Un “legittimo passaggio abusivo”: quella strada comunale piagata da dissesto e disinteresse
Il caso di Ceradonna, nel territorio di Co-Ro. Dopo l’alluvione del 2015 la via montana venne ufficialmente chiusa al traffico perché pericolosa. Un divieto, però, che non rispetta nessuno… nemmeno i navigatori
CORIGLIANO-ROSSANO – Un pericolo costante, una strada sul dirupo, piagata dal dissesto idrogeologico che andrebbe riqualificata e messa in sicurezza. Siamo a Ceradonna, lungo le propaggini della Sila Greca, nel territorio di Corigliano-Rossano. Qui, l’unica strada comunale che collega l’area di costa alla montagna, è stata chiusa a seguito dei danni provocati dall’alluvione del 2015. Frane, smottamenti e quella lingua d’asfalto che per 6 km si inerpica da Ciminata Greco fino alla Piana dei Venti/Zagaria è un vero e proprio pericolo. Che, però, ogni giorno i residenti di quella zona si assumono la responsabilità di correre perché altrimenti resterebbero isolati dal mondo; a meno che non optino di percorrere tutta la interminabile strada interna fino a Rossano centro storico e quindi allo Scalo.
Purtroppo da qualche decennio (conseguenza anche della "incompiuta" riforma del Rio) la soluzione ai problemi della viabilità, quella costantemente inficiata dal dissesto idrogeologico, è solo quella di installare dei cartelli stradali di divieto di accesso e transito e, al più, posizionando dei blocchi di cemento ad inizio e fine del tratto interdetto. Stop. Succede questo a Scala Coeli e Pietrapaola, ma anche sul Pollino e succede, appunto, a Corigliano-Rossano.
Un vero e proprio cimitero di strade e di infrastrutture civili che servono a connettere i territori.
Sulla strada di Ceradonna, nel 2015 vennero apposti i segnali di divieto di transito e piazzati i famosi blocchi, in attesa che qualcuno intervenisse a ripristinare la strada. Di fatto lì, dopo l’alluvione, non è arrivata nessuna ruspa o nessun altro sussulto di buona volontà a rimettere in sicurezza quella che – ribadiamolo – è l’unica via d’accesso alla zona, dove vivono diversi nuclei familiari, dove ci sono tante attività agricole e pastorali, dove insistono numerose residenze stagionali, dove operano alcune attività ristorative e dove – tutti insieme – hanno fatto di necessità virtù. Chiunque, infatti, continua a percorrere quei sei kilometri a suo rischio e pericolo e alle volte anche in modo inconsapevole. E questo perché persino i navigatori satellitari continuano ad indicare la strada come percorribile. Insomma, siamo difronte ad un “legittimo passaggio abusivo”.
E nell’abusivismo, si sa, può avvenire qualsiasi tipo di imprevisto o anche di nefandezza. Quella strada, infatti, non essendo più manutenuta e presidiata, è diventata una discarica a cielo aperto. Soprattutto di materiale inerte e scarti di cantiere. Tutto il percorso è disseminato di calcinacci, amianto, vecchie tubature di plastica e parte di questi materiali è stata utilizzata dagli avventori adottivi della strada per ripianare qualche buca. Insomma, siamo dinanzi ad una situazione di totale abbandono e insicurezza.
Cosa fare? Sicuramente la soluzione immediata non è quella di barricare la strada, piuttosto sarebbe opportuno presidiarla, bonificarla e renderla nel breve tempo percorribile con i dovuti accorgimenti per la sicurezza degli automobilisti.