Una stagione teatrale bellissima e di grande valore ma… divisiva
Ancora una volta si è persa l’occasione per dare valore all’idea di città unica. Che senso ha proporre uno spettacolo doppio a Corigliano e Rossano? Non sarebbe stato meglio avere più eventi e consentire l’interscambio sociale tra le due comunità?
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CORIGLIANO-ROSSANO – Finalmente un po’ di normalità. A Corigliano-Rossano si ritorna a teatro con una nuova stagione artistica di altissimo pregio, messa in piedi per volontà dell’assessore alla Cultura Alessia Alboresi con il supporto delle Pro Loco di Rossano e Corigliano e sotto la direzione artistica di Antonio d’Amico. Quattro spettacoli di caratura nazionale che però sarebbero potuti essere 8. Anzi, otto in realtà lo sono per una scelta discutibile e divisiva.
Infatti, resta incomprensibile la decisione – credo politica – di proporre lo stesso spettacolo in due date differenti: una a Corigliano e l’altra a Rossano. Una linea di demarcazione netta tracciata ancora con più decisione attraverso la campagna abbonamenti. Infatti, è possibile acquistare il ticket unico per i 4 spettacoli per il teatro “Valente” oppure per il “Paolella”. Senza possibilità di interscambio. Proprio come se i cittadini dei due centri urbani non possano incontrarsi. Forse per paura di contaminazioni, dato che siamo in periodo di pandemia?
Ci auguriamo non siano queste le motivazioni. Anche se, a dire la verità, non ne troviamo delle altre. A meno che non si pensi per davvero, più o meno inconsciamente, di continuare a fare di tutto per abiurare la fusione, per boicottarla, continuando a tenerla solo come freddo atto amministrativo, subìto dalla classe politica di governo.
Non era forse più semplice e logisticamente conveniente organizzare due spettacoli al “Valente” e due al “Paolella”? magari prevedendo anche delle repliche, con un unico abbonamento in modo da mettere gli spettatori delle due comunità nelle condizioni di vivere a pieno sia l’uno che l’altro centro storico. Si sarebbe fatta una bellissima e utilissima azione di conoscenza e coscienza del territorio.
Ecco perché si è persa un’occasione d’oro, proprio in questo momento storico in cui la gente è alla ricerca spasmodica di normalità e socialità, di creare un’opportunità per mettere insieme i due popoli. In questo modo, con questa soluzione, ognuno rimane nel suo guscio. Si pensi ai bambini che parteciperanno agli eventi (e mi auguro siano in tanti); non sarebbe stato bello che in questa occasione avessero avuto la possibilità di incontrare, conoscere, confrontarsi con i loro coetanei d’oltre Cino?
A cosa serve, allora, l’indirizzo politico se l’intuizione e la volontà devono essere solo una prerogativa dei cittadini? Perché il Comune rimane così passivo ad iniziative che possano creare incontri tra le due comunità?
Il fatto è che potremmo anche derubricare questa circostanza nell’elenco delle “sviste” e di altre possibili e legittime scuse. Però la perplessità si fomenta e quando metti in fila più “circostanze”, più “eventi simili” che portano a pensare che qui si stiano amministrando ancora due città senza una visione unica, beh, allora quella perplessità diventa certezza.
Ma non è che si sta facendo ancora il gioco di chi vede Corigliano e Rossano come due realtà a sé stante?