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CORIGLIANO-ROSSANO – Che cosa sognano i ragazzi di oggi e cosa si aspettano dalle città in cui vivono? Siamo partiti da queste domande - che abbiamo posto ai ragazzi incontrati nelle piazze di Corigliano-Rossano (vedi qui il servizio) - per cercare di indagare i desideri e le aspirazioni di una generazione di adolescenti ai margini, protagonisti, loro malgrado, di un racconto non lusinghiero che fa il paio con un atteggiamento critico del presente e – di conseguenza - di tutti gli aspetti più controversi della contemporaneità.

Viviamo, è vero, in un mondo complesso, che fatica a stabilire nuove categorie interpretative della reale e che cerca di adeguare ai tempi la propria scala valoriale poiché manchevole di riferimenti fissi e universali. È un’epoca caratterizzata da quello che chiamano “sovraccarico informativo”, in cui ogni frammento di realtà è continuamente ridefinito dalla tecnologia, dai media e dai cambiamenti sociali, con risultati spesso in contraddizione tra loro. In questa realtà composita, di rifrazione delle esperienze e delle narrazioni individuali, che richiedono una reinterpretazione continua, il rischio è di perdersi.

Tuttavia, c’è qualcosa che ci sfugge. L’adolescente di oggi è sicuramente chiamato ad affrontare sfide nuove rispetto al passato ma, a ben vedere, resta alle prese con i vecchi ed eterni dilemmi della giovinezza. Il disagio ha assunto forme diverse mantenendo però la sua caratteristica di fenomeno trasversale, che colpisce i giovani di tutte le classi sociali e di tutti i livelli culturali. I problemi, allora come oggi, restano la difficoltà di adattamento, l’isolamento e l’incapacità di entrare in sintonia col mondo degli adulti. A queste si aggiungono poi ansia e depressione, emerse ed acuitesi con l'evoluzione della società digitale e le nuove sfide economiche e politiche. Condizioni che hanno reso e rendono il fenomeno ancora più difficile da affrontare.

Nell’ascoltare la voce dei ragazzi intervistati ad emergere è un vero e proprio desiderio di consumo che realizza pienamente le aspirazioni della società che abitiamo. È un desiderio che viene fuori in maniera indiretta e, se confrontato col disagio delle generazioni passate, mostra una sua specificità: manca la capacità di riconoscere e saper esprimere quel disagio. I ragazzi di oggi non conoscono sé stessi e hanno smesso di comunicare in maniera efficace i loro problemi. Hanno deposto le armi. La contestazione non appare più il mezzo attraverso il quale rivendicare i propri diritti e le proprie aspirazioni. Non credono nel potere della lotta.

Ma perché la gioventù si è spenta? Quand’è che ha smesso di lottare? La chiave di lettura del fenomeno ce l‘ha offerta proprio la docente e pedagogista, Alessandra Mazzei, nel corso della puntata (puoi rivederla qui). Questo atteggiamento, che è diventato un tratto tipico dell’adolescente moderno, è la conseguenza diretta del disinteresse degli adulti verso i temi che li riguardano. A monte, quindi, c’è la responsabilità di una generazione di adulti che ha fallito il proprio compito educativo. Le nuove generazioni hanno bisogno di esempi e motivazioni, e se per primi gli adulti non lottano, partecipano e rivendicano i propri diritti allora i giovani ne desumeranno che sarà del tutto inutile tentare. Questa arrendevolezza, che caratterizza oggi anche i ragazzi, ha pesanti ripercussioni sociali. I cittadini - tutti - hanno imparato a vivere la democrazia attraverso il solo strumento della delega, sfruttandolo fino alle estreme conseguenze e abbandonando qualsiasi forma di partecipazione. Il disagio generazionale quindi, oltre che sociale, resta un vera e propria questione politica.

Ma la politica, da sempre lontana ai bisogni dei più giovani, non si cura di questo importante segmento della società procedendo indisturbata verso “ben altre” questioni. Insomma, se ne disinteressa completamente. Senza politiche mirate, però, i giovani rischiano di non essere valorizzati e di vedere limitate le possibilità di partecipazione attiva nella società. Rimetterli al centro del discorso politico e del dibattito pubblico potrebbe rappresentare un piccolo passo.

Rita Rizzuti
Autore: Rita Rizzuti

Nata nel 1994, laureata in Scienze Filosofiche, ho studiato Editoria e Marketing Digitale. Amo leggere e tutto ciò che riguarda la parola e il linguaggio. Le profonde questioni umane mi affascinano e mi tormentano. Difendo sempre le mie idee.