Non c'è un euro per i sottopassi mentre l'Alta Velocità in Calabria resta un ologramma
Il primo cittadino di Corigliano-Rossano, Flavio Stasi, sembra confermare le preoccupazioni di qualche mese fa quando scrivemmo che i fondi per i passaggi a livello erano stati espunti dai finanziamenti

CORIGLIANO-ROSSANO - Su ecodellojonio.it lo avevamo scritto più di 4 mesi fa: soldi, per i sopprimere i passaggi a livello e realizzare i sottopassi ferroviari lungo la jonica, non ce ne stanno. O meglio, erano previsti attraverso lo stanziamento delle risorse PNR ma poi erano stati espunti, probabilmente per essere destinati ad altri interventi. Oggi la notizia pare trovi conferma anche nei feedback ricevuti dal sindaco di Corigliano-Rossano, Flavio Stasi, da parte di RFI.
In una nota al vetriolo, incentrata sull’eterna battaglia sull’Alta Velocità, il primo cittadino scrive che «le ultime notizie raccontano che, dopo anni di interlocuzione e progettazioni, non ci siano ancora i fondi (né l'intenzione) per la chiusura dei passaggi a livello, fatta eccezione per Sibari e Thurio. Ovviamente - sottolinea - il finanziamento di Thurio è stato imposto dalla drammatica tragedia di alcuni mesi fa».
«Non ci si rende conto - aggiunge Stasi - che le opere di attraversamento della linea ferroviaria non solo sono necessarie per il potenziamento della ferrovia, ma sono improcrastinabili anche per garantire l'integrazione urbanistica delle città, come è avvenuto in tutte le regioni dell'occidente, tranne che in Calabria. Come ci si può stupire del fatto che continuiamo ad essere il fanalino di coda d'Europa se non riusciamo a garantire i fondi per opere che erano scontate già 30 anni fa!»
Ed è sicuramente una preoccupazione non di poco conto quella del primo cittadino coriglianorossanese se si pensa che la presenza di troppi passaggi a livello potrebbe compromettere anche il futuro transito dei treni veloci una volta che sarà completata l’elettrificazione della linea. Anche perché a ridosso delle intersezioni le velocità si riducono a tutto svantaggio delle prestazioni.
L’arringa di Stasi, però e lo dicevamo in premessa, parte ancora una volta dall’Alta Velocità. Che in Calabria è ancora un ologramma: qualcosa di proiettato nelle menti senza una concreta fattibilità. «L'imbarazzante foglia di fico delle surreali "ragioni tecniche" con le quali è stato cancellato il Praia-Tarsia - scrive il primo cittadino - esattamente come avevo annunciato molti mesi fa nel silenzio tombale di quasi l'intero arco istituzionale, serviva per celare il taglio dei fondi ed il rinvio a data da destinarsi degli investimenti nella nostra terra. Ormai è un fatto».
Che quelle ragioni fossero delle «fesserie» era chiaro dall'inizio, anche se ho dovuto spesso rispondere alle castronerie di chi, «imboccato da qualche guru dell'azienda ferroviaria», sosteneva che il problema fosse campanilistico o, peggio ancora, «far passare la ferrovia da qualche "paesino"». Il riferimento, chiaro, è ai rappresentanti della Lega e alla senatrice Minasi in particolare.
«Per comprendere quanto fosse illuminato il tracciato interno», aggregatore dell'intera Calabria, sponsorizzato dalla stessa RFI (prima di questo Governo) nonché coerente con ciò che si sta facendo anche in altre aree, invito semplicemente a verificare dove si trova Romagnano, capolinea della Battipaglia-Romagnano, l'ultima linea veramente finanziata della AV al sud. «Si tratta di un tracciato di 35 chilometri che costerà 1,8 miliardi PNRR e comprende 17 viadotti (6 km), 9 gallerie naturali (13 km) e 8 gallerie artificiali (4 km), collegando Contursi, Sicignano, Buccino: cittadine campane bellissime, mica le famose metropoli calabresi di "minasiana" memoria».
«L'Alta Velocità - prosegue - è una debacle politica di proporzioni gigantesche del governo nazionale ma soprattutto del pilatesco governo regionale, che quando c'è da fare insediamenti industriali con fondi pubblici vorrebbe passare sopra la testa di chiunque ed ignorare qualsiasi norma; quando c'è da difendere davvero la Calabria a cui stanno scippando 10 miliardi di investimenti, resta totalmente immobile e si limita ad un imbarazzante "mi hanno detto che non si può fare"».
«Credo che sullo sviluppo della nostra terra, ed in particolare sulle infrastrutture ferroviarie - qui la chiusa di Stasi - non servano gli inutili annunci ai quali siamo stati abituati in questi anni, ma serva un tavolo istituzionale che coinvolga i Comuni, la Regione ed i Ministeri competenti, andando oltre le divisioni di carattere politico e ragionando su come rendere la nostra terra competitiva, smettendola di accontentarsi delle briciole».