Bullismo e cyberbullismo, è una piaga devastante e silente anche nella Sibaritide
In occasione del Safer Internet Day, Patrizia Straface (associazione Mani in Alto): «Fenomeno preoccupante e diffuso anche nel nostro territorio. Occorrno prevenzione e sensibilizzazione»
CORIGLIANO-ROSSANO - Il 7 febbraio è stato il Safer Internet Day, giornata dedicata ai temi di controllo e salvataggio dai pericoli della rete. I giovani rappresentano una delle categorie più a rischio e sicuramente la più vulnerabile, quella a cui si rivolge maggiormente la campagna di sensibilizzazione in atto negli ultimi anni. Di questi temi abbiamo parlato con l’avvocata e docente Patrizia Straface, Presidente dell’associazione “Mani in Alto”, ospite all’Eco in Diretta, il talk della nostra testata condotto dal direttore Marco Lefosse.
«Questa giornata – dichiara Straface - è stata istituita dalla Commissione Europea nel 2004 e viene celebrata ogni anno il martedì della seconda settimana di febbraio. In occasione di questa ricorrenza in tutto il mondo si sensibilizzano i cittadini all’uso responsabile e consapevole del web. Ciò avviene perché internet è una grande opportunità ma anche un posto virtuale in cui si trascorre ormai molto tempo. I ragazzi praticamente vivono in rete. Vivono, se così possiamo definirla, una seconda vita sul web, inconsapevoli dei pericoli che si nascondono dietro a un uso scorretto del mezzo in questione. Una giornata importante soprattutto per la Generazione Z (16-25 anni), che è maggiormente esposta ai pericoli in quanto priva di mezzi per contrastare i pericoli e perché vi trascorre più tempo».
Consapevolezza e prevenzione, quindi. Oggi la rete arriva dovunque e pervade le nostre vite. È presente nei luoghi di formazione, come strumento di supporto alle nuove tecniche di apprendimento, e in tutti gli ambienti che ci circondano per agevolare e rendere smart molte operazioni.
"Mani in Alto" ha proprio questo obiettivo: tutela dei giovani e presa di coscienza dei fenomeni che attraversano la società. E sul grado di incidenza ti tali fenomeni nel nostro territorio Straface afferma: «La problematica non è localizzata ma attraversa la penisola in maniera omogenea. Anche la scuola è ormai orientata al mondo digitale. Si parla tanto di Pnrr e di scuola digitale 4.0. È importante l’azione di prevenzione che associazioni come la nostra portano avanti. Noi lavoriamo molto nelle scuole e crediamo che la strategia migliore sia prevenire e informare i ragazzi dei rischi che si corrono. I ragazzi, esposti anche a scuola alle minacce del web, non sanno che ci sono fenomeni che potrebbero danneggiarli. Questi fenomeni sono ormai molto diffusi».
«Ad esempio – spiega la presidente di Mani in Alto - l’adescamento online è tra i più ricorrenti. I giovani davanti ad un computer o al cellulare pensano di essere indenni dai pericoli esterni ma così non è. Negli incontri che facciamo diamo dei suggerimenti su come muoversi, una sorta di galateo del web da seguire. Un altro fenomeno molto diffuso è il bodyshaming, che fa leva sulla vergogna di sé e del proprio corpo, presi dalla propria immagine estetica. Purtroppo quando non si rispecchiano determinati canoni di bellezza imposti dalla società si viene spesso offesi e derisi. Questi atteggiamenti di bullismo prendono il nome di cyberbullismo proprio perché attacchi e offese avvengono tramite il web. Uno strumento importante per i bulli perché riescono a rendere pubblico e a far viaggiare tutto il materiale verbale e audiovisivo ad una velocità notevole e in tempo reale. E questo ha, di conseguenza, un impatto maggiore sulle vittime. Si parla in questi casi di web reputation, nata con il web ma falsata dallo stesso perché rappresenta la percezione distorta che gli altri hanno del singolo individuo. Per questo è importante anche far capire loro l’importanza della pubblicazione di una foto e delle responsabilità connesse. Tra qualche anno potrebbero vergognarsi di determinate immagini ma resteranno lì e sarà difficile eliminarle».
