L'idea è di quelle innovative, quasi rivoluzionarie, che potrebbero fare la differenza. Rivoluzione, appunto. È il leitmotiv che sembra aver accompagnato
Antonio Pagliaro, nato in
Calabria ma trapiantato a Milano, e la sua squadra, che gli ha permesso di dare vita a un
elettrodomestico in grado di poter fare l'
olio direttamente in casa. Come se fosse un piccolo frantoio da posizionare tra il frigo e il microonde. E
Revoilution è anche il nome che è stato dato a questa invenzione. In principio l'idea era molto diversa, si voleva fare tutt'altro. «Eravamo partiti da un dato: il 70% degli oli che finiscono sulle nostre tavole è adulterato. Noi volevamo trovare uno strumento, attraverso le IoT (Internet of things), per tracciare il percorso da inserire nei frantoi - racconta Antonio -. Per questo progetto ci eravamo affidati al TalentLab di CalabriaInnova. Ma, purtroppo, questa strada non era fattibile. Quindi ci siamo spostati su altro, senza perdere di vista il nostro obiettivo originario, cioè quello di dare un prodotto che non fosse contraffatto».
CALABRIA, L'OLIO SI PRODUCE IN BASE AI GUSTI
«Quindi abbiamo pensato di dare noi alle persone la possibilità di poter fare l'olio direttamente in casa, in qualsiasi momento – continua -. Noi forniamo le olive e ognuno può comodamente produrre l'olio in base ai propri gusti e alle proprie esigenze». E la spiegazione e davvero semplice. L'utilizzo è molto simile a quello di una macchina per il caffè, ma anziché mettere le cialde si inseriscono dei cubetti di polpa di olive denocciolate e surgelate. In circa 40 minuti e con un chilo di cubetti, si possono ottenere circa 200 ml di olio. Ciò che rende unica questa macchina, oltre all'utilità e alla praticità, è sicuramente il gusto. «L'olio è un prodotto particolare, ha tantissime caratteristiche che spesso non vengono riconosciute. Per assaporarlo al meglio, l'olio deve mantenersi vivo. Invece dopo 3 mesi inizia a perdere le sue proprietà, addirittura tenendo l'olio in casa nel giro di poco tempo ne perde circa il 40%, perché inizia ad ossidarsi e quindi si rovina – spiega ancora Antonio -. Nel nostro processo, dopo averle denocciolate, rimane la polpa delle olive, cioè la parte "consumabile" che viene congelata in modo che tutte le proprietà nutrizionali rimangano intatte. E surgelate, possono durare anche 12 mesi».
CALABRIA, IDENTIFICATI 7 DIVERSI TIPI DI OLIVE
Proprietà, ma anche varietà. Infatti, ad ora, Antonio e il suo team sono riusciti a identificare 7 diversi tipi di olive che possono essere utilizzati quotidianamente. «Ne esistono 500 varietà e riuscendo a individuare quelle giuste, si possono accostare ognuna ad un piatto specifico. Ciò significa non solo arricchire il piatto stesso e renderlo più gustoso ma anche abbassare quelle note negative che spesso rendono un cibo più acido. Questo, inoltre, può contribuire anche a mitigare alcune malattie». Puntare sulle varietà significa anche salvaguardare la biodiversità, «che spesso viene ignorata dai grandi produttori. Sul cibo qui in Calabria, giochiamo in casa». Risponde così Antonio, quando gli viene chiesto perché ha scelto proprio questo prodotto. La Calabria è tra le prime produttrici di olive in Italia. Quindi perché non aiutare le migliaia di produttori, spesso soffocati dalle grandi industrie? «Sono circa 6 mila gli agricoltori bio che ci forniscono le olive e sono diventati nostri partner. Tutti della provincia di Cosenza. E la cosa più più importante – spiega - è che non solo aiutiamo il mercato calabrese, ma gli spostamenti sono ridotti al minimo. Le aziende distano al massimo 50 km dal luogo in cui le olive vengono surgelate, quindi dopo poche ore dalla raccolta vengono subito lavorate».
CALABRIA, SOSTENIBILITA' E RISPETTO DELL'AMBIENTE
Km 0 o quasi. Altro aspetto fondamentale è il rispetto dell'ambiente. Questo non solo in per quanto riguarda il trasporto («trasportare olive spesso significa trasportare aria»). Non viene prodotto vetro, uno dei materiali più dannosi, e soprattutto non ci sono scarti. «I noccioli vengono utilizzati per produrre pellet, energia e quindi biomasse». La start up è costituita da un manager team di 5 persone, tra cui lo stesso Antonio, con ruoli che vanno dalla progettazione, alle fasi industriali, al digitale fino ad una figura che ci occupa nello specifico del prodotto primario. Fondamentale, oltre al supporto di CalabriaInnova che ha permesso di accedere ai fondi europei, la collaborazione del dipartimento di Ingegneria dell'Unical, sia per quanto riguardo la produzione delle polpe e sia per il perfezionamento della macchina. «I ragazzi dell'università rappresentano il massimo che si possa trovare in Calabria in questo momento. Ma purtroppo ci sono ancora tante difficoltà e il tessuto, in questo campo, ancora non è molto forte».
CALABRIA, NUMEROSI RICONOSCIMENTI
Nonostante l'idea abbia ricevuto numerosi riconoscimenti – da Coldiretti a Confindustria, finache allo Smau di Milano - Antonio e la sua start up confidano di trovare nuovi partner, sia finanziari che industriali e «contiamo di poter essere sul mercato prima della fine di quest'anno». Ma l'entusiasmo di Antonio sembra non fermarsi qui. «Siamo alla costante ricerca di nuove varietà di oli che possano diventare dei condimenti essenziali delle nostre tavole. Magari arrivare a sostituire addirittura la salsa di soia. E forse un giorno riuscire ad aprire dei veri e propri punti vendita con l'olio espresso». Tante idee e tanti propositi per il futuro, dunque? «Certo. Perché alla fine ritengo che in questo progetto vincono tutti: vince l'ambiente e vince anche il gusto».
Fonte: Corriere della Calabria