Sabato sera Corigliano-Rossano scenderà in piazza contro la criminalità
"A Corigliano-Rossano non attacca" questo lo slogan del sit-in che si terrà in piazza San Bartolomeo alle 19.30, promosso dall'Amministrazione comunale, dalla Dicoesi, dai sindacati e dalle forze sociali e politiche della città
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CORIGLIANO-ROSSANO – “A Corigliano-Rossano non attacca” sui terrà il prossimo sabato 31 luglio, alle 19.30, in piazza San Bartolomeo a Rossano centro storico la manifestazione promossa dall’Amministrazione e dal Consiglio comunale di Corigliano-Rossano, dalla Diocesi di Rossano-Cariati, dai sindacati, dalle forze politiche e sociali della città per gridare lo sdegno contro l’escalation criminale che negli ultimi tempi ha interessato proprio il comprensorio rossanese.
Ci si attende una risposta forte da parte della popolazione che, attraverso un volantino che in queste ore sta facendo il giro delle vie e delle piazze della grande città della Sibaritide, è stata chiamata con forza ad aderire al sit-in che si terrà in un luogo simbolo della città alta.
«È necessario un momento di risposta collettiva della comunità – questo il commento del segretario della Cgil Sibaritide Pollino Tirreno, Giuseppe Guido – è la città che reagisce ad una serie di eventi criminali e ’ndraghetistici. È esigenza della società civile “sana”, che si oppone fermamente e dice no a tutte le mafie. Fuori dalla città di Corigliano Rossano, dal nostro territorio ogni forma di violenza, di sopruso, di illegalità e stop alla criminalità».
«L’idea della manifestazione – spiega la presidente del Consiglio comunale, Marinella Grillo – è nata a seguito degli ultimi avvenimenti criminali, epilogo di una lunga serie di episodi per i quali non possiamo rimanere silenti. Non rimarremo alla finestra e sabato scenderemo in piazza con una maglietta bianca e degli striscioni al seguito. Ci saranno la società civile, i sindacati, la chiesa, l’amministrazione, il consiglio comunale. Saremo vicini alla cittadinanza che in questo momento si sente abbandonata e chiederemo una maggiore presenza dello Stato da tradursi con l’elevazione del commissariato a distretto di polizia, come auspicato dopo la fusione, perché una città di 80mila abitanti e con questa recrudescenza criminale non può rimanere presidiata da solo una cinquantina di poliziotti e dalle compagnie dei carabinieri».