Un nuovo soggetto politico si farà sentire nella città nel circolo cittadino, guidati dal referente Cataldo Capalbo
Il Movimento 24 Agosto per l'Equità Territoriale nasce, il 24 agosto 2019, dall'incontro al Parco storico della Grancia (Potenza), di alcune centinaia di meridionalisti da decenni impegnati nel recupero e diffusione di dati storici ed economici sul divario Nord-Sud, inesistente prima dell'Unità. Dopo aver riposto inutilmente fiducia nell'opera di partiti, enti, organizzazioni, perché si ponesse fine alla concentrazione delle risorse nazionali in una sola area, il Nord, lasciando sguarnito il Sud di treni, strade, scuole, opere pubbliche, investimenti e lavoro, “il popolo della Grancia” sorto su invito di Pino Aprile, decise di intraprendere un percorso autonomo, per ottenere l'equità negata, attraverso “azioni politiche”, da parte di un Movimento che ha per nome una data e per sigla, ET, quella di un simpatico alieno. M24A-ET si propone di raggiungere un obiettivo molto pratico: a tutti le stesse possibilità e gli stessi mezzi per sviluppare le proprie doti. Ovunque qualcuno sia discriminato, lì c'è lavoro per M24A-ET. Non è una questione geografica, ma pratica (e morale). Dopo la presentazione ufficiale del Movimento 24 Agosto per l'Equità Territoriale avvenuta il 13 ottobre 2019 al cinema teatro “Aroldo Tieri” di Cosenza, si è costituita la struttura territoriale dello stesso. Gli iscritti della nostra città hanno deciso di costituire, in accordo con il referente provinciale e il referente regionale, il circolo cittadino, denominato: “Movimento 24 Agosto – circolo sostenitori di Corigliano-Rossano”. Referente del circolo è stato nominato l’ing. Cataldo Capalbo. Da oggi, nella nostra città, partiranno le attività di questo nuovo soggetto politico: «perché un Paese ha ragione e diritto di esistere in quanto tale, solo se garantisce tutti i suoi cittadini allo stesso modo; in caso contrario, i discriminati vengono costretti o ad accettare la propria discriminazione quale dato costituivo del Paese, o a rifiutare l'appartenenza al Paese che li vuole discriminati».