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Un prodigio e il prozio

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Nell’afa senza pace d’un assolato pomeriggio, un uomo spiccò un balzo, e il moto, in quell’istante, divenne quiete.

L’Inghilterra è Campione del Mondo. Ha conquistato il titolo sotto il suo stesso cielo, e Elisabetta, regina ancora giovane, sorrideva felice. Lo ha conquistato anche grazie a un gol segnato dal guardalinee Bakhramov, bravo a vedere dentro una palla che, colpita la traversa, era caduta a perpendicolo sulla linea di porta senza varcarla d’un capello. Non è però di questo gol che ci apprestiamo a dire, bensì di un altro che, invero e invece, non fu segnato mai.

         Ammessa di diritto ai Mondiali di Messico ’70, la Nazionale inglese si ritira in Colombia, presso Bogotá, perché gli atleti s’avvezzino all’altura. Bobby Charlton, goalscorer della compagine, e Bobby Moore, suo capitano, entrano un giorno in una gioielleria. Charlton vi cerca un braccialetto da donare alla moglie, ma non ne trova di suo gusto. Ringrazia, salutano, escono. Ma qui la gioiellera si mette a strepitare dicendo che quello coi capelli (Charlton è calvo sin da giovane) le ha rubato un monile. E Moore sarà arrestato. La squadra vola in Messico senza il suo capitano, mentre fiumi di ansiosa amarezza percorrono le vene. Durante l’istruttoria, un giusto testimone era corso a deporre di avere visto Moore compiere il malo atto. Il processo è immediato. Furfanti improvvisati, la derubata e il testimone prendono a contraddirsi, e il giudice scagiona Moore che, rilasciato il 28 di Maggio, sarà in campo il 2 Giugno a sconfiggere, coi suoi, la Romania grazie a una rete di quello stesso Hurst che quattro anni prima, nella finale contro la Germania Ovest, aveva scoccato il tiro che l’astigmatismo del guardalinee Bakhramov aveva convertito in rete.     

         In questo Mondiale del ’70 il Brasile è la squadra da battere; è il più forte, il Brasile: il più forte, il più forte, il più forte... Persecutoria è la domanda, e esige una risposta netta: Chi fu il più grande tra i grandi del Calcio? Maradona? Pelé? Messi? Puskas? Di Stéfano? Crujff? Chi lo fu tra i ciclisti? Qual è il più nobile poeta? Chi il musicista più ispirato? La Chiacchiera consuma ciò che non può addentare. Il Mondo è un prozio male invecchiato che, nella persona d’un prozio in carne e ossa, va stilando classifiche. Ebbi un prozio siffatto. Saputo che studiavo Storia delle religioni, giunse a chiedermi quale fosse la religione più quotata. “Presso quale Borsa Valori?”, gli risposi, e andò a classificare altrove. Il Magma e la Classifica, purché ordine fosse, purché ordine sia. Ma quel Brasile è forte, forte davvero, e l’Italia lo sa, travolta in finale per quattro gol a uno. Intanto, è l’Inghilterra a doverlo affrontare nel girone eliminatorio del gruppo 3. Guadalajara di Messico, 7 Giugno del 1970, mezzogiorno: l’incontro ha inizio. S’è già detto del sole; s’è già detto dell’afa. Si dica ora che fu il Brasile a prevalere, per un gol di Jairzinho al cinquantanovesimo minuto. Prima, però, quando si stava sullo zero a zero, un passaggio filtrante aveva liberato Jairzinho stesso nel settore di destra del campo. Jairzinho dribbla un difensore e, dalla linea di fondo, crossa tesissimo a rintrare. La palla taglia gran parte dell’area, Pelé si leva, la schiaccia a terra con la fronte a un passo dalla porta, la vede varcarne la linea per la potenza irrefrenata del rimbalzo, esulta al gol, sorride. Tra i pali, però, c’è Gordon Banks.    

         Gordon Banks era un uomo dal mite sorriso. Scuro di chioma, aveva le orecchie un po’ a sventola. Sinceri e buoni gli occhi. Faceva il muratore. Amava il Calcio. Era alto, era atletico, forte, e divenne portiere in due piccole squadre: Leicester City e Stoke City. Con esse vinse due sparute Coppe di Lega Inglese: da non confondersi con la ben altrimenti prestigiosa Coppa d’Inghilterra, che Banks non vinse mai, come mai vinse un Campionato - se non quello del Mondo sotto lo sguardo della regina Elisabetta. Nel 1972 un incidente d’auto lo priverà dell’uso di un occhio. Ritornerà a giocare, benché per poco, servendosi solo dell’occhio superstite. Non divenne mai ricco. Stentò a inserirsi nel mondo del lavoro. Visse sereno e dignitoso. Morì qualche anno addietro.

         Quando il cross di Jairzinho si disegnò nell’aria, il senso innato della posizione suggerì a Banks di non lasciare la linea di porta. La mente è più ratta dell’occhio, e non il solo Pelé vede la rete gonfiarsi. Banks però si è inarcato, madre felina, custode dei leoncelli d’Inghilterra, e smanaccia la sfera con una breve torsione del polso. Qui è l’attimo di quiete, qui la soglia incantata. Pelé non sa di aver mancato il gol, Banks non sa se ha salvato la porta. Vivono entrambi il buio. Sono, e non sanno; sentono, e non hanno un nome da dare a ciò che sentono. Poi il tempo riprende a fluire, e tutto si fa chiaro. Pelé - confesserà egli stesso - è sommerso da un’onda di odio verso Banks; Banks - confessione anche qui - avverte un’incredula gioia inumidirgli il cuore e i tendini. La parata del secolo è questa: lo sa il prozio, lo sa chi ama il Calcio, lo sa chi, umile e grato, gioisce d’ogni dono.

Il Brasile, s’è detto, vincerà quella gara e il Mondiale. L’Inghilterra passerà comunque il turno per vedersi sconfitta ai quarti di finale dalla Germania Ovest. Ma Banks non c’è: un atroce dolore di stomaco gli avrà vietato di scendere in campo. Circoleranno voci d’avvelenamento.

Un’amicizia senza ombre legherà in ogni istante Pelé e Banks. In ogni foto che li ritrae insieme si sorridono, lieti l’uno dell’altro. Vecchio e sazio di giorni, anche Pelé ci ha abbandonati. Solo il prozio classificante non ci lascerà mai, eterno e ubiquo poiché è la Vita e il Mondo stessi.

Ettore Marino
Autore: Ettore Marino

Lettore, se ne hai curiosità, sappi che Ettore Marino, arbërèsh di Vaccarizzo Albanese, è nato a Cosenza nel 1966; che ha collaborato e collabora con varie gazzette cartacee e digitali; che per Donzelli Editore è uscita, nel 2018, la sua "Storia del popolo albanese. Dalle origini ai giorni nostri"; che nel 2021 è diventata libro, per le Edizioni "ilfilorosso", una sua raccolta di liriche intitolata "Patibolo"; che nell’Aprile del 2022 ha pubblicato, per Rubbettino Editore, "Un quadrifoglio, verde tra le spine. Traduzioni da poeti italoalbanesi"; che ha scritto molte altre cose di cui va talora chiedendosi se resteranno sempre inedite; che è arcilieto di collaborare con L’Eco dello Jonio; che il Covid, di cui pure ha patito, non gli ha fatto dismettere l’uso del tabacco; che ignora quando e come morirà.