Il gruppo "Per la rinascita di Longobucco" chiede la tutela dei documenti del Fondo De Capua
La struttura in cui sono conservati i documenti ospiterà la nuova Casa di Comunità. I consiglieri: «Già in passato numerosi archivi pubblici e privati del territorio sono andati colpevolmente dispersi e distrutti»
LONGOBUCCO - I Consiglieri Comunali Celestino Eugenio, Grillo Lara, Forciniti Giuseppe, Perri Antonio chiedono alla Soprintendenza archivistica e bibliografica della Calabria di Reggio Calabria, la tutela del patrimonio dell’intero Fondo De Capua nel cui edificio verrà realizzata la Casa di Comunità.
«In data 7 marzo 2023 – si legge nella nota - l’Asp di Cosenza ha recepito la “Convenzione di concessione in comodato d’uso gratuito Comune di Longobucco” dell’intera struttura del Poliambulatorio di Via San Giuseppe, giusta Deliberazione GM n. 5/2023, per la realizzazione della prevista Casa di Comunità Pnrr M6C1I11.
Si ricorda, tuttavia, che all’ultimo piano dell’edificio sin dal marzo del 2008 è ospitato l’Archivio storico comunale intitolato, ad un anno dalla scomparsa, alla memoria del compianto Monsignor don Giuseppe De Capua, sacerdote e storico insigne (Deliberazione GM n. 74/2002). L’intera sezione fu allestita anche grazie a una cospicua donazione degli eredi.
In particolare – proseguono -, si tratta di 300 buste, oltreché 362 registri, da riferire all’attività dell’Ente con estremi cronologici dal 1825 al 1995. Nell’Archivio sono conservati anche la documentazione dell’ex Ufficio lavoro comunale (35 buste), estremi cronologici 1951-1981 e gli incartamenti del soppresso Ufficio pretura/conciliazione (22 buste), 1949-1995. Soprattutto è conservato presso la Sezione l’intero Fondo De Capua, ben 700 unità archivistiche, con documentazione che va dal 1673 al 2007 con particolare riguardo a Brigantaggio, Arte Tessile e Argentera. Da non trascurare la targa esterna in bronzo fuso, opera dell’indimenticabile Maestro Tommaso Pirillo.
Fra questi scaffali è il nostro passato e qui è anche il nostro futuro. Auspichiamo che, nell’imminenza dell’inizio lavori, l’intero patrimonio archivistico venga attentamente tutelato e trasferito con cura in locali adeguati a norma di legge, assicurando altresì la fruizione ai numerosi studiosi locali e non.
Già in passato numerosi archivi pubblici e privati del territorio sono andati colpevolmente dispersi e distrutti. Le nuove generazioni hanno il diritto di conoscere il loro passato e l’Ente pubblico ha il dovere di compiere ogni sforzo per non vedere la storia comune abbandonata fra la carta da macero».
fonte foro:sovraintendenzaroma.it