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A Corigliano-Rossano parte il progetto pilota "Cafè Alzheimer"

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CORIGLIANO-ROSSANO - Parte da Corigliano – Rossano il Cafè Alzheimer, la rete multifunzionale che accoglie in uno spazio informale e rilassato pazienti, caregivers, volontari ed esperti.

«Disposti in cerchio, uno di fronte all’altro, per guardarsi negli occhi, sorridersi, spogliarsi di ogni filtro, raccontarsi e condividere l’esperienza di chi vive a contatto con chi soffre di disturbi della memoria o demenza. Proprio come si fa tra amici, al bar. Promosso dalla Regione Calabria - riporta la nota -, il progetto pilota è stato affidato dal Comune di Corigliano – Rossano all’esperienza della cooperativa sociale I Figli della Luna, guidata dal Presidente Lorenzo Notaristefano, che nella sede di via Pietro Malena, ospiterà gli incontri, per un anno intero, ogni martedì e giovedì mattina.

Il primo degli appuntamenti, al quale hanno partecipato anche l’assessore comunale alle politiche sociali Alessia Alboresi e la responsabile dei servizi sociali Valentina Carucci, ha fatto registrare tanta partecipazione e forte entusiasmo. Il format è stato promosso a pieni voti dal primo momento.

Il Cafè Alzheimer è un luogo dove ci si può incontrare, bere una bibita o un caffè insieme e, grazie al confronto con esperti del settore, ricevere informazioni e trovare punti di contatto tra esperienze simili, in un ambiente non giudicante. Per il familiare è altrettanto importante poter parlare con persone competenti da cui ricevere informazioni su come comportarsi, sul significato della malattia e sulle possibili forme di assistenza attuabili. Lo spazio assistenziale sarà gestito da personale qualificato. Una psicologa coordinatrice, una neurologapiù educatori professionaliun assistente sociale una neuropsicomotricista. Nel progetto tutti i partecipanti sono coadiuvati dagli operatori di base con finalità di mutuo aiuto. I familiari stessi diventano una risorsa per se stessi e per gli altri pazienti e caregiver coinvolti.

L’intera equipe offre le proprie competenze professionali cercando di individuare attività e laboratori che potenzino le loro capacità e risorse residue. La conoscenza della patologia diagnosticata permette loro di comprendere le reali potenzialità psicofisiche ancora presenti nei soggetti malati, di definire obiettivi riabilitativi adeguati e di individuare strumenti idonei al raggiungimento degli obiettivi stessi».

Rita Rizzuti
Autore: Rita Rizzuti

Nata nel 1994, laureata in Scienze Filosofiche, ho studiato Editoria e Marketing Digitale. Amo leggere e tutto ciò che riguarda la parola e il linguaggio. Le profonde questioni umane mi affascinano e mi tormentano. Difendo sempre le mie idee.