Mamma nostra Achiropita di Rossano gioia e vanto. Inizia la lunga festa della tradizione
Il primo agosto, il sole illumina la Cattedrale e il cuore dei rossanesi. Un viaggio tra fede, tradizione e identità: l’Achiropita, un faro di speranza in un mondo che cambia, ma che qui trova sempre rifugio e protezione
CORIGLIANO-ROSSANO - È la mattina del primo agosto. Il primo sole delle 5:50 fa capolino esattamente dallo sperone di Capo Trionto e, alzandosi, bagna di luce le vetrate dell’abside centrale della Cattedrale di Rossano, dove due vetrate gigantesche ritraggono San Pietro e San Paolo, irradiando colori nella navata dove sorge l’edicola, la nicchia della Vergine dipinta non da mano umana. Inizia la festa, la più bella, la più identitaria; la più sentita e viscerale che il popolo rossanese nutre da sempre. Hanno inizio le celebrazioni solenni dell’Achiropita, patrona dell’Arcidiocesi di Rossano-Cariati e co-patrona della Città di Corigliano-Rossano.
È una magia, da sempre; nei suoi riti ancestrali, nelle sue liturgie e nelle litanie dolci cantate dalle mamme, all’alba. Mamma nostra Achiropita, di Rossano gioia e vanto. Una preghiera che si alza al cielo alla ricerca di una protezione solenne, immutabile nel tempo, misteriosa e incontrovertibile. Di generazione in generazione, questo popolo si è sempre ritrovato, nelle gioie e nei dolori, ai piedi di quel dipinto pennellato da Dio sulla roccia. È un sentimento di protezione, di affiliazione; una sensazione di lasciarsi andare lì dove tutto andrà bene, sempre e in ogni caso. Le guerre, le carestie, le pestilenze, le crisi mondiali, a Rossano si sono sempre dissipate, disciolte, sono sempre evaporate di fronte alla semplicità solenne e disarmante di quel dipinto, così importante e irrinunciabile, tanto da non poterne fare più a meno.
Ancora oggi, nonostante il trascorrere del tempo e la globalizzazione dei valori stiano mettendo a dura prova la fede, l’appartenenza e la tradizione, quella donna, Odigitria, con il bambino in braccio, continua ad essere calamita, attrattiva di cuori e speranza.
E quel sole che ogni 1 agosto bagna Rossano dritto da Capo Trionto ed entra in quella chiesa gremita, non come un tempo ma pur sempre viva dall’alba al tramonto, continua a rimanere una speranza, un buon segno per una città che sembra aver perso il coraggio di osare e di sognare; una città che ogni giorno perde tanti suoi giovani figli che vanno via per non ritornare mai più, in cerca di futuro e di fiducia che qui, purtroppo, nessuno sa dare.
Questo, per i Rossanesi, è uno dei giorni simbolo per la fede. È il giorno della preghiera, dell’affidamento a quella che per molti alle nostre latitudini rimane ancora l’unica ragione per credere in qualcosa. E allora, madonnina nostra, benedici sorridente, noi pupilla dei tuoi occhi, perché siam tuo popolo fidente.
Aiutaci a non mollare mai, aiutaci a credere che qui ci può essere ancora speranza, vita e avvenire.