Promesse e illusioni: che fine ha fatto la Diagonale del Mediterraneo? Un progetto da 7 miliardi
Nel 2020 l’ultimo governo Conte aveva messo in piedi un’idea per connettere i porti dello Jonio, dell’Adriatico e del Tirreno meridionali potenziando la linea ferrovia nella direttrice Paola, Sibari, Taranto, Brindisi. Il progetto è finito nell’oblio
CORIGLIANO-ROSSANO – Una nuova linea ferroviaria per il sud che collegasse i porti principali dello Jonio, dell’Adriatico e del Tirreno meridionali. Una grande transmediterranea, da Reggio Calabria a Brindisi, passando per Gioia Tauro, Palmi, Paola, Sibari/Corigliano-Rossano, Policoro Taranto, con fulcro in Calabria. Era questa l’idea dell’ultimo governo Conte, nel 2020, che con i soldi del Recovery fund - quelli che avrebbero dovuto aiutarci ad uscire dal buio della Pandemia - aveva pensato di realizzare una nuova infrastruttura: economica, pulita ma soprattutto utile per togliere dall’isolamento l’area sud orientale.
Era la cosiddetta Diagonale del Mediterraneo: una nuova linea ferroviaria per il sud che sarebbe dovuta da Brindisi verso Salerno, da un lato, e Reggio Calabria, dall’altro.
Il progetto lo avrebbe dovuto realizzare InvestItalia, la struttura che l’allora premier Giuseppe Conte aveva destinato come supporto agli interventi sugli investimenti.
Cosa era nell’idea la Diagonale del Mediterraneo? Si trattava di una lunga rete ferroviaria che, dicevamo, doveva partire da Brindisi verso Taranto, poi in Basilicata con Metaponto, Matera e Potenza e, infine, nella diramazione nord, confluire nella linea ad alta velocità Napoli-Salerno.
L’altra diramazione, verso sud, invece, sarebbe dovuta arrivare sino in Calabria dalla parte settentrionale scendendo lungo la costa ionica per poi attraversare in diagonale la provincia di Cosenza sulla direttrice Sibari-Paola sino ad arrivare a Reggio Calabria, toccando tutte le aree portuali e costiere ed essere così non solo un incentivo alla mobilità pendolare ma anche un grande strumento per il trasporto commerciale.
Tra l’altro, almeno per la tratta calabrese, la Diagonale del Mediterraneo avrebbe dovuto sfruttare il la linea esistente procedendo soltanto al suo raddoppio. La spesa complessiva? 5-7 miliardi di euro da reperire dal Recovery fund.
Che fine ha fatto questo progetto a due anni e mezzo dal suo annuncio? È finito diritto diritto nel dimenticatoio. O meglio, è stato soppiantato da un altro progetto, messo in piedi dal governo Draghi con l’avallo dell’Europa, quello dell’alta velocità ferroviaria Salerno-Reggio Calabria. Tutti persuasi del fatto che collegare più velocemente la Calabria (e quindi anche la Sicilia) al resto dell’Italia fosse la priorità assoluta, dimenticando, però – ancora una volta – che esiste un’altra Calabria ed un altro meridione (quello jonico orientale) che in quanto a mobilità, probabilmente, era e continua a rimanere il più depresso d’Europa.
Il bello (ovvero il brutto!) è che oggi anche quel progetto di Alta Velocità sembra essere impantanato tra veti trasversali e qualche impedimento dovuto anche all’esosità dei costi di realizzazione. Insomma, si è andato a cancellare – probabilmente per sempre – un progetto fattibile come quello della Diagonale del Mediterraneo – che forse poteva mettere d’accordo tutti - per soppiantarlo con un altro molto più osante ma che forse, per quella che era l’idea iniziale, non vedrà mai la luce. Almeno in tempi brevi.