Don Clemente Caruso ha ribadito che « la polemica non aveva motivo di nascere, precisando e chiarendo che non si può parlare di concerto annullato, in quanto nessun accordo era stato assunto nei confronti del gruppo musicale in questione e nessun contratto era mai stato stipulato». Premesso ciò si chiarisce in maniera cristallina e senza alcun tentennamento come il comitato formato per la organizzazione della festa parrocchiale non abbia posto alcun veto sulla esibizione de "Le Rivoltelle" prendendo a pretesto il loro orientamento sessuale. E se qualcuno ha voluto strumentalmente riportare una considerazione individuale facendola passare quale pensiero dell'intero comitato «ciò ci offende perché nulla è più lontano dalla realtà. L'aver parlato in maniera generica e fuorviante del Comitato che nel suo insieme ha deciso di annullare il concerto, lo ribadiamo, non corrisponde alla verità». Don Clemente ci tiene a ribadire inoltre che il succitato gruppo si è esibito in altre feste parrocchiali, come quella di contrada Destro di Longobucco lo scorso anno. Il pensiero generale della comunità è in linea con il pensiero della Chiesa cioè accogliente nei confronti di tutti e lontana dal giudizio. Bene ha fatto il sindaco di Rossano,
Stefano Mascaro, a prendere le distanze dai toni polemici che ha assunto la vicenda, chiedendo scusa in quanto rappresentante della città, ma sottolineando con forza l’estraneità. «Rossano è una città democratica e moderna. Apprezziamo il gruppo dal punto di vista artistico - afferma Mascaro - tant’è vero che abbiamo chiesto loro di esibirsi a Rossano proprio lo scorso 22 luglio». E intanto dalla band arrivano ultime dichiarazioni: «C’è stata una demonizzazione che non era assolutamente nelle nostre intenzioni. Rossano è una cittadina fantastica con gente fantastica. Abbiamo condannato il gesto e la discriminazione di un pensiero, peraltro presunto; il problema è combattere il pregiudizio e la “discriminazione sessista” che in Italia, voglio ricordarlo, è reato». Il resto è una vera e propria dichiarazione d’amore per la città.