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Tribunale di Corigliano-Rossano, nel 2023 potrebbe succedere l'inimmaginabile... C'è sempre speranza

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CORIGLIANO - ROSSANO – Il 2023 secondo l’oroscopo cinese è l’anno del coniglio ma in casa nostra potrebbe diventare l’anno del tribunale. Si, è vero: sono dieci anni – praticamente da quando è stato chiuso e accorpato a Castrovillari – che si parla della necessità di riaprire il nostro palazzo di giustizia, opportunità rimarcata e fortemente caldeggiata da quando Corigliano e Rossano si sono fuse dando vita alla terza città della Calabria. Un ritornello letto e risentito infinite volte, specialmente nelle varie campagne elettorali.

Eppure qualcosa è cambiato.

E’ cambiato che a voler riaprire le 215 sedi distaccate chiuse sotto la guida Monti in nome del risparmio e di un nuovo disegno della geografia giudiziaria, è proprio il Governo recentemente eletto. D’altronde, diverse volte il presidente del consiglio Giorgia Meloni ha manifestato l’intenzione di voler rimettere al centro la giustizia di prossimità riaprendo quelle sedi da sempre baluardo di fiducia nella legge e punti di riferimento indispensabili soprattutto in quelle realtà schiacciate dalla criminalità organizzata.

E poi ci sono quei territori scampati alla riforma del 2012 grazie al decreto Milleproroghe ma che adesso, ad eccezione di un’inversione di rotta dettata dal Governo stesso, dovrebbero adeguarsi a quanto stabilito dall’allora governo Monti e dovrebbero rinunciare a quelle sedi tenute aperte e difese con le unghie e con i denti.

Casi emblematici sono alcuni tribunali della regione Abruzzo che, colpita dal terribile terremoto del 2012, riuscì a mantenere aperti quei distaccamenti che, secondo l’allora ministro della Giustizia Paola Severino, avrebbero dovuto essere accorpati.

Corigliano-Rossano, oltre alla volontà espressa dai politici locali - vedi la mozione parlamentare sul tema del senatore Ernesto Rapani o ancora prima la proposta di modifica normativa avanzata dalla Regione Calabria al Parlamento – adesso può cavalcare la spinta nazionale e contare sull’apertura mostrata dal Governo.

Questa potrebbe essere davvero la volta buona. La riforma che ai tempi venne definita «epocale» dal ministro Severino perché «avrebbe cambiato la geografia giudiziaria del Paese, ferma all' epoca dell'unità d'Italia, quando si girava con le carrozze e non con i treni ad alta velocità» per la Sibaritide si è dimostrata devastante sia per le tempistiche giudiziarie in sé che per l’economia e l’identità del territorio. E, per inciso, ci piacerebbe ricordare all’ex ministro che, come ai tempi dell’Unità d’Italia, Corigliano Rossano è a tutt’oggi esclusa dall’alta velocità e ferma, se non alle carrozze, ai treni interregionali. Tanto vale mantenere almeno il tribunale.

Adesso che siamo la terza città della Calabria, che contiamo su oltre 74 mila residenti, è il momento di puntare i piedi. I dati oggettivi sono dalla nostra parte. Bisogna saper cogliere l’attimo o, meglio, il momento storico. La spinta è nazionale, sono tanti i comuni che adesso, allo scadere del decreto Milleproroghe, saranno costretti a rinunciare al proprio tribunale e sono dunque sul piede di guerra. La situazione è favorevole, il Governo anche. Cosa aspettiamo?

Andiamo a riprenderci quello che è nostro.

 

Valentina Beli
Autore: Valentina Beli

“Fare il giornalista è sempre meglio che lavorare” diceva con ironia Luigi Barzini. E in effetti aveva ragione. Per chi fa questo mestiere il giornalismo non è un lavoro: è un’esigenza, una passione. Giornalista professionista dal 2011, ho avuto l’opportunità di scrivere per diversi quotidiani e di misurarmi con uno strumento affascinante come la radio. Ora si è presentata l’occasione di raccontare le cronache e le storie di un territorio che da qualche anno mi ha accolta facendomi sentire come a casa. Ed io sono entusiasta di poterlo fare