Il problema sono anche i modelli di riferimento. Influencer, content creator, tiktoker, cantanti, rappresentano per i ragazzi dei veri e propri punti di riferimento poiché racchiudono l’essenza dello stare in rete. Sono loro a costruire, più o meno consapevolmente, un nuovo universo di valori.
«È vero. Qualche giorno fa leggevo gli esiti di un sondaggio fatto da Scuolanet e purtroppo emerge un dato molto preoccupante: da una certa età in poi (16-25) per formare sé stessi prendono in considerazione la rete».
«Quando facciamo questi incontri mettiamo anche in risalto ciò a cui loro non badano: le responsabilità civili e penali. Innanzitutto loro pensano di non essere imputabili, e ciò non è affatto vero perché dai 14 anni in poi si è capaci di intendere e di volere e perciò si risponde direttamente delle proprie azioni, al pari degli adulti. In più puntiamo sul fatto che condividere una foto dal contenuto pornografico senza il consenso di chi compare è tanto grave quanto diffonderla. Spesso i ragazzi pensano che condividerla li renda meno colpevoli, così non è. Per questo li informiamo anche dei reati che sono stati introdotti di recente nel codice penale».
Uno degli aspetti più delicati riguarda la diffusione di materiale pedopornografico: «Come dicevo prima, questi fenomeni sono omogenei. I giovani utilizzano varie app di messaggistica per tenersi in contatto le quali sono completamente fuori controllo. Non tutti i gestori riescono a fornire, anche alle autorità giudiziarie, determinati Ip di provenienza. App tipo Telegram sono invase da foto e file di questo tipo».
Ritornando all’attività di Mani in Alto, da un lato prevenzione e sensibilizzazione dall’altro consulenza specialistica e legale per contrastare il fenomeno. A tal proposito proponete anche un “concorso di idee” il cui vincitore si aggiudica una borsa di studio. C’è bisogno dell’aiuto di molte realtà perché tutto riesca, è un lavoro sinergico: «Sì. Noi lavoriamo molto in rete. Quello che facciamo non potremmo mai farlo da soli e il nostro alleato più importante è la scuola, luogo in cui i ragazzi trascorrono la maggior parte della giornata e dove istaurano i loro rapporti interpersonali. Una rete che si allarga poi agli enti locali e agli ordini professionali. La borsa di studio “Io non bullo”, che quest’anno è alla sua terza edizione, vede in partenariato l’ordine degli psicologi della Calabria, la camera civile degli avvocati di Castrovillari, il patrocinio del consiglio regionale della Regione Calabria e anche dell’assessorato alla Pubblica Istruzione e alle Politche Sociali di Corigliano-Rossano. Cerchiamo di riunire tutte queste professionalità che ruotano attorno a questo tema per offrire un servizio di prevenzione il più completo possibile».
«In più l’associazione, che è di promozione sociale e senza scopo di lucro, mette a disposizione la professionalità dei suoi associati grazie ad uno sportello accessibile a tutti. La borsa di studio è nata proprio grazie agli enti locali e alle istituzioni. Ciò che riscontriamo è una grande sensibilità, soprattutto dei dirigenti scolastici. Le scuole sono direttamente coinvolte perché negli anni hanno dovuto dotarsi di un team di contrasto al bullismo e cyberbullismo, perciò l’attenzione è alta».
È necessario che tutti conoscano quali rischi si corrono navigando in rete. Tutelarsi e agire correttamente è il primo passo per contrastare fenomeni di abuso e violenza. L’uso consapevole degli strumenti digitali ci aiuterà a non diventarne vittime.