Follia al "Rizzo": divelte e rubate le magliette commemorative di Gianni Beschin
Un gesto folle e senza un apparante significato logico avvenuto nella notte tra domenica e lunedì scorsi. La dirigenza, lo staff tecnico, la squadra e i tifosi della Rossanese sono increduli: «Chi è responsabile si vergogni»

CORIGLIANO-ROSSANO - A volte nella nostra società che si dice moderna, evoluta e civile accadono cose no sense. Avvenimenti a cui è difficile, se non impossibile dare una risposta. Una di queste è avvenuta nella notte tra domenica e lunedì scorsi, allo stadio comunale "Stefano Rizzo" nell'area urbana di Rossano. Non si sa chi - ma sicuramente sono dei cretini patentati - si è preso la briga di entrare nella struttura sportiva nel cuore della notte e fare sfregio delle magliette commemorative di Gianni Beschin. Proprio la società rossoblu, il 26 settembre scorso, nel giorno dell'esordio degli elefantini davanti al pubblico amico, avevano deciso di ricordare la memoria del direttore generale della società, prematuramente scomparso il 12 febbraio del 2021. Alla cerimonia c'erano tutti, i familiari dell'allora arbitro internazionale poi dirigente bizantino, tutta la società, gli ultras, i tifosi e i calciatori.
In mezzo a loro campeggiavano delle maglie commemorative sulle quali era riportata la scritta "Gianni, sei la nostra Eccellenza". Un gesto simbolico, d'affetto che racchiudeva il grande carattere della compagine che in un coro unanime aveva voluto rendere omaggio al suo dirigente dedicandogli questo pensiero. Si era fatto di più. Nei giorni successivi la società aveva deciso di mettere in una teca le maglie per poi affiggerle sulla parte alta della Tribuna Crosetto a memoria di questo legame d'affetto con Gianni Beschin. Bene, quelle maglie sono sparite. E non si capisce perché e per mano di chi.
«Siamo esterrefatti - dicono oggi dalla società della Rossanese - e non abbiamo parole per definire questo gesto che coglie tutti di sorpresa. Non riusciamo a coglierne le ragioni, non riusciamo a capire perché tanta cattiveria, ma soprattutto sono tre giorni che ci interroghiamo sul perché». Un gesto folle, senza alcun senso logico che va condannato sia perché viola il rispetto sacro verso una persona che non c'è più, ma soprattutto perché mina nelle fondamenta i valori del rispetto e della lealtà.