Tassa sui rifiuti: la Sibaritide paga un conto troppo salato
Mancano gli impianti di smaltimento e i nostri scarti fanno il giro del mondo. E mentre la differenziata nelle altre Regioni porta al risparmio, da noi fa impennare i costi. Anche il servizio idrico fa acqua da tutte le parti: è più quella che si perde dalle condutture di quella che esce dai nostri rubinetti

CORIGLIANO - ROSSANO - Smaltiamoli in casa nostra potrebbe essere il nuovo aiutiamoli in casa loro. Insomma, se dalla nostra inchiesta è emerso che il territorio non è propriamente in pace fiscale per quanto riguarda il pagamento del servizio idrico e della Tari, è altrettanto corretto sottolineare come nei nostri Comuni la tassa sui rifiuti, piaga che affligge quasi tutto il Sud, sia tra le più salate d’Italia. Per il 2022 abbiamo speso 348 euro l’anno in media a famiglia, prendendo in esame nuclei non numerosi, contro i 312 della media nazionale.
Eppure i cassonetti sono sempre strapieni, anzi strabordanti. L’estate l’odore è ripugnante e nauseabondo e il paesaggio, così come il decoro urbano, ne risentono. La quota maggiorata e le relative differenze con il resto dello Stivale sono presto spiegate: mancano gli impianti per lo smaltimento. Assistiamo dunque a un nomadismo che costringe i nostri involucri per alimenti, le bottiglie oppure i pannolini a fare un giro ben più lungo per andare ad essere eliminati oltre regione se non addirittura oltre confine.
In Calabria la tariffa è cresciuta del 7,4% rispetto al 2021, a Cosenza incremento record del 40,9%. Sul versante della raccolta differenziata, a livello regionale invece siamo fermi al 52,2% rispetto al 63% del resto dello Stivale. Una sorta di questione meridionale della “monnezza” che costringe i contribuenti a pagare di più dal momento che gli impianti per smaltire i rifiuti, rispetto ad altre zone, sono di meno. Se non inesistenti. Dove a servizio della raccolta rifiuti c’è una dotazione impiantistica coerente e di prossimità, i costi pagati dai cittadini sono minori. La Corte dei Conti sottolinea infatti che «migliori performance potrebbero essere in parte da attribuirsi ad una più accurata programmazione del servizio, in termini infrastrutturali, a livello regionale attraverso lo sviluppo di un migliore coordinamento coi territori locali».
Ma anche qui assistiamo ad una dicotomia prettamente all’italiana. Se da un lato qualche Amministrazione più lungimirante fa pressing per ottenere impianti idonei allo smaltimento dei rifiuti in modo da poter abbassare la Tari, dall’altro c’è sempre qualcuno che questi impianti li vorrebbe un po’ più in là, lontano dal proprio comune, più distante possibile. Così distante che alla fine i nostri scarti li deve lavorare qualche altra regione. Benissimo, ma a quel punto è naturale che ci venga presentato il conto. E anche salato. Perché se, stando ai dati Ispra relativi al 2019, per smaltire un chilo di rifiuti erano necessarie quasi 35 euro, adesso - con tutti gli aumenti del caso che si sono riversati sull’intera filiera - immaginiamo che ce ne vogliano ancora di più.
E sulle tasche dei contribuenti ha un impatto diverso anche la differenziata. «Al nord – sempre secondo la Corte dei Conti – maggiori livelli di smistamento dei rifiuti hanno effetti benefici sulla spesa: -17% nei Comuni in cui la raccolta differenziata supera il 65% rispetto a quelli in cui non si raggiunge il 40% nel nord-ovest, dato che scende a -26% nel nord-est. Al centro e in misura più spiccata al sud la situazione è esattamente inversa: i costi aumentano del +3% al centro e addirittura dell’11% al sud. Tale situazione fa emergere un divario che dovrebbe essere ulteriormente indagato» e, anche qui, la forbice si spiega con quella transumanza dei rifiuti che anziché accorciare il percorso tra produzione e smaltimento dà origine a quel lungo e costoso viaggio che si riflette poi sui bilanci familiari.
Ma i Comuni sono andati ancor più in affanno durante il periodo Covid. Sotto la pandemia nel nostro territorio a pagare le tasse, per ragioni intuibili, sono stati davvero in pochi. Pochissimi. E così le Amministrazioni, per far quadrare i bilanci, hanno dovuto fare i salti mortali. Fondamentale dunque il ruolo delle agenzie di riscossione coattiva dei tributi.
Anche il servizio idrico fa acqua da tutte le parti. In tutti i sensi: sia a livello di prestazione che di riscossione dei tributi. Gli enti locali, che nella nostra regione lo gestiscono nella proporzione pari quasi al 100%, hanno difficoltà non solo a garantire un servizio degno di questo nome – sappiamo infatti come in alcuni quartieri delle città della Sibaritide l’acqua venga a mancare e scarseggiare per giorni in estate – ma anche a riscuotere i tributi. In un contesto come l’Italia dove il tasso medio di perdite è del 42% e la rete idrica è obsoleta, con il 60% delle infrastrutture che ha più di trent’anni, la Sibaritide si pone come fanalino di coda facendo registrare sprechi d’acqua ancora maggiori.