Screening oncologici e medicina territoriale: c'è una voragine da riempire
In un recente report pubblicato dal Corriere della Sera vengono riportati i dati Agenas: la sanità in Calabria rimane ancora agli ultimi posti per erogazione di servizi, si "salva" l'Asp di Cosenza che eccelle in programmazione
CORIGLIANO-ROSSANO – Maglia nera per le Asp calabresi. L’Age.na.s, l’agenzia nazionale per i servizi regionali, ha stilato per la prima volta una classifica completa che ci restituisce il livello di qualità ed efficienza del servizio sanitario erogato ai cittadini nei vari territori. Servizi che – lo ricordiamo – prevedono l’equità d’accesso a tutti i cittadini alla prevenzione, cura e riabilitazione e grazie ai quali tutti i cittadini dovrebbero avere assicurati i livelli essenziali di assistenza.
A riportare la notizia è il Corriere della Sera, all’interno della rubrica Dataroom firmata da Milena Gabanelli, che ha definito le Asp «il braccio-armato» sul territorio del Ssn, al cui vertice stanno il direttore generale, il direttore sanitario e il direttore amministrativo, direttamente responsabili del buon funzionamento dei servizi.
Nella classifica generale, che tiene conto di vari indicatori tra cui “prevenzione, distrettuale, ospedaliera, sostenibilità economica-patrimoniale, investimenti e mortalità evitabile”, troviamo due Asp calabresi alle ultime cinque posizioni. Le prime cinque con le migliori prestazioni: 1) Azienda Ulss N.8 Berica, 2) Ats Bergamo, Azienda Ulss N.6 Euganea, Azienda Ulss N.1 Dolomiti, Azienda Usl Bologna. Le ultime cinque: 1) Asp Napoli 1 centro, 2) Asp Crotone, 3) Asl Matera Asm, 4) Asp Enna, 5) Asp Vibo Valentia.
Agenas procede poi per categoria stilando varie classifiche che interessano specifiche voci in materia di servizi ai cittadini. In quella relativa alla prevenzione e agli screening oncologici, ad esempio, 4 su 5 delle ultime posizioni sono occupate da Asp calabresi, ultimissima Cosenza con una copertura del servizio inferiore al1%. Per dare un’idea della drammaticità del dato la prima posizione è occupata dall’Aps di Trento che raggiunge una copertura di screening per la mammella, sulla popolazione target, pari al 76 %. (Le migliori cinque: Aps Trento, Ats della Montagna, Azienda Usl Reggio Emilia, Azienda Ulss N.1 Dolomiti, Azienda Usl Toscana Nord-Ovest. Le ultime cinque: Asp Catanzaro, Asp Crotone, Asl Avellino, Asp Reggio Calabria, Asp Cosenza)
Un’altra categoria in cui l’Asp di Cosenza risulta tra ultimi posti è quella delle Cure Primarie (medici di base, pediatri di libera scelta, guardia medica) che valuta il numero medio di assistiti per medico. Le cinque migliori: Asl Bologna, Asl Modena, Asl Reggio Emilia, Asl Medio Campidano, Asl Ferarra. Le peggiori: Asl Asti, Asl Spezzino, Asp Cosenza, Asl Matera Asm, Asl Oristano.
Ma cosa devono garantire quindi le Asp ai cittadini dei territori a cui appartengono? Questi enti intermedi devono poter garantire le campagne di screening per la prevenzione del tumore al seno, alla cervice uterina e al colon; il rispetto dei tempi di attesa per visite ed esami sulla base di quanto richiesto dal medico nella prescrizione; un servizio territoriale efficiente che riduca gli accessi inappropriati in Pronto soccorso e le ospedalizzazioni per complicazioni per diabetici, malati di Bpco, cardiopatici; il numero di strutture e di posti letto fissati dagli standard normativi (come prevede il decreto ministeriale 77/2022 conosciuto come «Riforma territoriale»), il che si traduce in un consultorio ogni 20 mila abitanti, il 10 per cento di over 65 assistiti a domicilio, 8 posti letto negli hospice ogni 100 mila abitanti, ecc; i ricoveri programmati per interventi chirurgici per evitare che i propri assistiti si spostino fuori regione e bassi tassi di mortalità evitabile (tra i 0 e i 74 anni), e cioè limitare il più possibile i decessi che possono essere contrastati da un Sistema sanitario efficiente e che possono essere ridotti sia attraverso campagne di prevenzione (in questo caso si parla di mortalità prevenibile) sia attraverso i trattamenti precoci delle patologie tempo-dipendenti (infarto, ictus).
C’è da dire, però, che l’immagine drammatica che ne consegue è il frutto di anni di commissariamento. Il sistema sanitario della Regione Calabria è commissariato dal 2009 mentre le singole Asp dal 2019 (Decreto Calabria), motivi per i quali risulta ancora molto compromesso e affaticato. La Calabria, infatti, è stata ed è ancora il caso più grave e noto dello stivale poiché è arrivata a raggiungere 100% di commissariamento. Nel frattempo, il dato incoraggiate è che le due Asp di Reggio Calabria e Cosenza sono passate dal 2023 alla gestione ordinaria. A tal proposito, è utile precisare che il commissariamento di tutte le aziende sanitarie e ospedaliere è un aspetto da tenere distinto dal commissariamento della sanità regionale.
C'è, però, un dato incoraggiante che emerge dal report di Agenas, presentato il 28 novembre scorso ad Arezzo, rispetto alle prospettive dell'Asp di Cosenza. L'Azienda sanitaria, guidata da Antonello Graziano, infatti, è una delle 12 sulle 110 italiane ad avere l'indice migliore nell'Area Investimenti. La valutazione degli indicatori (capacità di rinnovamento tecnologico e lo stato del patrimonio) riporta come pressoché tutte le asl registrano bassi livelli di performance con pochissime eccezioni e tra queste eccezioni c'è proprio l'azienda bruzia. Questo significa che la nuova pianificazione improntata dal management di via degli Alimena che sta investendo in un nuovo modello sanitario potrebbe dare i suoi frutti in termini di prestazioni medico/sanitarie proprio grazie all'ausilio di questi nuovi investimenti. Il vero grande problema, però, rimane la carenza preoccupante di personale medico che inficia - non poco - sulla performance generale del sistema sanitario.