12 ore fa:Anche il Pd di Corigliano-Rossano si prepara alle regionali e punta tutto su Irto
15 ore fa:Previsto boom assunzioni, Straface: «Lungimiranza di Occhiuto»
13 ore fa:Gran Premio Fijlkam Giovanissimi - Parakarate e Master 2025: due medaglie d'oro per la Doho Bushi
15 ore fa:Formazione con la Guardia Costiera per gli studenti del Nautico di Corigliano-Rossano
2 ore fa:Ali the Voice conquista il podio del Dance Music Awards
14 ore fa:L'imperativo categorico delle acque di balneazione: i dati Arpacal parlano chiaro
1 ora fa:In uscita il terzo giallo di Francesco Sapia dal titolo "Il prezzo della libertà"
2 ore fa:Paura nel centro storico di Rossano, a fuoco un'abitazione: dentro c'erano due cagnolini
14 ore fa:Tarsia, passato il rendiconto del 2024
38 minuti fa:Premio nazionale Troccoli Magna Graecia: consegnati i riconoscimenti 

Il catechismo di don Maurizio Patriciello contro l’omertà

2 minuti di lettura

CORIGLIANO-ROSSANO – «Ad un palmo da me può succedere qualsiasi cosa, tanto non mi importa». Quante volte abbiamo ascoltato questa frase? Migliaia. Tanto da essere diventato uno stile di vita. «Ed è qui l’errore, probabilmente il peccato originale nel quale si genera la criminalità». È partita da qui la lunga e bella catechesi che stamani don Maurizio Patriciello, il prete Anticamorra che ha sfidato il potere dei clan di Caivano e che per questo da tempo – ormai – vive sotto scorta, ha “impartito” ai ragazzi dell’istituto superiore Itas-Itc di Rossano nel corso del seminario "A testa alta. Un tuffo nella legalità" svoltosi nell'Aula Magna dell'Istituto in via Nazionale. Un messaggio forte contro l’omertà e un richiamo al coraggio. Lo stesso coraggio che, sabato scorso dalle piazze di Cassano Jonio, ha invocato e chiesto don Luigi Ciotti, il presidente di Libera, al culmine della manifestazione contro la ‘ndrangheta organizzata in occasione dei 10 anni dalla barbara uccisione del piccolo Cocò Campolongo.

L’indifferenza? «È un peccato» ha incalzato don Patriciello. Che poi ha aggiunto: «Il mio peccato offende me stesso e offende Dio perché sa che l’uomo ha gli strumenti per non vivere nel peccato». E al peccato non possono esserci attenuanti o giustificazioni, tantomeno possono esserci «però». «Se una persona ha sbagliato – ha detto don Maurizio nel suo parlare alla pari con gli studenti – non possiamo dire È vero, però! No, è il coraggio che deve venire fuori».

Un discorso gioviale e accorato, quello di don Maurizio, con il suo marcato accento partenopeo che fa subito casa e che entra dritto nel cuore. Seduti ad ascoltarlo, oltre ai ragazzi, ovviamente, c’erano gli educatori, i sacerdoti della diocesi di Rossano-Cariati guidati dal vicario generale don Pino Straface, i rappresentanti territoriali delle forze dell’ordine con in testa il vice questore Giuseppe Zanfini e il comandante della stazione di Rossano, luogotenente Antonio Merlo.

Tante le domande che i ragazzi hanno rivolto al prete di Caivano. Che ha risposto puntualmente incalzando, parlando di coraggio e continuando a catechizzare contro l’omertà («La regola è che Se qualcuno fa male a te è come se avesse fatto male a me»). Non solo. Il messaggio di don Maurizio è infarcito di antidoti contro la paura di denunciare e di aneddoti per far capire che quanto sia importante e influisca sulla vita di ognuno la conoscenza delle persone. «La paura è dire ti amo senza conoscere una persona» ha detto ricordando alcune storie tristi di femminicidi, familicidi e bullismo. È il paradosso della società liquida, quella che dei sentimenti a basso costo e che genera drammi giganteschi.

Ed è qui che entra in gioco due aspetti importanti per sconfiggere il peccato della criminalità: l’intelligenza e la cultura. «L'intelligenza – ha detto Maurizio Patriciello – ce l’ha data il Padreterno, la cultura dobbiamo farcela noi. Più cose conosciamo, più cose sappiamo, più siamo liberi. Ed essere liberi significa anche essere liberi dalle catene della sopraffazione. Come abbiamo deciso, allora, di vivere questa vita? A testa alta o a testa bassa e nell’indifferenza?» La risposta a questa domanda essenziale possiamo darcela solo noi. Con una consapevolezza: «Abbiamo una sola vita, non c'è rivincita!»

Marco Lefosse
Autore: Marco Lefosse

Classe 1982, è schietto, Idealista e padre innamorato. Giornalista pubblicista dal 2011. Appena diciottenne scrive alcuni contributi sulla giovane destra calabrese per Linea e per i settimanali il Borghese e lo Stato. A gennaio del 2004 inizia a muovere i passi nei quotidiani regionali. Collabora con il Quotidiano della Calabria. Nel 2006 accoglie con entusiasmo l’invito dell’allora direttore de La Provincia, Genevieve Makaping, ad entrare nella squadra della redazione ionica. Nel 2008 scrive per Calabria Ora. Nell’aprile 2018 entra a far parte della redazione di LaC come corrispondente per i territori dell’alto Jonio calabrese. Dall’1 giugno del 2020, accoglie con piacere ed entusiasmo l’invito dell’editore di guidare l’Eco Dello Jonio, prestigioso canale di informazione della Sibaritide, con una sfida: rigenerare con nuova linfa ed entusiasmo un prodotto editoriale già di per sé alto e importante, continuando a raccontare il territorio senza filtri e sempre dalla parte della gente.