Otto milioni di euro bloccati: Thurio e Ministalla ancora in pericolo. Il caso Crati
Sono trascorsi 14 mesi dalla chiusura della procedura progettuale della messa in sicurezza degli argini e dallo stanziamento dei fondi da parte del Commissario del Governo per il dissesto in Calabria. Dei lavori nemmeno l'ombra
CORIGLIANO-ROSSANO – I rincuoranti comunicati stampa non bastano più. L'ombra di un ennesimo disastro continua ad incombere sulle contrada di Thurio e Ministalla. A oltre un anno dal via libera al finanziamento di 7.880.000 euro da parte del Commissario di Governo per il contrasto del dissesto idrogeologico in Calabria (era 26 Ottobre 2023), il progetto di messa in sicurezza degli argini del fiume Crati tra i comuni di Corigliano-Rossano e Cassano Jonio continua giacere inerte chissà dove. I lavori non sono iniziati, e non c'è nemmeno alcun segnale che possano iniziare a breve.
Quello che accadde il 28 Novembre 2018 e nel Dicembre 2019 è ancora un ricordo vivido: la furia del Crati, incontrando la debolezza degli argini, tracimò, allagando le contrade Thurio e Ministalla, causando danni per decine di milioni di euro. Questi eventi non dovrebbero ripetersi. E proprio per questo, dopo i lavori di somma urgenza, costati qualche milione di euro, destinati a ripristinare l’argine crollato, la Regione Calabria, attraverso il Dipartimento dei Lavori Pubblici – unità operativa dei Sistemi Infrastrutturali Complessi, aveva assunto l'obbligo morale e istituzionale di dare priorità assoluta a questo progetto. E così è stato, almeno fino alle fasi progettuali. Poi il nulla.
Cosa si sia inceppato, nel frattempo, nessuno lo sa e in tanti che vivono all’ombra delle alte sponde del Crati continuano a chiedersi se prima o poi i cantieri apriranno per restituire sicurezza a quel territorio, dove – ricordiamo – si produce la clementina più pregiata di Calabria.
Il progetto, peraltro ben definito – prevedendo il rinforzo degli argini con materassi Reno, geotessili e altri materiali anti-erosione – è stato finanziato per mitigare il rischio idrogeologico e garantire la stabilità a lungo termine. Oggi, però, ci troviamo di fronte ad un impasse colossale e inspiegabile. I soldi ci sono (o quantomeno sono stati stanziati), la necessità è lampante ma tutto rimane fermo.
È tempo, dunque, che il Commissario di Governo dia una risposta immediata. Anche perché viviamo in un periodo caratterizzato dai cosiddetti cambiamenti climatici e dove la repentinità e la drammaticità degli eventi alluvionali sono ormai all’ordine del giorno. Ecco perché servono azioni concrete anche per portare alla luce situazioni di abusivismo che continuano a perpetrarsi, in modo silente, lungo gli argini del Crati.
Il silenzio di questi mesi è assordante, il rischio è reale, e il tempo – come sempre - stringe.