Calabria iper-energetica... ma il 74% dell'energia prodotta arriva da fonti non sostenibili
Secondo i dati Terna, la nostra regione non "brilla" per sostenibilità. Di tutta la produzione (14.956,7 GWh) solo 3.776 GWh deriva da fonti rinnovabili

CORIGLIANO-ROSSANO – In questi giorni vi abbiamo parlato del dato emerso dai Report annuali di Terna, società operatrice delle reti di trasmissione dell'energia elettrica, sulla sovrapproduzione energetica in Calabria con un focus sullo storico della nostra Regione. Dal 1976, infatti, il livello di superi non è mai sceso sotto la soglia di richieste.
Secondo i numeri, la nostra Regione ha prodotto, nel 2022, 14.956,7 GWh di energia elettrica. Ma - ci siamo chiesti - qual è la natura di questa produzione? In che percentuale è derivante da fonti rinnovabili (come eolico, fotovoltaico e idroelettrico), e quanta invece deriva da centrali termoelettriche?
Secondo il grafico (clicca per allargare l'immagine), la Calabria produce, sul totale, 860,0 GWh di energia Idroelettrica, 0 GWh di energia Geotermica, 2.181,8 GWh di energia Eolica, 734,2 GWh di energia Fotovoltaica e ben 11.180,7 GWh di energia Termoelettrica tradizionale, non pulita, o comunque prodotta con altra energia artificiale (che richiede altra produzione). Un numero enorme se pensiamo alle potenzialità dei nostri territori rispetto ad alcune tipologie di fonti rinnovabili!
Come temevamo, dunque, l’energia che produciamo non è sostenibile o, meglio, lo è solo in parte. Una parte che, in percentuale, risulta essere ancora troppo esigua. Ma non possiamo rimandare l’adozione di queste politiche di transizione ecologica, poiché c’è in gioco il destino della nostra terra e dei nostri singoli territori.
Pensare ad uno sviluppo sostenibile è fondamentale per il nostro futuro e gli strumenti, seppur ancora inadeguati e insufficienti, vanno colti e, se possibile, migliorati. A questo, però, deve pensare la politica: le azioni dei singoli sono preziose ma non bastano. Spingere i cittadini a ripensare alle proprie abitudini senza programmare un cambiamento di sistema significa deresponsabilizzare la politica ma soprattutto significa non comprendere i rischi e la gravità di un tale indirizzo.