Corigliano-Rossano, il Tar Calabria dà ragione alle mamme: le scuole non andavano chiuse
I giudici hanno richiamato la condotta illegittima del sindaco che «non ha tenuto in nessun conto delle minuziose (e costose) misure adottate dalla Scuola»
CORIGLIANO-ROSSANO – Arriva un’altra sentenza del Tar Calabria, un’altra sentenza che dichiara illegittima una decisione assunta dal sindaco di Corigliano-Rossano. Questa volta al centro del contendere l’ordinanza di chiusura delle scuole primarie e secondarie di primo grado nei giorni precedenti al Natale (dal 9 al 22 dicembre per l’esattezza).
Il tribunale amministrativo, con sentenza pubblicata oggi, ha di fatto revocato il dispositivo sindacale (ordinanza n.204/2020) pur essendosi già consumati tutti i suoi effetti.
In realtà i giudici amministrativisti hanno bacchettato la condotta di Flvio Stasi che – ricordiamo – a dicembre chiuse le scuole dopo che negli istituti di Corigliano-Rossano era stata riscontrata la presenza di ben 19 studenti positivi al Covid-19. Una motivazione giudicata, però, troppo debole per giustificare l’entità del provvedimento ma anche inconsistente dal punto di vista scientifico.
«I dati riportati – si legge nel dispositivo del Tar Calabria - per la loro debolezza non giustificano l’intervento aggravativo del Comune in quanto: 1 ) la prima indicazione del Dipartimento di prevenzione è di data sconosciuta e quindi priva di attuale valenza, ed in più generica in quanto non apporta un dato di specifico rischio territoriale, ma, piuttosto, costituisce una mera valutazione di opportunità delle Asp di chiusura “precauzionale” che va a sovrapporsi a quelle già compiute dalla Autorità statale sulla base di dati specifici e di valutazioni tecniche del Comitato tecnico scientifico, del Ministero della salute e dell’Istituto superiore di sanità, 2) il dato di 19 contagi non è specificato nell’arco temporale di manifestazione risulta esiguo in rapporto all’intera popolazione scolastica di circa 12.000 allievi».
Non solo, le motivazioni dei giudici vanno oltre e richiamano una condotta amministrativa contrastante anche con le direttive nazionali. In quel periodo in cui Corigliano-Rossano decise di chiudere le scuole e lasciare i bambini a casa con la didattica a distanza la Calabria era dichiarata Zona Arancione. Una condizione che, invece, ancora oggi, consente la didattica in presenza.
«Il Sindaco non ha, altresì, tenuto in nessun conto – scrivono ancora i giudici catanzaresi - delle minuziose (e costose) misure adottate dalla Scuola proprio per prevenire e contenere il contagio, che impongono le misure di comportamenti cautelativi da adottare in caso di soggetti sottoposti a tampone per avere avuto un “contatto stretto” anche in caso di individuo in qualsiasi modo riconducibile all’ambiente N. 01482/2020 REG.RIC. scolastico (utente o dipendente)».
Insomma, non c’era alcun motivo per chiudere le scuole. E le mamme avevano ragione. Anche quando in quella domenica 13 dicembre protestavano vibratamente e civilmente davanti agli istituti cittadini contestando una misura sindacale ritenuta fin troppo severa nei confronti dei loro figli. Il “danno” però è fatto e, come dicevamo, si è consumato nella parentesi pre natalizia. Anche se la condotta recidiva del primo cittadino si è protratta pure nello spazio post festivo. Ancora oggi, infatti, le scuole primarie e secondarie di primo grado rimangono chiuse per effetto di un’altra ordinanza sindacale del 10 gennaio scorso.
Anche su questo, però, il Tar, pur non facendo riferimenti espliciti è stato chiarissimo: «La sentenza del giudice amministrativista – si legge nelle premesse del dispositivo - in ipotesi di provvedimento con effetti limitati nel tempo, ma destinato ad essere reiterato per contenuto da provvedimenti successivi, non si esaurisce nel solo annullamento dell'atto riscontrato illegittimo, ma contiene anche la regola alla quale l'Amministrazione deve attenersi nel futuro, sicchè non viene meno l'interesse all'impugnativa di un provvedimento reiterabile sul rilievo che, nel frattempo, il provvedimento contestato abbia esaurito i suoi effetti».
Quindi “a babbo morto” nessuno avrà giustizia. Men che meno i bambini che non solo stanno vivendo gli effetti sociali più drammatici di questa emergenza sanitaria storica e straordinaria, quanto stanno subendo gli effetti di misure fin troppo restrittive e – almeno per quanto ci dice la legge – anche ingiustificate. Chi restituirà ai nostri ragazzi i tanti giorni di scuola perduti?