Al Polo liceale apre la mostra "Sub tutela Dei" dedicata al Beato Livatino
L’esposizione itinerante, inaugurata oggi, è stata presentata in numerose città italiane nel corso di questi anni e, per cinque giorni, permarrà nell'atrio del Liceo di Rossano
CORIGLIANO-ROSSANO - “Sub tutela Dei. Il giudice Rosario Livatino”, è questo il titolo della mostra inaugurata in queste ore presso l’Auditorium dell’IIS Polo Liceale – “LS-LC-LA” Rossano. La mostra, realizzata nel 2022 e in svolgimento dal 18 al 22 novembre, vuole raccontare e far conoscere la figura del siciliano Rosario Livatino, divenuto magistrato nel 1978 a soli 26 anni. Livatino ha operato per tutta la sua carriera nell’agrigentino finché fu ucciso dalla mafia nel settembre del 1990. La mostra prevede un percorso diviso in quattro sezioni. È composta da 35 pannelli e corredata da un file audio e quattro file audio-video sui seguenti temi: la ricostruzione audio dell’agguato, la vita e la formazione, la professione, il martirio e la beatificazione, l’eredità di Rosario Livatino.
«Le varie sezioni in cui è composto il percorso presentano i vari momenti della vita del giovane magistrato: nella prima sono sviluppati temi centrali quali l’educazione familiare, in parrocchia, il contesto storico in cui è vissuto, con particolare riguardo alla presenza mafiosa, la sua profonda religiosità e la sua grande umanità, che lo portavano ultimamente a rispettare sempre e comunque anche i peggiori malviventi, senza ombra alcuna di giustizialismo».
«La seconda sezione è dedicata alla figura di Livatino in qualità di giudice ed è dato anzitutto spazio alla sua concezione del magistrato quale operatore di giustizia. Sono, inoltre, spiegati il particolare contesto storico-criminale entro il quale Livatino era chiamato ad operare ed il contesto normativo allora esistente, quando le armi a disposizione degli inquirenti per combattere la malavita in genere, e la mafia in particolare, erano ancora piuttosto spuntate, mancando strumenti fondamentali. È infine esplicitato come al difficile contesto sociale ed alla scarsità di mezzi egli abbia risposto mettendo tutta la sua intelligenza, la sua passione, il suo impegno ed il suo estremo rigore professionale nella ricerca della verità e della giustizia, al servizio del bene comune, tanto da attirare l’attenzione dei mafiosi, che decisero di eliminarlo».
«Nella terza sezione si tratta del martirio e della beatificazione di Livatino e, con l’occasione, si riferisce anche di Piero Ivano Nava, una persona che è stata testimone chiave nei processi per l’assassinio del giudice e che, avendo scelto di testimoniare contro la mafia, ne ha avuto la vita sconvolta ed è tutt’ora costretto a vivere sotto copertura. È illustrato, in particolare, quale fu il movente specifico che indusse la mafia a decidere di eliminare il giudice Livatino e sono descritte le modalità esecutive dell’assassinio; sono, inoltre, ripercorse le fasi del processo canonico sino alla beatificazione».
«Nella quarta sezione, infine, si dà atto dell’eredità lasciataci da Livatino nella resistenza alla mafia attraverso le testimonianze di donne e uomini che in vari modi hanno conosciuto ed incontrato Rosario Livatino. Inoltre le riproduzioni di due lettere commoventi e drammatiche, l’una scritta da uno dei mandanti dell’omicidio, Salvatore Calafato, l’altra scritta da uno degli esecutori, Domenico Pace testimoniano che il suo sacrificio ha toccato anche i criminali che lo hanno colpito».