Covid e baronati hanno ridotto il “Giannettasio” in brandelli. Va meglio il “Compagna”
Il report dell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali restituisce un ospedale spoke a due velocità: i dati sono riferiti al 2021, nel pieno dell’emergenza pandemica. Corigliano un passo avanti rispetto a Rossano

CORIGLIANO-ROSSANO - Pubblicato da Agenas (Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali) il report sugli standard di qualità erogati all’intero degli ospedali italiani, e quindi quelli calabresi e quindi quelli dell’Asp di Cosenza e quindi… quelli della Sibaritide e di Corigliano-Rossano. L’analisi, riferita al 2021, non fa altro che confermare e cristallizzare alcuni dati che erano già nella consapevolezza comune: gli ospedali spoke della terza città della Calabria viaggiano a due velocità, inverse l’una rispetto all’altra.
Da un lato c’è l’ospedale “Compagna” che, grazie ai servizi erogati dal Punto nascita e dalla complessa e articolata area medica, guadagna un sette in pagella che può essere sicuramente migliorato ma che, se rapportato al resto dei servizi ospedalieri calabresi e all’altro nosocomio cittadino, è un voto altissimo. L’ospedale ausonico, infatti, ottiene un giudizio buono per l’utenza gravidanza/parto a fronte di un’altissima capacità di ingressi di partorienti, e un giudizio più che buono, invece, per il trattamento delle patologie cardiache in area medica rispetto ad un ingresso medio di pazienti. Insomma, il “Compagna” allo scanner dell’Agenas è un ospedale “passabile”.
Chi, invece, risulta avere crepe e grossissimi deficit è il “Giannettasio” di Rossano. Afflitto com’è dai suoi “baronati”, dai suoi bizantinismi e dalle diatribe interne che nel periodo del Covid-19 hanno raggiunto l’apice massimo. Non v’è dubbio che – stando ai dati dell’agenzia per i servizi sanitari – la scelta di insediare un Polo Covid all’interno del presidio ha, in qualche misura, influito sul resto dell’apparato. La risposta alla richiesta dei servizi, registrata da Agenas, è infatti pessima. Sono alla storia di questo ospedale e di questo territorio i disservizi che si sono verificati nel presidio rossanese durante la pandemia. La stessa che non ha fatto altro che aggravare una situazione già di per sé deficitaria.
A riferimento per il “Giannettasio” ci sono tre parametri qualitativi di comfort del paziente: quello degli interventi osteomuscolari (nella media), la cura delle patologie cardiocircolatorie (scarse), gli interventi dell’area chirurgica (pessimi). Ovviamente su tutti e tre i settori gravitano miriadi di handicap che due anni fa hanno pesato come un macigno. Ricordiamoli. La carenza cronica di medici rianimatori, all’epoca impiegati su più fronti covid/no covid, che ha mandato in crisi i rapporti tra l’area chirurgica e la Rianimazione. Basti pensare che la regolare attività di chirurgica è ripartita solo l’1 aprile di quest’anno. Non va meglio per l’area di ortopedia, dove spesso e sovente, nel periodo del covid, gli interventi per la cura dei traumi era condizionata dalla positività di pazienti e personale sanitario, oltre che da protocolli cervellotici. Dove invece arriva un responso che non ti aspetti – ma anche in questo caso con un suo perché – è nell’area di cardiologia. Quella che con il passare dei mesi tende a classificarsi sempre più come un reparto d’eccellenza, riceve un giudizio negativo. Ma stiamo parlando dei dati riferiti al 2021. Quando quella unità operativa era “chiusa per restauro” (dal 2020) e se non erano corridoi quelli in cui operavano i medici poco ci mancava. Oggi la storia di Cardiologia è un’altra. Almeno da quest’estate, con la riapertura del nuovo reparto e un’attività che sembra aver invertito il ruolino di marcia.
Ad ogni modo restano i disagi, resta una situazione emergenziale che si rispecchia in un’unica e sola fase che ancora oggi, a distanza di 7 anni dall’entrata in vigore del Primo Decreto commissariale (il famigerato Dca 64), nessuno ha avuto il coraggio di chiudere: la riorganizzazione degli ospedali spoke di Corigliano-Rossano.
È questa l’unica e vera rivoluzione effettiva che potrebbe cambiare le sorti della sanità jonica. Atteso che si attende l’apertura dei due presidi di Trebisacce e Cariati e che venga ultimato e reso operativo il nuovo ospedale di Insiti che chiuderebbe, così, ogni impasse.