Calabria nord-est, la sanità arranca e il Sistema mette i territori l’uno contro l’altro
Da Castrovillari alzano di nuovo il tiro contro Corigliano-Rossano (e Paola), il Comitato della Salute: «A loro più medici cubani che a noi». Ma intanto sullo Jonio le ambulanze continuano ad arrivare senza medico!
CASTROVILLARI – I principi sui quali si fonda il Sistema Sanitario Nazionale e Regionale sono l’universalità, l’uguaglianza e l’equità, ma l’accesso alle prestazioni sanitarie da parte di tutta la popolazione, senza alcuna distinzione sociale e in maniera paritaria - a parità di bisogni - è ancora una chimera. L’articolo 32 della Costituzione garantisce - o dovrebbe garantire - il diritto alla salute e prevede che la responsabilità della tutela della stessa sia affidata a Stato e Regioni.
Il quadro delle emergenze rilevate nei presidi e nei territori della nostra regione, però, traccia uno spaccato di Paese allarmante che trova terreno fertile in quella che è finita per diventare una lotta interna tra aree geografiche. È il caso dei medici cubani che da qualche tempo popolano le corsie dei nostri ospedali prestando servizio al fianco del personale medico sottodimensionato delle nostre strutture.
Nella distribuzione del nuovo personale – secondo il comitato che difende il diritto alla salute a Castrovillari - sono state operate alcune disparità a danno dello Spoke della città.
Il Comitato per la Tutela dell'Ospedale di Castrovillari e della Sanità del Territorio, costituito da Associazioni attive da molti anni in campo sanitario (Avis, avo, Amici del Cuore, Medici Cattolici, Associazione Famiglie Disabili e Solidarietà e Partecipazione) ha espresso – in una lettera indirizzata al Presidente Roberto Occhiuto e al Direttore Generale Asp di Cosenza, Antonio Graziano – tutta la propria contrarietà nei confronti delle scelte «discriminatorie» compiute a danno del presidio in questione.
Insomma, Castrovillari si lamenta di ricevere un trattamento differente e di emarginazione rispetto a Corigliano-Rossano. Ma il dato vero è che anche Corigliano-Rossano non se la passa benissimo. Anzi. In città si continua a morire perché le ambulanze continuano ad arrivare senza medici.
Secondo l’assegnazione operata, a Castrovillari spetteranno 10 medici, a Corigliano Rossano 27 e a Paola Cetraro 26. «Scelte incomprensibili e platealmente punitive – affermano – nei confronti della struttura e delle popolazioni che ad essa fanno riferimento, operate da codesta Direzione aziendale».
«Chiediamo pertanto – proseguono - che la determina del 30 gennaio scorso venga quanto prima modificata con criteri che riequilibrino i numeri dei medici assegnati ai tre Spoke, rispetto ai precedenti, anziché aggravare ulteriormente il divario già creato in precedenza. Facciamo ancora rilevare che i comportamenti dell’Asp hanno aggravato lo sconforto e la demotivazione tra gli operatori sanitari dello Spoke e creato una situazione di irritazione e malcontento tra i cittadini. Chiediamo, infine, il diretto intervento dell’On.le Occhiuto nella sua qualità di Commissario ad acta per l'attuazione del Piano di rientro dai disavanzi del Ssr calabrese».
Questa drammatica condizione deve richiamare i vertici ad un’assunzione di responsabilità a cui devono far seguito interventi urgenti e mirati per rispondere al fabbisogno di cura dei cittadini. Per farlo, bisognerà intensificare l’azione di tutela del diritto alla salute da disservizi e malasanità, contrastando anche la progressiva privatizzazione di parti strategiche della sanità pubblica.
Così facendo si eviterà di spingere i territori a sgomitare per ottenere quanto gli spetta di diritto.
Siamo molto lontani dai tanto discussi e agognati Lep (Livelli essenziali delle prestazioni) di cui tutti i territori dovrebbero godere. E questo impone una riflessione sui disagi e i disservizi che l’Autonomia Differenziata porterebbe con sé, aggravando le condizioni di accesso ai servizi essenziali e subordinandoli, in un Paese già disseminato di disuguaglianze sociali, ad un sistema iniquo.