7 ore fa:Nella Città dell'Olio (inesistente) è iniziata la molitura della leucocarpa
12 ore fa:Tra tradizione e innovazione, conclusi i tre giorni della sesta edizione di AgriTerranova
7 ore fa:La Vignetta dell'Eco
12 ore fa:Tragico incidente a Roma: morta una studentessa di Mandatoriccio
8 ore fa:L'Accademia musicale Gustav Mahler di Trebisacce inaugura l’anno accademico
12 ore fa:A Castrovillari la presentazione del libro “Attenzione ai coccodrilli” di Michele Messina
8 ore fa:Fate fare pace a quei due… altrimenti è la fine
11 ore fa:Cassano, il Centro per l'impiego è sotto organico. «Scongiuriamo la chiusura»
10 ore fa:Campo di internamento di Ferramonti, la storia dell'artista Fingesten che insegnò pittura en plein air ai bambini figli dei detenuti
10 ore fa:Crosia festeggia i 150 giorni di Amministrazione Aiello con «meno debiti e più servizi»

Quelle strade dell'Opera Sila così utili e oggi dimenticate da tutti: la Macrocioli-Fossiata è un pericolo

2 minuti di lettura

LONGOBUCCO – Quelle strade figlie di nessuno, così importanti per la valorizzazione della Sila greca ma anche così prossime a sparire. Ce ne sono due in particolare che solcano la terra della Calabria del Nord Est verso il cuore verde della Calabria. Stiamo parlando della strada Rinacchio-Patire e della strada Macrocioli-Fossiata.

Due arterie importantissime per il turismo, per la connessione delle popolazioni dell’entroterra, per meglio presidiare il territorio che percorrono. Eppure destano in una condizione di vergognoso abbandono e la manutenzione ordinaria, ormai, non si fa più da decenni. Precisamente da quando entrò in vigore la riforma Del Rio sul dimensionamento della Province.

Perché fu proprio la Provincia di Cosenza a prendersi cura di quelle strade nel corso degli anni, pur non essendone titolare. All’epoca c’erano i soldi e non si andava tanto per il sottile – come invece si fa ora per forza di cose – su chi fosse o meno titolato a mettere le mani su un’arteria viaria.

Il problema (o la fortuna) è che quelle due strade, come tante che attraversano l’entroterra calabrese, furono costruite nella seconda metà del secolo scorso da quella grande realtà che fu “L’opera Sila”. Tanti operai forestali come brave e composte formiche misero su tantissime infrastrutture di tutela e salvaguardia del territorio: strade, terrazzamenti, consolidamenti di frane, canalizzazioni d’acque, ponti ed edifici. Ora, però, il sudore di quelle braccia rischia di perdersi per sempre. Nonostante le opere messe in piedi siano, ancora oggi, indispensabili per il territorio.

L’esempio più eclatante è la strada di Macrocioli-Fossiata. Basta accedere a Google-maps o ad un qualsiasi navigatore stradale per capire quanto importante sia questa arteria per collegare l’area costiera al cuore della Sila. Eppure quella strada non ha un nome ufficiale, non ha una toponomastica. È figlia di nessuno.

Ciononostante è la strada più trafficata, quasi il doppio della parallela gemella, la Statale 177 “Silana rossanese” che da Longobucco sale fino a lago Cecita e poi fino a Camigliatello. È più trafficata perché più corta: 16,2 km da Macrocioli a contrada San Giovanni Paliato; rispetto ai 25,9 km lungo statale per collegare gli stessi due punti. Insomma, quella che dovrebbe essere la strada principale rimane abbandonata a se stessa. L’altra invece – che in pochi ormai percorrono – gode del privilegio di essere una statale. Poi che nessuno la percorra, poco importa.

Paradossi burocratici che creano disagi. Disagi che aumentano e si moltiplicano se a metterci lo zampino sono le aziende di servizi. La strada di Macrocioli-Fossiata, essendo più corta, è anche quella utilizzata per far transitare i cablaggi delle diverse reti (telefoniche, idriche, elettriche). Di recente, uno di questi lavori eseguiti lungo la direttrice “figlia di nessuno” ha lasciato per tutto il tragitto un solco a centro carreggiata che, a fine lavori, si è pensato bene di coprire solo con del cemento. Risultato: le acque autunnali e la neve invernale (che li cade copiosa) ha portato via cemento e inerti facendo diventare quella via una vera e proprio mulattiera impercorribile.

Chissà cosa penseranno i turisti - che in questi giorni sono ritornati ad affollare la Sila e che trovano proprio nella strada Longobucco-Macrocioli-Fossiata una delle principali vie d’accesso alla grande selva calabra - alla vista di quell’obbrobrio di incuria e abbandono. Non vogliamo immaginarlo, ma che almeno questo serva a far capire alle istituzioni (regionali e provinciali in primis) che quella strada ha bisogno di un intervento urgente e immediato. Prima che si cancelli anche dalle mappe!   

 

Marco Lefosse
Autore: Marco Lefosse

Classe 1982, è schietto, Idealista e padre innamorato. Giornalista pubblicista dal 2011. Appena diciottenne scrive alcuni contributi sulla giovane destra calabrese per Linea e per i settimanali il Borghese e lo Stato. A gennaio del 2004 inizia a muovere i passi nei quotidiani regionali. Collabora con il Quotidiano della Calabria. Nel 2006 accoglie con entusiasmo l’invito dell’allora direttore de La Provincia, Genevieve Makaping, ad entrare nella squadra della redazione ionica. Nel 2008 scrive per Calabria Ora. Nell’aprile 2018 entra a far parte della redazione di LaC come corrispondente per i territori dell’alto Jonio calabrese. Dall’1 giugno del 2020, accoglie con piacere ed entusiasmo l’invito dell’editore di guidare l’Eco Dello Jonio, prestigioso canale di informazione della Sibaritide, con una sfida: rigenerare con nuova linfa ed entusiasmo un prodotto editoriale già di per sé alto e importante, continuando a raccontare il territorio senza filtri e sempre dalla parte della gente.