Da domani chiude l’impianto di Bucita (pubblico): i rifiuti andranno all’estero passando da un privato
Il gioco perverso e misterioso dell’Ato Cosenza (e di tutti i comuni) che non ha soldi, che non riesce ad aprire una discarica ma che invece trova il doppio delle risorse per smaltire la “monnezza” in Svezia
CORIGLIANO-ROSSANO – Da domani l’impianto consortile di Bucita, l’unico impianto pubblico gestito dall’Ato Cosenza, chiuderà i battenti. E questo per due specifiche ragioni. La prima è che il gestore del sito non ha a disposizione una discarica dove poter portare gli scarti; la seconda è che lo stesso gestore (la Ekrò) è quasi sul lastrico perché la solita Ato Cosenza gli deve una cifra di poco superiore ai 2,5milioni di euro per i servizi effettuati da giugno 2021 a oggi.
Quindi, si chiudono i cancelli di Bucita ma non dovrebbero sentirsi più di tanto – almeno questo si spera – gli effetti di un’emergenza rifiuti per le strade. E questo perché la soluzione è da tempo pronta. La “monnezza” della Sibaritide sarà portata presumibilmente in un impianto privato a disposizione dell’Ato Cosenza (forse Calabria Maceri di Rende) per poi essere impacchettata e spedita all’estero, presumibilmente in Svezia, una delle nazioni più pulite ed ecologiche d’Europa dove i rifiuti diventano risorsa.
Un paradigma che in Calabria, invece, non si riesce proprio ad attuare. Mentre accadono cose di difficilissima comprensione come quella, appunto, di non riuscire ad aprire una discarica (o mettere a pieno regime il termovalorizzatore di Gioia Tauro) o, peggio, di non trovare i soldi per pagare il gestore dell’impianto pubblico di Bucita, portandolo quasi al fallimento. Al contrario, si impegnano risorse per pagare un soggetto privato che sa come sbarazzarsi dei rifiuti.
Non sappiamo quanto varia il costo dei conferimenti dal pubblico al privato e se questo gioco, apparentemente perverso e misterioso, sia conveniente per i cittadini. Una cosa però la sappiamo: mentre il prezzo a tonnellata per conferire i rifiuti nell’impianto di Bucita è normato dalla tipologia del rifiuto (più i comuni hanno una differenziata spinta meno pagano), con il privato questo metodo salta e si paga sostanzialmente “a consumo”. Non è un caso che a causa di questo sistema, quello di “impacchettare i rifiuti” e spedirli fuori regione, già sperimentato lo scorso anno, molti comuni dello Jonio cosentino sono stati costretti a inviare bollette della Tari fuori dalle orbite.
E, a proposito, c’è da anche dire che il “servizio postale internazionale della monnezza” nei mesi scorsi era stato affidato proprio al gestore di Bucita che lo aveva garantito come prestazione opzionale ai comuni consorziati. Ma anche in questo caso, pare che i municipi abbiano fatto l’ennesimo grande pacco all’azienda, aumentando il debito e non versando nemmeno un euro.
Cosa accadrà nei prossimi mesi nessuno lo sa. L’incertezza è tanta anche perché dai tavoli dell’Ato Cosenza, dove siedono i comuni del territorio provinciale, tantomeno dall’Aro della Sibaritide dove la voce grossa la fa il comune di Corigliano-Rossano, non si intravedono soluzioni. Dal momento che nessuno ha il coraggio di parlare di nuove discariche o ha soluzioni concrete per chiudere sul territorio il ciclo dei rifiuti con una raccolta differenziata degna di questo nome e una gestione degli scarti a impatto zero.