Tra il 2015 e il 2018 è cresciuto in maniera esponenziale il quantitativo di spazzatura finita in mare o nelle spiagge. Più colpita la costa tirrenica: «I corsi d’acqua i principali vettori»
La plastica affoga anche i mari e le spiagge calabresi. Con un trend sempre crescente. Sono i tecnici dell’Arpacal che lanciano il grido d’allarme. Secondo uno studio presentato nel corso del workshop “#IoSonoMare” che si è svolto a Catanzaro, emerge che in tre anni la presenza di plastica e polistirene è decisamente cresciuta. In particolare dai dati raccolti tra il 2015 e il 2018, presentati nel workshop da Laura Pirrera sono fin troppo evidenti. Il numero di rifiuti spiaggiati maggiore è stato riscontrato nei litorali del versante tirrenico (16.986 rifiuti – 2015-2018), rispetto a quello ionico (6.297 rifiuti – 2015-2018). La macrocategoria di rifiuto più abbondante in tutti gli anni analizzati (dal 2015 al 2018) e per i litorali di entrambe i versanti, è stata la plastica, come d’altronde riportato per numerose altre regioni d’Italia. E purtroppo, relativamente alla macrocategoria “plastica e polistirene”, il trend dal 2015 al 2018 sembra essere in aumento (ad esempio il versante tirrenico sale da 81% a 93%). Una vera e propria emergenza che la progressiva invasione di spazzatura sulle coste, che oltre a deturpare le bellezze marine e delle spiagge, mette in pericolo la loro biodiversità. Lo studio è stato presentato nel corso dell’iniziativa organizzata dal ministero dell’Ambiente con Arpacal (Agenzia regionale per la protezione dell’Ambiente della Calabria) e Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) nell’ambito dell’omonima campagna nazionale di divulgazione dei risultati dell’attività in Italia della Direttiva UE “Marine Strategy”.
IL METODO Uno dei descrittori qualitativi previsti dal programma della direttiva “Marine Strategy” – che come noto si pone l’obiettivo di conseguire o mantenere un buono stato ecologico dell’ambiente marino di tutti gli stati membri dell’Ue entro il 2020 – è infatti quello dei rifiuti marini, in cui vengono monitorati i rifiuti marini spiaggiati (numero oggetti/100 m), i flottanti (numero oggetti/ Km2), i rifiuti sul fondo (numero oggetti/ Km2 ), i microrifiuti (<5mm) (numero oggetti/ m2) ed, infine, i rifiuti ingeriti dalle tartarughe Caretta caretta. In Calabria, il Centro regionale strategia marina dell’Arpacal ha proceduto nelle annualità 2015-2018 al monitoraggio dei rifiuti spiaggiati, seguendo le precise metodiche imposte dal Ministero.
LE AREE PASSATE A SETACCIO I punti di monitoraggio sono stati individuati nella Foce del fiume Crati (Cassano Ionio CS), a Crotone (KR), Catanzaro-Borgia (CZ), Gioia Tauro (RC), Vibo Marina (VV) e Cetraro (CS). La frequenza di campionamento è semestrale ed avviene a marzo e a novembre.
L’ANALISI «Quello che i tecnici del Centro strategia marina dell’Arpacal hanno potuto constatare – si legge in una nota a corredo dei dati – è che i rifiuti raggiungono il mare prevalentemente veicolati dai corsi d’acqua e si distribuiscono non necessariamente in prossimità dei luoghi di produzione; sarebbe utile correlare – propongono infatti i tecnici – i risultati alle caratteristiche idrologiche (correntometriche e ondametriche), su scala locale e di bacino, per capirne l’esatto “movimento” e, quindi, provenienza».