Natale e Capodanno, se non ci fosse stata la fusione quelle piazze sarebbero rimaste vuote (o quasi)
La capacità di Stasi di creare due grandi eventi è anche frutto delle possibilità dategli dall’entità di Co-Ro che ha “costretto” la Regione Calabria a mettere il nuovo comune al pari di Cosenza e Catanzaro nell’erogazione di finanziamenti

CORIGLIANO-ROSSANO – Se ne parla ancora e se ne parlerà per giorni e settimane del grande evento di capodanno di Corigliano-Rossano che ha portato in piazza Le Fosse più di 15mila persone. Non era mai successo prima anche perché prima non c’erano le condizioni che ci sono adesso e non c’era nemmeno l’autorevolezza per farlo. La terza città della Calabria, capoluogo dello Jonio cosentino, al pari di Cosenza e Catanzaro, in qualità e valore delle manifestazioni promosse per la notte di San Silvestro e, ancora prima, per il cartellone natalizio. Non è un caso.
Nel dare valore ad un’intuizione lungimirante dell’Amministrazione comunale, che ha individuato gli artisti e i contenitori degli eventi proposti alla cittadinanza, sicuramente hanno influito due fattori, l’uno consequenziale all’altro: la forza dei numeri demografici della grande Corigliano-Rossano che, di fatto, spianano la strada all’altra condizione, quella economica.
La Regione Calabria, che dapprima aveva individuato proprio la città della Sibaritide come luogo ideale per celebrare il capodanno della Calabria con un grande evento regionale (poi non se n’è fatto nulla), ha dovuto per forza di cose tenere fede a un patto. Lo ha fatto elargendo a Corigliano-Rossano lo stesso “contributo di solidarietà” di circa 100mila euro destinato a Cosenza e Catanzaro per l’organizzazione degli eventi natalizi. Perché una città di 80mila abitanti non poteva essere non considerata. Perché quelle piazze vuote, a Corigliano e a Rossano, avrebbero fatto ancora più rumore di quanto, invece, ne hanno fatto stracolme di gente in festa.
Insomma, una felice congiuntura fatta di autorevolezza (quella acquisita con la fusione da Corigliano-Rossano) e capacità organizzativa degli eventi (quella messa in campo dall’esecutivo Stasi con un bel portafogli a disposizione) che in passato, al tempo delle due estinte città di Corigliano e Rossano, non era nemmeno immaginabile. Appena sei anni fa, il fatto di poter investire 100mila euro dai capitoli comunali per organizzare il cartellone natalizio era pressoché impossibile (questa era suppergiù la cifra per mettere in piedi il cartellone estivo!), così come era impensabile che la Regione potesse mettere sul piatto contributi a iosa (300mila euro nell’ultimo anno solare) per gli eventi culturali e artistici della città.
Certo, bravura degli uffici e dell’Amministrazione comunale nel saper aderire ai bandi proponendo iniziative di valore - non c’è dubbio. Ma anche cifre adeguate alla strategicità della città nel quadro regionale, raggiunta proprio grazie alla fusione. Se ci fossimo ritrovati nello status amministrativo pre 2018 ci saremmo accontentati di qualche evento di piazza animato da bravi artisti locali o da qualche band trapassata, bella e di qualità ovviamente, ma quei titoloni da giornale, quel clamore mediatico, quell’ostentazione di virilità che oggi vede la città della Sibaritide primeggiare sulle altre sorelle calabresi per un Natale e un Capodanno ad altissimi livelli sarebbe stato solo un sogno da marciapiede. Niente più. A felice memoria di chi sostiene che ritornare al passato sia cosa buona e giusta. Per chi? Per cosa?
Lo diciamo da sempre e continueremo a scriverlo fino alla noia: la fusione è uno strumento felice messo in mano ai cittadini e quindi ai delegati del popolo che l’amministrano. Il concerto di Capodanno con Coez a Rossano così come l’evento di Natale con Silvia Mezzanotte a Corigliano sono solo lo sviluppo dello strumento fusione. Bravo Stasi in questa circostanza ad averlo saputo sfruttare al massimo, meno bravo Stasi quando emergono altri problemi di gestione del grande comune.