di MATTEO LAURIA Il tour del ministro della giustizia in
Calabria Andrea Orlando conferma il basso tasso di tensione sulla vertenza del
tribunale di Rossano. A parte l’impegno degli avvocati dell’ex foro, il territorio è pressoché assente. Non ci sono i cittadini, alle prese con i problemi del quotidiano, le associazioni di categoria, i sindacati, i movimenti civici, i partiti. Prevale ancora una volta il concetto della “delega”. Che mai come in questo caso si è dimostrato infruttuoso. Il nostro non è un incitamento a tutti i costi alla protesta estrema, ma solo una presa d’atto dell’indifferenza persistente della cosiddetta società civile su una questione che presenta gravi tratti di immoralità soprattutto sul metodo che ha portato alla soppressione. L’approccio culturale è chiaro: infierite su di noi quanto volete, continueremo a pagare le tasse in silenzio. Cosa si cela dietro cotanto immobilismo? Le ragioni possono essere molteplici e non sempre sono espressione di spontanea rassegnazione. Spesso nella paralisi si nascondono interessi personali di chi vuole e predilige la calma piatta. Il messaggio è: il “manovratore” non deve essere disturbato! E ciò diventa il
leit motiv dei "manipolatori" locali. Se il cittadino è fermo è perché chi ha il potere di muovere le masse lo è altrettanto. E quindi bisogna risalire ai motivi che inducono i cosiddetti “leaders” a stare con le braccia conserte. E qui si apre il vero ginepraio che coinvolge tutti, inclusa l’informazione nazionale, omissiva finanche sulle dichiarazioni gravi rese da un senatore della repubblica che sulla chiusura del tribunale di Rossano parla di carte false. Una affermazione che contiene notizie di reato e verso la quale nessun organo dello Stato ritiene di dover fare chiarezza. Il ministro Orlando sul punto né nomina una commissione d’inchiesta, né risponde alle interrogazioni parlamentari. Si sottrae e tace! Ma l’aspetto più inquietante è che tali affermazioni non suscitano indignazione nelle comunità, scivolano come se niente fosse. Ci saremmo aspettati una reazione da parte di tutti, appresa la notizia dell’arrivo del guardasigilli in Calabria. E invece ha vinto di nuovo la paralisi. S’ipotizzava fino a qualche mese fa una “marcia su Roma” per rivendicare il diritto di conoscere il perché sia stato chiuso il tribunale di Rossano e non altri ( sia chiaro, noi siamo per il mantenimento in vita di tutti i presidi di giustizia in Calabria), iniziativa fatta cadere anch’essa nel vuoto a causa dei soliti “manovratori” che, ovviamente, hanno un nome e un cognome. Poi accade che è il ministro a scendere in Calabria e nessuno manifesta vibratamente il dissenso che anima le coscienze di tanti, a parte una ristretta rappresentanza che in maniera silente si è recata a Lamezia. E’ evidente, c’è qualcosa che non va! Nelle ultime ore, il sindaco di Rossano Giuseppe Antoniotti, rispondendo a qualche provocazione, ha lamentato il mancato accoglimento di una richiesta, praticamente ignorata, di incontro formulata a Orlando. Noi diciamo: a maggior ragione avrebbe dovuto prendere sempre più corpo una decisa reazione a tal punto da coinvolgere tutti e trascinare le popolazioni in una lotta all’ultimo sangue per riprendersi ciò che è stato sottratto. In verità, il sindaco bizantino qualcosa di più ha fatto rispetto all’inerzia di altri. Il dramma è che si vive tale “affronto” al territorio come un qualcosa che riguarda solo la città di Rossano. Questo è, purtroppo, lo spessore politico di alcuni sindaci e di certa classe dirigente, perdendo di vista il dato che oggi a essere colpiti dai disagi derivanti dalla chiusura del tribunale non sono solo i rossanesi, ma tutti coloro che sono costretti a subire una scelta calata dell’alto. Ciò dovrebbe far comprendere che non esiste il localismo, ma l’interesse delle comunità. Popolazioni frenate da chi e da cosa? Oggi tutto sembra portare a Castrovillari. Un disegno che nasce da lontano, sin dall’accentramento di attività come la Zona Enel o Telecom. Oggi il tribunale, magari domani la sanità. Non a caso s’ipotizza l’esistenza di una clausola nel piano Scura che tende a spostare l’utenza dell’alto jonio (70mila abitanti) a Castrovillari. Una manovra che fa perdere il requisito di 150mila abitanti all’ospedale spoke “Corigliano- Rossano“ e, soprattutto, riduce più di quanto non lo sia già, il numero di posti letto nell’ormai utopistico nuovo ospedale della Sibaritide. Nel frattempo a Corigliano e a Rossano si litiga su dove localizzare un reparto e qualcuno parla persino di scippo! Si continua a guardare il dito e non la luna. Sul fronte Tribunale il ministro Orlando demanda nuovamente ad altri organi (commissione di valutazione) la vertenza Rossano, ma da quel che trapela la speranza di una riapertura è ridotta al lumicino.