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La Calabria che non legge, la Sibaritide fanalino di coda d'Italia e d'Europa: così si spiegano tante cose

3 minuti di lettura

CORIGLIANO – ROSSANO – Se leggere è il miglior modo di spostarsi senza viaggiare, allora la Sibaritide è decisamente ferma. Ferma come quei binari che aspettano l’elettrificazione e l’adeguamento per l’alta velocità. Ferma come l’economia che non riesce ad avere la giusta spinta propulsiva e a creare nuovi posti di lavoro che sappiano bloccare la cosiddetta fuga dei cervelli e di tutti quei giovani che, piuttosto che uniformarsi e arrendersi alla condizione stagnante in cui versano i comuni della fascia Jonica, fanno la valigia e tentano la fortuna al Centro-Nord se non addirittura all’estero.

La regione che ha dato i natali a scrittori del calibro di Tommaso Campanella e Corrado Alvaro è una terra che non legge. Fanalino di coda di un’Italia che a sua volta, in tema di lettura, indossa la maglia nera in Europa. Insomma, ultimi tra gli ultimi. Siamo sul podio per un triste primato al quale, se i nostri antenati avessero avuto la macchina del tempo che li avesse potuti catapultare nel futuro, forse non avrebbero mai creduto. Dov’è finito quel guizzo che animava i popoli dei nostri territori crocevia tra Occidente e Oriente? In quali strade si è persa quella sana curiosità che dovrebbe spingere tutti noi, o per lo meno i più giovani, a cercare risposte nei racconti, nelle testimonianze e nelle storie degli altri?

La Calabria, secondo i dati Istat, si piazza all’ultimo posto nella classifica delle regioni col 23,9% di lettori che ha letto in un anno almeno un libro, a dispetto di una media italiana del 41,4%. All’interno di questa fetta scende al 54,7% (55,3% nell’anno precedente) la percentuale di chi ne ha letti almeno tre in un anno, mentre sale al 10,0% (9,8% anno precedente) chi ne ha letti più di dodici.

Ma quanto vale un libro anzi, quello che c’è dietro la cultura del libro, non è certo scoperta di oggi. Allarga gli orizzonti, ci porta in altri mondi pur restando seduti sul divano di casa nostra. E’ occasione di confronto, scoperta e nutrimento per la fantasia. Già, la fantasia…quella cosa schiacciata e a volte brutalmente ammazzata dal bombardamento continuo di immagini perpetrato ai danni della nostra mente da quella scatola a colori dallo schermo sempre più slim.

Al livello statale così come nelle case, quando mancano i fondi si taglia sulla cultura. E sebbene più di qualche uomo di scienza abbia ricordato che un paese che non investe sulla cultura è un paese che non investe sul suo futuro, le istituzioni fanno orecchie da mercante e spesso non solo non investono ma addirittura tagliano. E, a volerla raccontare proprio tutta, spendono soldi in iniziative capaci di sollevare del facile sensazionalismo destinato a sciogliersi nel giro di poche settimane. Ma nulla di più.   

E si taglia sui libri anche nelle case.Quelle della Sibaritide, come del resto di tutto il territorio regionale, risultano essere quelle più povere di libri in tutta la penisola. Tantissime le abitazioni in cui non è possibile trovarne neppure uno. Il 16,4% ne possiede soltanto un numero da uno a dieci.

Ma come ci ricorda l’Istituto Nazionale di Statistica, anche nel 2021 i dati confermano che la lettura continua a essere fortemente influenzata dall’ambiente familiare, i bambini e i ragazzi sono certamente favoriti se i genitori hanno l’abitudine di leggere. Tra i giovani sotto i 18 anni la quota di lettori è pari al 73,5% se leggono sia la madre che il padre, ma scende al 34,4% se entrambi i genitori non sono lettori. In particolare i bambini più piccoli (6-10 anni) sono maggiormente influenzati dalla presenza della sola madre lettrice (il 59,0% legge) mentre dopo i 15 anni si dedica alla lettura il 39,0% dei ragazzi anche se i genitori non hanno questa abitudine. Come si dice: il frutto non cade lontano dall’albero.

Bisogna allora dare l’esempio. Famiglie, associazioni culturali e del tempo libero. La scuola.

Per accendere un lumicino su quella coltre buia e spessa che ammanta giovani e meno giovani del nostro territorio bisogna rinfocolare la curiosità e la voglia di sapere. Di conoscere. E’ attraverso l’informazione, i quotidiani, i saggi, i romanzi, la lettura in generale che è possibile andare oltre il nostro piccolo orticello e volare alto. Scoprire che esiste un’alternativa. La cultura è forse il più potente strumento per tentare di indirizzare il nostro futuro e di affinare quelle capacità critiche che ci possano rendere davvero liberi. Il vero antidoto alla minaccia del popolo bue.

Valentina Beli
Autore: Valentina Beli

“Fare il giornalista è sempre meglio che lavorare” diceva con ironia Luigi Barzini. E in effetti aveva ragione. Per chi fa questo mestiere il giornalismo non è un lavoro: è un’esigenza, una passione. Giornalista professionista dal 2011, ho avuto l’opportunità di scrivere per diversi quotidiani e di misurarmi con uno strumento affascinante come la radio. Ora si è presentata l’occasione di raccontare le cronache e le storie di un territorio che da qualche anno mi ha accolta facendomi sentire come a casa. Ed io sono entusiasta di poterlo fare