La linea ferroviaria jonica costa una tombola anche quando i treni sono fermi
La Calabria paga 13,5 Euro per ogni km che i treni percorrono sulle linee regionali. Il solito paradosso della Jonica dove in questi mesi di fermo della linea si sopperisce con il servizio sostitutivo che, però, alle autolinee viene pagato una "miseria"
CORIGLIANO-ROSSANO – Incredibile ma vero, noi calabresi versiamo a Trenitalia circa 13,50 euro per ogni chilometro che i treni regionali percorrono sulle linee che attraversano la Regione Calabria. Anche nel momento in cui vi scriviamo, dalla landa del nord-est desolata pure sul fronte della mobilità, da qualche parte in Regione sta maturando la “parcella” che ArtCal (l’autorità dei traporti regionale) deve versare al gestore del servizio di mobilità su rotaia per far “sfrecciare” i treni, nonostante alle nostre latitudini – a sud di Sibari – non si vede più un treno dal lontanissimo 16 settembre 2024.
Aspettando la riapertura della linea ferroviaria jonica, chiusa per i lavori di ammodernamento ed elettrificazione (leggasi normalizzazione agli standard di civiltà), almeno fino al prossimo luglio per raggiunge Crotone e, addirittura, fino a settembre per la tratta Catanzaro, siamo andati a rileggere le 163 pagine che compongono il contratto di Servizio per il Trasporto pubblico ferroviario della Calabria, sottoscritto proprio tra ArtCal e Trenitalia Spa.
Un contratto della durata di ben 15 anni che porterà sicuramente nelle tasche del gestore nazionale qualcosa come quasi 1,3 miliardi di euro, solo per far girare i treni regionali tra la jonica e la tirrenica e sulle due trasversali Catanzaro-Lamezia e Sibari-Paola.
Per l’esattezza stiamo parlando di circa 85 milioni di euro l’anno su un totale di 6.380.000 km percorsi dai “nostri” treni. In questo contratto, come ormai si sa da tempo, ci sono anche i soldi per l’acquisto dei nuovi treni (14 elettrotreni a 4 casse, 13 treni bimodali, 2 locomotive diesel) per un valore complessivo di 210 milioni di euro di cui 140,8 di contributo regionale, extra rispetto alla quota di servizio. E possiamo dire serenamente che si tratta, probabilmente, dell’unica e vera rivoluzione di questo contratto che per la prima volta prevede investimenti sul materiale rotabile (gli unici che riguardano Trenitalia dopo decenni di fermo). «Il Piano di investimenti per il rinnovo della flotta – è scritto - è uno degli elementi portanti su cui si fonda il miglioramento del servizio offerto e l’incremento dell’attrattività».
Un’operazione restyling che servirà ad abbassare l’età media dei treni, che è di 29 anni, dove sono ricomprese le giurassiche littorine a diesel, quelle che partono con la spinta dei pendolari e che regnano ancora sovrane sulla linea jonica; ma soprattutto un’operazione “costretta” viste le nuove normative che mettono al bando i combustibili fossili e che nei fatti hanno già messo al bando le littorine. Insomma, non è un’operazione per garantire dignità alla mobilità calabrese (soprattutto quella jonica) ma solo un’esigenza non più rinviabile da parte della Regione e del gestore dei servizi. Come lo è anche la stessa elettrificazione della linea da parte di RFI.
Ritornando ai treni e ai costi (esorbitanti), la cosa curiosa è che la Regione Calabria continua a pagare, ancora oggi, quella salatissima parcella di 13,44 euro al km per ogni treno regionale, nonostante i treni regionali, almeno quelli che viaggiano nel tratto Sibari-Catanzaro, sono praticamente fermi da settembre. Perché? Ci sono i servizi sostitutivi da remunerare ed il costo è tutto, ovviamente, a carico di Trenitalia. Ma è davvero così?
Anche in questo caso c’è da fare degli opportuni distinguo.
Innanzitutto c’è da dire – e questo è un dato che viene evidenziato ed analizzato nel contratto, all’allegato 5 – che il costo a chilometro viene determinato in base ai posti a sedere di ogni singolo convoglio (meno di 100, tra 100 e 200 e più di 200) e anche le diverse tipologie di treno (Aln 663, Minuetto e Swing, E464 e carrozze) influiscono sul prezzo. Questo, di fatto, determina un costo complessivo a chilometro, per quanto di riguarda prettamente la tratta jonica tra Sibari e Catanzaro, di circa 10 euro a km (9,67 € treno*km per l’esattezza). Si pagano i posti a sedere, dunque, a prescindere se questi vengano o meno occupati. Ed il business di Trenitalia sta tutto qui. Perché sappiamo tutti come sullo Jonio la cultura del treno è sempre più fievole e nei vagoni entrano sempre meno pendolari. Ma il business nel business, sempre per il gestore statale, è proprio sui servizi sostitutivi, quelli su gomma che – stando alla regola dei chilometri/posti a sedere - verrebbero pagati per un quarto rispetto a quello che incassa la stessa Trenitalia dalla Regione Calabria.
Insomma, alle diverse autolinee che si occupano di sostituire i treni che non viaggiano, non verrebbero corrisposti i dieci euro a chilometro che Trenitalia incassa dalla Regione bensì circa 2,80 euro/km.
Questi, ovviamente, sono i conti che abbiamo fatto rispetto alle tabelle riportate all’interno del contratto di servizio. Dove, però, non si parla esplicitamente delle quote specifiche del servizio sostitutivo e degli eventuali esuberi non utilizzati per il servizio su ferro. E su questo sarebbe interessante, per contribuenti e pendolari (quelli che ancora resistono), avere riscontri più circoscritti…
Un domanda legittima: a treni fermi e con il servizio autobus pagato una miseria, che fine fa il resto dei soldi?