Numeri da record, attenzione ambientale, osmosi istituzionale: ecco come il Terzo Megalotto diventa un "modello"
Lieto, amministratore delegato di Sirjo, annuncia: «La concentrazione dei lavori più importanti in questo momento è nei primi 18 chilometri, lato Sud, dove stiamo portando giù circa 3 milioni di metri cubi di terreno per fare i rilevati»

ROSETO CAPO SPULICO – Continuano a restare accesi i riflettori sui lavori del Terzo Megalotto della Strada Statale Jonica (SS 106) che Webuild sta realizzando per conto di Anas (Gruppo FS Italiane). Ieri è stato abbattuto anche l’ultimo diaframma in direzione nord della galleria, lunga circa 1.200 metri e a doppia canna per senso di marcia (per maggiori informazioni clicca qui).
Per comprendere realmente l'importanza delle attività di scavo condotte nella galleria naturale Roseto 1, basta ascoltare le parole dell'Ingegnere Salvatore Lieto, amministratore delegato progettista di Sirio, che ha partecipato a tutti le fasi progettuali dell'opera, da lui stesso definita «una galleria molto insidiosa per le formazioni geotecniche da attraversare e per la presenza di gas. Serviva quindi una forte competenza progettuale e poi operativa».
L'ingegnere continua: «Abbiamo dato tutta l'assistenza alla società di Nicola Carlomagno che ha fisicamente realizzato tutti i lavori. Oggi raggiungiamo questo traguardo che, dal mio punto di vista, che è il punto di vista progettuale, è probabilmente il più importante perché la galleria era una galleria difficile».
Un lavoro complesso, dunque, ma la strada è tutt'altro che in discesa d'ora in poi, infatti Lieto spiega che: «Il resto il resto del lavoro è un lavoro complesso per le grandi quantità. A fronte di questo 61% di produzione già portata a termine, il 39 che resta è caratterizzato da lavori importanti come "mole" di lavori. Qui a nord, all'uscita della Roseto 1, c'è un'altra galleria più piccola, che è la Roseto 2, che è già in fase costruttiva, e nel giro di pochi mesi vedrà sicuramente la luce».
Un'altra galleria, dunque, ma c'è di più: «Nel tratto che arriva a Montegiordano stiamo preparando i piani per realizzare un viadotto molto importante, di un km, che interessa tutta la fase terminale. La concentrazione dei lavori più importanti in questo momento è nei primi 18 chilometri, lato Sud. Dove, con l'aiuto dei nostri affidatari, stiamo portando giù, dalla tratta 2, che è compresa tra il comune di Trebisacce e il comune di Roseto, qualcosa come 3 milioni di metri cubi di terreno per fare i rilevati. Il lavoro, dal punto di vista ambientale, è a bilancio 0, nel senso che il materiale che viene scavato viene utilizzato per la costruzione dei rilevati».
Non solo numeri da capogiro (con i 3 milioni di metri cubi di terreno per fare i rilevati), ma anche l'attenzione ambientale. Questo e tanti altri accorgimenti fanno di questo progetto un vero e proprio "modello", come conferma lo stesso Lieto: «Io ho la fortuna di parlare con persone che vengono da fuori, di altri settori. Diciamo che il commento ricorrente su questa commessa è che viene definita come "un modello". Un modello, dal punto di vista etimologico, è un esempio da seguire. Che cos'è che viene notato e apprezzato? Viene notato che il lavoro viene seguito passo, passo, da tutta la catena delle istituzioni che sono poi collegate e coordinate dal Prefetto con le Forze dell'Ordine».
L'ingegnere chiude il suo discorso ricordando ai "suoi" che «il modello di lavoro coordinato in osmosi con le istituzioni funziona se i traguardi vengono raggiunti. Perché se noi ci perdiamo per strada, e questo 39% cominciamo a rallentare, poi viene visto in una maniera diversa. Quindi chiudo con un invito ai "miei": spingiamo e chiudiamo la Jonica».