2 ore fa:Il Canale dello Stombi torna navigabile
1 ora fa:Movida senza regole a Sant'Angelo, l’incubo di residenti e vacanzieri: «Non si dorme più»
2 minuti fa:La Sila pronta ad ospitare il Sunday I’m In love Music Fest 2024
3 ore fa:La nuova Giunta Comunale di Corigliano-Rossano: tra riconferme e novità
2 ore fa:Ecco una recensione del libro "Cicciarèlle. Come un romanzo" del professore Giuseppe Trebisacce
32 minuti fa:Algeri rieletto vicepresidente Unioncamere, arrivano le congratulazioni del presidente Falbo
4 ore fa:Oriolo, l'opposizione denuncia possibili conflitti di interessi che riguardano il vicesindaco
4 ore fa:Co-Ro, Roberta Recchia presenterà il suo libro "Tutta la vita che resta"
3 ore fa:Cassano si candida a Capitale Italiana dell'Arte Contemporanea 2026
1 ora fa:C'è il Lido Aurora nella top list dei migliori stabilimenti balneari d'Italia

Da Talamona a Vibo Valentia, Baker Hughes produce e sostiene la produzione dei territori

3 minuti di lettura

CORIGLIANO-ROSSANO – Restano incerte le sorti del Porto di Corigliano-Rossano rispetto all’investimento – ormai sempre più incerto – della Nuovo Pignone Baker Hughes e del suo stabilimento per la produzione di componenti per l’industria estrattiva del gas. Le questioni controverse che animano da mesi il dibattito sul tema riguardano – lo abbiamo scritto più volte – un cavillo tecnico-giuridico (per quel che concerne gli aspetti politico-amministrativi e il braccio di ferro tra Comune e Autorità Portuale), il presunto impedimento delle varie vocazioni dell’infrastruttura portuale e l’impatto ambientale.

Spesso i confini e le motivazioni a sostegno di questa o quella causa sconfinano l’una nell’altra, restituendo un quadro opaco, anche se legittimo, dei pregiudizi e dei preconcetti sull’insediamento e su ciò che si intende tutelare: la salute e l’ambiente? (Ma poi emigriamo andando ad abitare territori inquinati e industrializzati, e ce ne compiacciamo). L’economia agrumicola e turistica? (Ma poi non c’è strategia che, insieme alla piaga del caporalato e dello sfruttamento dei lavoratori a basso costo, ha posto un freno ad ogni possibilità di crescita e sviluppo). Una infrastruttura? (Ma poi sono decenni che il Porto risulta sottosviluppato e sottodimensionato). Una visione? (Ma poi nessuno ne propone una chiara e sostenibile).

Al netto di queste considerazioni che nelle premesse risultano condivisibili e, nei principi, auspicabili, ciò che potrebbe interessarci davvero sono le esperienze di quei territori che hanno accettato le sfida di Baker Hughes. Non metteranno certamente un punto alla discussione ma possono darci la misura dell’impatto reale di questi insediamenti industriali nelle aree in cui operano.

Partendo dalla regione Toscana, essa rappresenta uno dei poli più importanti per la progettazione, la ricerca e l’innovazione in materia di transizione energetica (Repubblica). Firenze, secondo quanto riportato in un recente articolo de Il Sole24Ore, «è il perno della strategia di Baker Hughes per l’idrogeno». Proprio quest’anno, in occasione dell’Annual Meeting 2024 dell’azienda, è stata presentata la nuova struttura per il collaudo delle macchine a idrogeno nello stabilimento.

«Se in passato al Campus di Firenze – riporta il Sole24Ore - si effettuava il solo collaudo del bruciatore, e al laboratorio Sestalab di Radicondoli si collaudava l’intero sistema di combustione, oggi il nuovo impianto consente di collaudare un’intera turbina […]. Realizzata in meno di un anno, una volta ottenuta l’autorizzazione ed effettuate le procedure di risk assessment, la struttura vede anche l’impiego di un robot per monitorare lo stoccaggio di idrogeno, attualmente ricostituito con carichi portati da autocisterne: ma Baker Hughes conta di avviare, nel giro di un paio d’anni, anche una produzione di idrogeno in loco».

Ma se Firenze è il polo che guarda all’idrogeno, Pisa punta a diventare il polo logistico della società statunitense. «La Baker Hughes – sempre secondo il quotidiano di economia, politica e finanzia - ha anche compiuto un passo verso la realizzazione del nuovo complesso logistico-industriale che sorgerà nell’area di Pisa e di cui si parla ormai da un anno e mezzo. La futura ‘cittadella logistica’ – così la chiamano i suoi artefici – sorgerà a Crespina Lorenzana e sarà costruita da Techbau per conto del Consorzio G4, vincitore di una gara d’appalto nell’ottobre 2022, che fornirà servizi logistici a Baker Hughes per i prossimi anni».

Ultima, ma non meno importante in Toscana, è l’esperienza di Massa Carrara. Secondo un report della Camera del Lavoro delle Province di Lucca, Massa Carrara e Pisa pubblicato su La Nazione l’export di quest’area ha «preso» il volo grazie a Baker Hughes che ha trascinato i conti delle vendite. La plant director di Baker Hughes, Teresa Pucci, ha dichiarato: «La nostra attuale capacità produttiva necessita di essere espansa con nuovi spazi per star dietro alla domanda energetica globale. Stiamo ampliando i nostri stabilimenti, una colonna industriale di riferimento per il territorio. Parliamo di investimenti dal 2019 al 2023 che sono arrivati a 120 milioni di euro. Poi l’indotto dello stabilimento di Massa che ha raggiunto i 118 milioni di euro. Massa conta 1200 addetti: 400 interni e 800 partner. L’obiettivo è di arrivare alla fine dell’anno con una crescita dell’organico del 10%».

Ad aggiungersi alle realtà che hanno sposato il progetto della Nuovo Pignone c’è anche Talamona, in Valtellina. Un piccolo comune di 4.600 abitanti che ospita uno degli stabilimenti in questione. Qui Baker Hughes è pronta ad espandersi per avviare una nuova linea produttiva riguardante la produzione dei compressori centrifughi, dei quali Talamona è già centro di eccellenza per uno dei componenti critici di meccanica di altissima precisione. «Il nuovo investimento – chiarisce Sondriotoday.it - fa seguito a quelli compiuti dal Gruppo su questo stabilimento negli ultimi tre anni, per un ammontare complessivo di 30 milioni di euro, e consentirà di poter inserire ulteriori quattro nuove risorse specializzate, portando il sito a superare la soglia di 300 dipendenti totali».

È innegabile, dunque, che Baker Hughes, da Talamona a Vibo Valentia, dove dagli anni '70 l'azienda lavora e produce in armonia con l'ambiente e con tutti gli asset produttivi e sociali del territorio, abbia rappresentato un’opportunità di sviluppo e crescita per i territori coinvolti sia attraverso la creazione di veri e propri poli di produzione e innovazione - come nel caso della Toscana - sia inserendosi in contesti già specializzati - come nel caso di Talamona. E allora ci chiediamo: può un investimento del genere, che tanto ha restituito alle aree e ai suoi abitanti, trasformarsi in un pregiudizio (senza fondamento) nella Sibaritide?

Rita Rizzuti
Autore: Rita Rizzuti

Nata nel 1994, laureata in Scienze Filosofiche, ho studiato Editoria e Marketing Digitale. Amo leggere e tutto ciò che riguarda la parola e il linguaggio. Le profonde questioni umane mi affascinano e mi tormentano. Difendo sempre le mie idee.