Arresto Assistente Capo Penitenziaria: Rapani plaude al lavoro di Procura e Carabinieri
Rapani: «Azioni di questo tipo siano fondamentali per rafforzare la fiducia dei cittadini nelle istituzioni e per garantire che la giustizia possa operare in un contesto trasparente e sicuro. Risposta esemplare dello Stato contro i legami illeciti tra carcere e mondo esterno»
CORIGLIANO-ROSSANO - Il senatore Ernesto Rapani, componente della Commissione Giustizia del Senato, ha espresso il suo plauso alla Procura della Repubblica di Castrovillari e al Reparto Territoriale dei Carabinieri di Corigliano Rossano per l’operazione che ha portato all’arresto di un Assistente Capo della Polizia Penitenziaria accusato di traffico illecito di telefoni e detenzione di droga.
«L’operazione condotta rappresenta una risposta importante e necessaria dello Stato per stroncare i rapporti di malaffare tra la popolazione carceraria e il mondo esterno», ha dichiarato il senatore Rapani. «La Procura, sotto la guida del Procuratore Capo Alessandro D’Alessio, e i Carabinieri hanno dimostrato ancora una volta un’attenzione costante e determinata nel contrastare fenomeni che minano la sicurezza e l’integrità delle istituzioni».
Lo stesso istituto penitenziario di Rossano, come emerso anche in precedenti segnalazioni, era da tempo al centro di episodi legati all’introduzione illecita di dispositivi e sostanze stupefacenti. L’intervento tempestivo delle forze dell’ordine, culminato nell’arresto di un operatore penitenziario, getta luce su una rete di malaffare che rischiava di compromettere ulteriormente l’equilibrio interno della struttura.
Il senatore Rapani ha sottolineato come «azioni di questo tipo siano fondamentali per rafforzare la fiducia dei cittadini nelle istituzioni e per garantire che la giustizia possa operare in un contesto trasparente e sicuro». La vicenda, secondo il parlamentare, rappresenta un segnale forte contro ogni tentativo di corruzione o compromesso nelle strutture carcerarie. L’operazione condotta a Corigliano Rossano si configura, dunque, come un importante passo avanti nel contrasto ai legami illeciti tra la popolazione carceraria e il mondo esterno, ribadendo la centralità della legalità e del rigore nel sistema penitenziario italiano.