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Lasciato senza pensione, la storia di un uomo piombato nella disperazione da un giorno all'altro

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CORIGLIANO-ROSSANO – Quando il valore dei soldi prende il sopravvento sul valore dell'uomo allora vuol dire che c'è qualcosa nel meccanismo della democrazia che non funziona più; c'è qualcosa di estremamente perverso che va eradicato per salvare quanto c'è ancora di salvabile in questa società che non ha altro destino che ritrovarsi, in un tempo non molto lontano, senza morale, senza valori e senza etica se non quella che risponde al denaro. Succede, infatti, che un pensionato, 76enne residente a Corigliano-Rossano, si sia trovato da un giorno all'altro senza pensione e con un pignoramento sul conto corrente di quasi 15mila euro. Sicuramente ci saranno tutte le buone ragioni che hanno indotto l'istituto bancario a procedere a questa sottrazione coatta, ma la domanda è: può uno Stato civile e democratico consentire che un suo cittadino finisca per strada solo perché ha commesso uno sbaglio?

Oggi, la sua voce emerge tra parole scritte con disperazione in una denuncia che sembra non interessare nessuno. Eppure in Italia, in Calabria, in questo territorio di storie simili a quella di questo pensionato ce ne sono tantissime, che si consumano nel dramma delle mura domestiche e che molto spesso sfociano nel dramma della solitudine, della frustrazione, della depressione e, infine, della morte. E queste sono tutte vittime per cui lo Stato non fatto nulla affinché si salvassero.

«Dal 2 settembre – dice Giovanni, il pensionato di cui ci stiamo raccontando la storia - attendo la mia pensione, unica fonte di sostentamento, e fino ad oggi non l'ho ricevuta. Il 23 agosto ho subito un addebito di 14.780 euro di origine sconosciuta. La direttrice dell'ufficio bancario mi ha detto di aspettare il 2 settembre per inviare una mail alla direzione e attendere una risposta, che non è mai arrivata. Il 4 settembre mi sono recato dai Carabinieri per sporgere denuncia e il giorno successivo dal mio avvocato per tutelare i miei diritti. A niente è servito, mi privano del mio diritto alla pensione, impignorabile per legge».

Insomma, un uomo, che ha lavorato tutta la vita guadagnandosi il suo diritto alla pensione, arrivato alla soglia della vecchiaia, diventa ipervulnerabile, trovandosi improvvisamente senza risorse e costretto a dipendere dall'aiuto di amici e parenti, mentre la macchina burocratica si muove con lentezza esasperante e incurante dei bisogni e delle necessità dei singoli cittadini.

«Dal cedolino dell'INPS si evince che solo la trattenuta – spiega ancora Giovanni - di un quinto dello stipendio contratta sei anni fa. Ma questo non giustifica l'addebito. Non so quando i signori della Banca mi daranno chiarimenti. È una questione legale, ma i processi sono lunghi e nel frattempo sono privato del mio sostentamento. La mia pensione supera di poco la soglia di sopravvivenza, non capiscono che è un diritto che va erogato rapidamente».

In un Paese che ha costruito le sue fondamenta sul principio di solidarietà, dovremmo chiederci come siamo giunti a lasciare che l'apparato istituzionale si disarticoli in questo modo. È possibile che la burocrazia e l'interpretazione delle leggi possano prevalere sul bisogno umano, sul diritto fondamentale di vivere dignitosamente?

Questa storia, dicevamo, non è solo la lotta di un pensionato contro un addebito, che magari – lo sottolineiamo – sarà sicuramente lecito e legittimo, ma che va a scontrarsi contro quello che è il principio di solidarietà sociale che dovrebbe essere alla base della democrazia e della Costituzione. Possibile che nel mondo in cui ci ritroviamo a vivere non c'è possibilità di redenzione, per nulla?

Lasciare un uomo e la sua famiglia senza mezzi di sostentamento non è solo un fallimento di un sistema ormai troppo plutocratico, ma un fallimento di tutta la società. E non c'è da meravigliarsi se a Giovanni, senza più nemmeno un euro in tasca, in un contesto di difficoltà generale, l'unica cosa che gli resta da fare è vivere di espedienti o lasciarsi morire nella solitudine di uno Stato senza cuore. Ci chiediamo solo se sia giusto così.

Redazione Eco dello Jonio
Autore: Redazione Eco dello Jonio

Ecodellojonio.it è un giornale on-line calabrese con sede a Corigliano-Rossano (Cs) appartenente al Gruppo editoriale Jonico e diretto da Marco Lefosse. La testata trova la sua genesi nel 2014 e nasce come settimanale free press. Negli anni a seguire muta spirito e carattere. L’Eco diventa più dinamico, si attesta come web journal, rimanendo ad oggi il punto di riferimento per le notizie della Sibaritide-Pollino.