Il mare d'inverno: un concetto che Rossano non considera. A Corigliano è un'altra storia
I cittadini si lamentano che è tutto chiuso, gli esercenti sostengono che tanto «fuoristagione non viene nessuno». Il cortocircuito che rende il nostro litorale spettrale e senza servizi
CORIGLIANO - ROSSANO - Il mare d’inverno è un concetto che nessuno mai considera. Specialmente a Rossano. Sebbene siamo stati baciati da temperature ben distanti da quelle invernali, tanto da farci parlare di un’estate infinita che adesso, più che nell’inverno, sembra sfociare nella primavera, sul lungomare di Rossano regna la desolazione.
Il sole si fa sentire spesso con prepotenza, le famiglie scelgono di fare qualche passeggiata su Viale Sant’Angelo. Ci sono carrozzine, biciclette e monopattini. Sarebbe bello fermarsi per un caffè. Fare un aperitivo oppure pranzare insieme ad una coppia di amici incontrati per caso passeggiando. Buona idea: ma dove? Persino il giorno dell’Immacolata, quando le temperature hanno sfondato i 20 gradi, sul lungomare è stato inesorabilmente tutto chiuso.
Da una parte i cittadini che si lamentano di questo mare di cui ci ricordiamo soltanto ad agosto. Anche se per molti dopo il 15 è già ora di “chiudersi” allo Scalo o di arroccarsi nella parte alta della città. Dall’altra, gli esercenti che sostengono sia inutile restare aperti perché tanto «fuori stagione non viene nessuno». Eppure il via vai di macchine che la domenica fa lo struscio sul lungomare c’è eccome. Così come ci sono i salutisti che corrono, le mamme che portano i bambini a respirare un po' di iodio e amici che approfittano delle ore più calde per fare una passeggiata. Dov’è il cortocircuito allora?
L’idiosincrasia forse, ancora una volta, sta nella mentalità. In quel concetto che nessuno mai considera per usare le parole della Berté. E anche qui si potrebbero spendere fiumi di inchiostro su quelle località che veramente hanno fatto dell’espressione “estate tutto l’anno” il pensiero che dirige qualsiasi scelta economica e turistica. Da Forte dei Marmi a Senigallia, passando per Fano, la Costiera Amalfitana e anche la stessa Fiumicino. E pensare che il nostro – ad eccezione di quando campeggi, villaggi o aziende agricole aprono “i rubinetti” per scaricare l’impossibile in acqua – è anche un mare pulito.
Possibile che non ci sia verso di invertire la rotta? Non è semplice smantellare concezioni radicate in un territorio che ha sempre ragionato in questo modo. In molti sostengono che chi lavora sul mare si accontenti dei grossi guadagni delle settimane di alta stagione estive per poi riporre i remi in barca e camparci tutto l’inverno. Per la serie chi si accontenta gode. E chi invece, con lungimiranza e cognizione di causa, vorrebbe un coinvolgimento maggiore da parte dell’Amministrazione. Le concessioni balneari, d’altronde, si ottengono attraverso bando pubblico. E allora perché, laddove sia ritenuto possibile anzi auspicabile, non collegare l’assegnazione del lotto con l’impegno dell’aggiudicatario a tenere aperto tutto l’anno o comunque nei periodi di festa? Perché le saracinesche abbassate, purtroppo, non sono soltanto a dicembre.
Il Primo maggio, dove praticamente ovunque è già partita la stagione balneare, sui 17 km di spiaggia rossanesi non puoi prendere nemmeno un caffè (sul lato Corigliano, invece e grazie a Schiavonea si respira tutt'altra aria). Si potrebbe allora pensare a sgravi fiscali e agevolazioni per incentivare chi fosse disposto a vivere e far vivere il mare tutto l’anno, promuovendo la tanto rincorsa destagionalizzazione.
E' proprio vero, chi ha il pane non ha i denti. Impariamo davvero a (ri)partire da quello che abbiamo e a valorizzare questa grande ricchezza che, con orgoglio, gli Antichi Romani definivano Mare Nostrum.