Sanità, la prima emergenza è la mancanza di programmazione. C'è un abisso tra il mondo reale e l'apparato organizzativo
Il sindaco di Corigliano-Rossano, Flavio Stasi, intervenuto al Caffè dell'Eco ha ribadito quest'altro profondo gap che sarebbe alla base dell'emergenza sanitaria regionale
CORIGLIANO-ROSSANO - Sanità, la prima emergenza in Calabria e, di riflesso, sui territori è la programmazione. Ne è convinto il sindaco di Corigliano-Rossano, Flavio Stasi, che stamattina ai microfoni de il Caffè dell’Eco (rivedi qui la puntata) ha messo altra carne sul fuoco del grande braciere – è proprio il caso di dire – dell’emergenza sanitaria che ormai da decenni imperversa nella nostra regione. E che la pandemia non ha fatto altro che amplificare.
«Ho già chiesto un incontro al nuovo commissario La Regina – ha preannunciato all’Eco il primo cittadino della terza città della Calabria - per proseguire un confronto che, con chi c’è stato prima di lui, non sempre è stato scontro».
Ed è proprio a questo proposito che Stasi fa leva sul chiavistello della disorganizzazione e della mancata programmazione che genererebbe la maggior parte delle disfunzioni del sistema sanità calabrese. Si veda, ad esempio, quello che è successo con i reagenti per processare i tamponi anti-covid che “di punto in bianco” sono venuti a mancare al laboratorio dello spoke cittadino e tutto il sistema è andato in tilt.
«Anche la situazione dei tamponi – spiega Stasi - ha dovuto pagare la discontinuità dei commissari che restavano in carica pochi mesi, con un tira e molla continuo. Personalmente preferisco avere a che fare con un commissario con cui litigare ogni giorno, ma che sia in sella per tre anni, quattro o cinque anni. Significherebbe avere continuità».
Stasi non lesina una tirata di orecchie: «C’è un po’ di disattenzione». E il richiamo è ad un’altra vicenda grottesca avvenuta di recente negli ospedali di Corigliano-Rossano: un topo nel distributore automatico di merendine al “Compagna”. «Da questo punto di vista – dice Stasi - c’è bisogno di maggiore attenzione della governance dell’azienda sanitaria e della direzione dello Spoke». Quella governance ospedaliera che – a dire la verità – ai più sembra un ologramma buio: qualcosa che c’è ma non si vede e nemmeno si percepisce.