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Referendum Giustizia del 12 giugno: una guida semplice quesito per quesito

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CORIGLIANO-ROSSANO - Questa domenica si voterà per i referendum abrogativi sulla giustizia. I quesiti sono cinque e gli italiani dovranno decidere se abrogare alcune norme presenti nel nostro sistema giudiziario. Ecco un’analisi dei vari quesiti su cui segnare il «Si» o il «No».

Il Primo quesito (scheda rossa) referendario da votare riguarda l’abrogazione della legge Severino. Si tratta di una legge approvata nel dicembre del 2012 su iniziativa di Paola Severino che sancisce l’impossibilità di candidarsi o il decadimento dalla carica per deputati, senatori e parlamentari europei che abbiano riportato condanne definitive per reati contro la pubblica amministrazione particolarmente gravi (terrorismo, mafia ad esempio). Per gli amministratori locali, invece, si prevede la sospensione dalla carica in via automatica anche nel caso di condanna non definitiva. Incandidabilità, ineleggibilità e decadenza dalle cariche scattano anche nel caso di delitti commessi prima dell’entrata in vigore della Severino.

Nel caso in cui il testo fosse abrogato, si tornerebbe alla situazione pre-Severino e l’eventuale decadenza da una carica elettiva sarebbe stabilita come sanzione accessoria da parte di un giudice. Di conseguenza, senza il pronunciamento di un giudice anche un condannato in via definitiva per reati gravi potrebbe candidarsi o continuare a svolgere il suo mandato.

Il Secondo quesito (scheda arancione) ha come argomento la limitazione delle misure cautelari. L’obiettivo dichiarato dei promotori dei referendum è quello di limitare l’applicazione delle cosiddette misure cautelari personali. Parliamo delle misure che un giudice può ordinare, su richiesta del pubblico ministero, nei confronti di persone non ancora condannate in via definitiva, anche in attesa del primo giudizio.

Ovviamente, non si eliminerebbe l’istituto della custodia cautelare, ma se ne restringerebbe il campo di applicazione, limitandone di fatto l’utilizzo ai casi in cui sussista il concreto e attuale pericolo che la persona commetta “gravi delitti con uso di armi o di altri mezzi di violenza personale o diretti contro l'ordine costituzionale ovvero delitti di criminalità organizzata”. A essere cancellata sarebbe la possibilità di motivare la custodia cautelare con il solo pericolo di reiterazione di delitti della stessa specie di quello per cui si procede.

Il Terzo quesito (scheda gialla) ha come tema la separazione delle funzioni dei magistrati, ovvero l’abrogazione delle norme in materia di ordinamento giudiziario che consentono il passaggio dalle funzioni giudicanti a quelle requirenti e viceversa

Le funzioni dei magistrati si dividono in giudicante o requirente, per cui lo stesso magistrato può ricoprire nel corso della sua carriera sia la funzione di giudice che quella di pubblico ministero. La legge consente fino a quattro cambi di funzione, anche in virtù del fatto che esiste un unico percorso di formazione per i magistrati, che dunque hanno le competenze per accedere a entrambi i ruoli.

Con la vittoria del Sì al referendum, un magistrato dovrebbe scegliere se esercitare la funzione giudicante o quella requirente, La scelta di un percorso unico di formazione risponde alla necessità di preservare l’unità della magistratura sopra ogni cosa, in modo da non indebolirla come istituzione. Allo stesso tempo, sono in molti a ritenere che la possibilità di passare da un incarico all’altro determini un problema di credibilità e imparzialità di un magistrato, introducendo l’idea di una contiguità tra l’attività della parte che accusa e quella di chi giudica.

Il Quarto quesito (scheda grigia) da dover votare riguarda la composizione del Consiglio direttivo della Corte di cassazione e dei consigli giudiziari, nonché funzioni dei membri laici

Si parla, essenzialmente, della valutazione dei magistrati, delle modalità con cui vengono giudicati e sanzionati. La legge stabilisce che a farlo siano organi ausiliari del Consiglio Superiore della Magistratura, appunto i consigli giudiziari (per la Suprema Corte e la Procura Generale, invece, tocca al Consiglio direttivo). La loro composizione è mista: ci sono membri togati (ovvero i magistrati eletti sul territorio, il procuratore generale e il presidente della Corte di Appello) e membri laici (professori universitari e avvocati), in un numero che dipende dalla grandezza del distretto giudiziario.

I magistrati sono valutati solo da altri magistrati, mentre ad avvocati e professori universitari spetta esclusivamente una mera funzione di supervisione. Se vincesse il Sì, invece, ai membri laici sarebbe consentito di partecipare alla valutazione dell’operato dei magistrati.

Quinto e ultimo quesito (scheda verde)  prevede una votazione in merito all’elezione dei componenti togati del Csm. Attualmente per candidarsi a essere eletto nel Csm, l'organo di autogoverno della magistratura, occorre presentare almeno 25 firme di colleghi magistrati.

Se vincesse il Sì, quest’obbligo scomparirebbe e non servirebbero firme per presentare la propria candidatura. I sostenitori del referendum ritengono questo passaggio essenziale per limitare il peso delle correnti, anche nella fase di individuazione dei candidati. In aggiunta, le firme potrebbero essere interpretate come un sostegno esplicito prima del voto, ulteriore segnale dell’influenza delle correnti. Di contro, c’è chi fa notare che le firme costituiscono una base minima di sostegno alla candidatura, sottolineando l’improbabilità dell’elezione di un magistrato che non sia riuscito a raccogliere un numero minimo di sottoscrizioni dai colleghi.

Votare è un diritto degli italiani, ma lo è anche essere informati con precisione sulle decisioni da prendere, in modo da poter votare in modo consapevole e senza indecisioni.

di Martina Garofalo - stagista Università La Sapienza

Redazione Eco dello Jonio
Autore: Redazione Eco dello Jonio

Ecodellojonio.it è un giornale on-line calabrese con sede a Corigliano-Rossano (Cs) appartenente al Gruppo editoriale Jonico e diretto da Marco Lefosse. La testata trova la sua genesi nel 2014 e nasce come settimanale free press. Negli anni a seguire muta spirito e carattere. L’Eco diventa più dinamico, si attesta come web journal, rimanendo ad oggi il punto di riferimento per le notizie della Sibaritide-Pollino.