Riorganizzazione ospedaliera, nella Calabria del nord-est spirano venti fortissimi di protesta: «Siamo arrivati al capolinea»
Infuocata assemblea della Uil a Trebisacce: «Il Chidichimo confermato ospedale di zona disagiata. Una follia!» Intanto a Cariati le Lampare alzano il tiro: «Vogliamo subito l’atto aziendale»
TREBISACCE – Non sono tempi buoni per il governo della Sanità nel territorio della Calabria del nord-est. Se tutti i nodi, prima o poi, vengono al pettine, nella Sibaritide c’è da fare i conti con le promesse, ad oggi disattese, sulla riorganizzazione dei presidi soppressi. Gli stessi che, dopo la presa di posizione dei territori e di alcune sentenze inoppugnabili, il presidente Occhiuto, nel ruolo di commissario ad acta della Sanità, ha re-inserito nella rete ospedaliera regionale. Basta? Assolutamente no. Almeno a sentire il personale medico e sanitario dell’ospedale Chidichimo di Trebisacce che nei giorni scorsi hanno partecipato ad una partecipato ad un’affollata assemblea organizzata dalla Uil-Funzione Pubblica.
A Trebisacce, in realtà, sono andati su tutte le furie anche e soprattutto dopo le dichiarazioni di ieri del Governatore, intervenuto in Consiglio Regionale, che – di fatto – ha confermato che il nosocomio dell’alto Jonio (in procinto di essere riattivato a distanza di 12 anni dalla soppressione) rimarrà un ospedale di zona disagiata. Una follia. «Un fatto gravissimo – sottolinea Giuseppe Mangone, sindacalista e a capo del comitato civico per la tutela della salute - perché significherebbe in futuro non ricevere nemmeno più le briciole per ogni necessità che ci sarà!» Un ospedale di zona disagiata, in realtà, una struttura che eroga servizi minimi a fronte di una richiesta esorbitante, ancor più perché la struttura opera in un territorio di confine, con la vicina Basilicata, che assorbe ormai il 90% dell’utenza dell’Alto Jonio, procurando una emorragia di risorse alla Calabria (ne avevamo parlato qui).
Trebisacce, dunque, rivendica la connotazione di Ospedale Generale dal momento che – sottolinea ancora Mangone – il nosocomio «possiede lo specifico codice identificativo ministeriale!» (non a caso si stanno spendendo quasi 2 milioni di euro per ripristinare le sale operatorie!). Una nuova connotazione che cambierebbe notevolmente le sorti del territorio sotto il profilo sanitario. Diversamente, «continueremo a prenderci in giro!»
Non solo. Ad oggi il problema più impellente è quello del personale che, per come ridotto oggi, non basta nemmeno a garantire i servizi di ospedale di zona disagiata. «il Presidio – si legge nel documento diramato dalla Uil ai margini dell’incontro sindacale - continua ad avere a tutt’oggi una persistente situazione di radicale carenza di servizi di emergenza sanitaria e si protrae una gravissima non attuazione e nessuna scelta da parte della Regione e del Commissario ASP per una configurazione di ospedale generale di base».
Anche a Cariati si preparano le barricate
Ma se Sparta piange, Atene non ride affatto. E mentre la rabbia sale a Trebisacce, anche ad 80 km di distanza, a Cariati, si iniziano a preparare le barricate per una riorganizzazione ospedaliera che ad oggi rimane solo su carta. Il Cosentino sarà, anch’esso, un ospedale di zona disagiata. «Ma oggi serve che l’Asp di Cosenza attui le linee del decreto commissariale e produca l’Atto aziendale con il fabbisogno del del personale per rendere al pubblico i servizi concepiti dalla nuova configurazione». Lo dicono i componenti del movimento civico Le Lampare, da sempre presenti e attenti sulla vertenza dell’ospedale.
«Il Governo di centrodestra a guida Meloni – sottolineano i movimentisti de Le Lampare - anche per quanto riguarda l'articolo 32, sta attuando la fase distruttiva finale, come e peggio dei Governi che lo hanno preceduto. A livello locale, ci rendiamo conto che l’attenzione dovrebbe essere maggiore da parte di tutti perché il Governo italiano, di cui Occhiuto è parte politica, tra autonomia differenziata e ulteriori tagli alla sanità, ha dichiarato guerra non solo ai cittadini, ma anche alla Costituzione e ai suoi valori fondamentali».
E se fino a ieri la legittima richiesta dei Comitati era quella di ottenere un Pronto Soccorso al posto del Punto di Primo intervento, e di aprire almeno un reparto con posti letto per acuti, «ora – dicono - vogliamo conoscere la tempistica dei lavori riferiti al programma perché ci sono già ritardi e perché siamo consapevoli che chi comanda sta ancora continuando a picconare il Servizio Sanitario Nazionale e i fondi per la sanità continuano a essere pochi come continuano ad essere pochi i posti letto previsti per questo territorio, per l'intera Provincia e per l'intera regione Calabria, mentre aumentano ancora le spese militari».