L'FBI sbarca nel Porto di Gioia Tauro, sequestrati i droni in viaggio per la Russia
Bloccati dalla Guardia di Finanza e dall'Agenzia delle Dogane nove container pieni di componenti sofisticate in partenza dal porto calabrese verso il Qatar, per un valore di decine di milioni di euro

REGGIO CALABRIA – Sembra la sceneggiatura di film, ma non lo è. Il Porto di Gioia Tauro si trova in questi giorni al centro di una triangolazione clandestina tra Canada-Italia-Qatar, attraverso la quale venivano spostati droni di alta tecnologia statunitense, la migliore al mondo nella nel settore. Attraverso un giro pindarico, via mare, le apparecchiature venivano trasportate sino in Russia, partendo dal Canada e passando dalla Calabria sino al Qatar.
Queste le rotte confermate dagli analisti dell’intelligence internazionale. Il traffico clandestino è facilmente spiegabile dal fatto che la Russia non dispone dell’alta tecnologia Usa.
Il sequestro, riportato da Repubblica, è avvenuto nel porto calabrese per mano della Guardia di Finanza e dell’Agenzia delle dogane, e consiste in ben 9 container che contenevano materiale, per droni dual use, vale a dire complessi sistemi che contribuiscono alla loro guida e al loro controllo, fabbricati da un’azienda statunitense.
Le componenti, stimate per un valore di decine di milioni di euro, risultano essere molto più importanti per i russi rispetto al drone in sé, in quanto il know-how è altamente sofisticato ed ancora fuori portata dagli scienziati di Putin.
Una squadra dell’Fbi si è recata da Washington a Roma e poi a Gioia Tauro appena il governo statunitense è stato informato dell’accaduto. La partita clandestina era in partenza dal grande porto calabrese e probabilmente, in rotta verso Tartus in Siria.
Un mistero che ancora deve essere chiarito, in cui l’Italia, attraverso il porto di Gioia Tauro si è trovato nel mezzo di un traffico internazionale di enorme portata.