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Asfissia temporanea e aggressioni improvvise per strada: allarme per le pericolose mode social che spopolano anche nella Sibaritide

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CORIGLIANO-ROSSANO - Le sfide sui social cominciano a rappresentare un’autentica piaga per i giovanissimi. Tecnicamente si chiamano challenge e nascono dalla spensieratezza giovanile che si tramuta in superficialità e inconsapevolezza. Campi di battaglia privilegiati sono Instagram e Tik Tok, piazze virtuali in cui i giovanissimi si sfidano in gare rischiose.

Molte volte i genitori non sono a conoscenza del sottobosco presente in internet, presi dagli impegni di tutti i giorni o, più semplicemente, non riescono a stare al passo con le nuove tecnologie. Era notizia di poche settimane fa di circolari emesse da Dirigenti scolastici del nostro territorio che vietavano la fashion week nelle loro istituzioni scolastici.

La fashion week, nata in concomitanza con la settimana della moda di Milano, consiste nel vestirsi ogni giorno della settimana con un tema particolare che può andare dal presentarsi a scuola in pigiama, oppure con la divisa della squadra di calcio del cuore o, ancora, con l’outfit del lavoro dei sogni.

Insomma un’omologazione che tanto somiglia ad un olocausto del marketing. Ma se la fashion week non rappresenta un reale pericolo, discorso diverso può essere fatto per altre sfide più audaci. Si parte dalla planking challange che consiste nel mettersi sdraiati sull’asfalto mentre sfrecciano le automobili; la blackout challange in cui i ragazzini sono chiamati a provare un’esperienza di asfissia temporanea; la Knock out challange in cui si richiede ai giovani di fare uso della violenza contro totali sconosciuti incrociati per strada. Sull’argomento è venuto fuori addirittura un rapporto di Save the Children.

Ciò che si denuncia è l’effetto emulazione che possono portare a casi di suicidio. Ecco i consigli indirizzato ai genitori: «Ciò che sappiamo sul fenomeno è che la fragilità della pre e dell’adolescenza sono tante e, a prescindere dalla tecnologia, gli atti di atti di autolesionismo potrebbero essere molto diffusi. Per proteggere i più piccoli dai possibili rischi delle sfide social – sottolineano da Save the Children – è importante per gli adulti di riferimento conoscere e indicare a bambini e adolescenti gli ambienti digitali che possono frequentare a seconda dell’età e senza dimenticare che è possibile iscriversi ai social network solo dai 13 anni in su, con il consenso dei genitori, oppure dai 14 anni, da soli».

Di seguito un autentico vademecum: «Occorre non dare per scontato il grado di autonomia che possono avere nell’uso delle tecnologie digitali e non avere paura di stabilire regole. La gestione della propria identità online va supportata, soprattutto agli inizi della loro vita social, sempre cercando di non risultare invadenti. Parlare, interessarsi e prevenire sono le parole chiave per evitare di trovarsi coinvolti in situazioni rischiose. Gli adolescenti – concludono – vanno supportati nel riconoscimento e nella gestione delle proprie emozioni, nello sviluppo di autonomia responsabilità e senso etico. Devono imparare ad esercitare il proprio pensiero critico anche quando sono online, quando cioè provare empatia per l’altro è più difficile».

 

Josef Platarota
Autore: Josef Platarota

Nasce nel 1988 a Cariati. Metà calovetese e metà rossanese, consegue la laurea in Storia e Scienze Storiche all’Università della Calabria. Entra nel mondo del giornalismo nel 2010 seguendo la Rossanese e ha un sogno: scrivere della sua promozione in Serie C. Malgrado tutto, ci crede ancora. Ha scritto per Calabria Ora, Il Garantista, Cronache delle Calabrie, Inter-News, Il Gazzettino della Calabria e Il Meridione si è occupato anche di Cronaca e Attualità. Insegna Lettere negli istituti della provincia di Cosenza. Le sue passioni sono la lettura, la storia, la filosofia, il calcio, gli animali e l’Inter. Ha tre idoli: Sankara, Riquelme e Michael Jordan.