16 ore fa:Incidente mortale a Toscano, conferito incarico per accertamenti tecnici irripetibili
9 ore fa:Ad Acquaformosa l’emergenza idrica dura da mesi «e l'Amministrazione pensa al folklore»
11 ore fa:Rocca Imperiale, iniziati i lavori per la realizzazione del nuovo campo sportivo
15 ore fa:Il Pd di Co-Ro punta su «condivisione e partecipazione»
8 ore fa:Sindaci protagonisti: tra chi protesta per la sanità, chi "sfila" e altri che si preparano a cedere il posto
13 ore fa:A Castrovillari la presentazione del libro "15 donne" di Francesco Russo
12 ore fa:Si arricchisce il patrimonio libraio dell'Istituto Erodoto di Thurii di Cassano
14 ore fa:L'Asp di Cosenza recluta Fisioterapisti con Partita Iva, insorgono i Fisioterapisti idonei in graduatoria
7 ore fa:Dal silenzio del convento al palcoscenico globale: la Calabria e il vino a Parigi
10 ore fa:Cassano, a marzo riapriranno al pubblico le Grotte di Sant'Angelo

In Calabria c’è un monumento in ricordo delle “spose del Sud richieste dal Nord”. Ecco dove

2 minuti di lettura

CORIGLIANO-ROSSANO - «Nel 1966, quando in pieno boom economico e emigratorio dal nostro meridione milioni di persone si sono trasferite al centro-nord Italia, il bravo cantautore genovese Bruno Lauzi (1937-2006) ha pubblicato la bella canzone “La donna del sud”. Parla proprio di una emblematica “Maria” … più o meno come la Maria dello sceneggiato di Rai Uno in tre puntate “La Sposa” di cui è andata in onda la prima, domenica sera 16 gennaio, suscitando, com’era prevedibile, una marea di polemiche ma anche di apprezzamenti (con ben 6 milioni di spettatori e uno share assoluto del 26,8%)».

È quanto si legge in una nota stampa dell’associazione culturale Amici della Calabria di Domenico Lanciano. In questo testo si evince come, quello che è andato in onda sulla Tv nazionale, non sia un film frutto di pura e semplice fantasia, ma un'opera che ricostruisce e ripercorre una delle tante storie che realmente hanno segnato per un periodo tutto il Sud d’Italia, Calabria inclusa.  

Nel 2015 la casa editrice calabrese Rubbettino pubblica “Ti ho visto che ridevi”, quello che secondo Lanciano è «un accorato e drammatico romanzo tratto dal vero, cui probabilmente si potrebbero essere ispirati gli autori della fiction di Rai Uno. Tale libro, firmato da Lou Palanca narra appunto di una donna che, proveniente da Riace di Calabria, è richiesta in sposa da un allevatore e agricoltore delle Langhe (vasto territorio nelle province di Asti e Cuneo). Nella prefazione di tale opera, Carlo Petrini (famoso promotore di “Slow Food”) afferma che le Langhe sono state addirittura “salvate” proprio dalle “calabrotte” cioè dalle ragazze calabresi che, andate in sposa ai giovanotti della ruralità piemontese, hanno contribuito in modo determinante al progresso demografico ed economico di quella parte del nord padano divenuto marchio internazionale».

Dunque il film trarrebbe ispirazione da questo romanzo? Forse. Ma Lanciano fa anche una seconda ipotesi.

«Ma è anche probabile – scrive - che l’idea per una fiction sia venuta alla Rai da un’intera campagna di informazione fatta pure a livello nazionale dall’Università delle Generazioni che, nel febbraio 2021, ha fatto circolare, su innumerevoli siti e giornali web e cartacei, una propria documentata dissertazione proprio sulle ragazze (vergini e forti, mansuete e grandi lavoratrici), non solo calabresi ma meridionali in genere (portando delle storie raccontate dalle protagoniste), allegandovi seri studi sociologici universitari di notevole importanza».

Storie reali, non troppo lontane nel tempo, delle quali rimangono anche alcune tracce monumentali come «il piccolo monumento alla sposa del sud, realizzato nel gennaio 2021 dallo scultore Gianni Verdiglione proprio alla parete esterna della casa di una di queste ragazze, sita alla Via Regina Margherita di Badolato Superiore. Tale monumento è una delle tante “pietre parlanti” che Verdiglione ha fabbricato in numerose via e piazze di quel borgo antico. In tale pietra parlante viene ricordato il matrimonio avvenuto il 25 agosto 1979 tra Luciano Gambaretti, agricoltore veronese, e la badolatese Giuseppina Carnuccio come esempio di quando gli uomini padani cercavano moglie nel sud Italia: “Vinna nu bellu giuvanottu da campagna ‘e Verona e sa levàu” ovvero “è venuto un bel giovanotto della campagna di Verona, l’ha sposata e se l’è portata via”».

«Qualsiasi sia l’ispirazione di partenza del racconto televisivo in corso, sta di fatto che le centinaia di migliaia di donne del Sud (che hanno “fecondato” il centro-nord Italia) meritano una memoria evidente e seria, come possono essere i monumenti e gli studi universitari. Ma anche campane. Infatti è giunta notizia che la Pontificia Fonderia di Campane Marinelli di Agnone del Molise sta per realizzare proprio la “Campana Spose del Sud” a ricordo di quante hanno lasciato le loro calde e soleggiate case per riempire quelle degli altri, nel lontano, nebbioso e freddo nord padano, affrontando innumerevoli sacrifici e privazioni, spesso pure razzismo e violenze di ogni genere. Come Rai racconta in questa “fiction-monumento” alle donne del Sud» conclude lo studioso.

Giusi Grilletta
Autore: Giusi Grilletta

Da sempre impegnata in attività per il prossimo, è curiosa, gentile e sensibile. Laureata in Scienze Umanistiche per la Comunicazione, consegue la magistrale in Teoria e Metodi per la Comunicazione presso l’Università degli Studi di Milano. Consegue una seconda laurea magistrale in Pedagogia per ampliare le sue conoscenze. Ha lavorato presso agenzie di comunicazione (Lenin Montesanto Comunicazione e Lobbing) e editori calabresi (Falco Editore). Si è occupata di elaborare comunicati stampa, gestire pagine social, raccogliere e selezionare articoli per rassegne, correggere bozze e valutare testi inediti. Appassionata di scrittura, partecipa a corsi creativi presso il Giffoni Film Festival e coltiva la sua passione scrivendo ancora oggi racconti (editi Ilfilorosso) che trasforma in audio-racconti pubblicati sul suo canale YouTube. Ama la letteratura, l’arte, il teatro e la cucina.